Rumore, fa rumore, eccome. Un "malo natale" per i due ex grandi del calcio mondiale, Blatter e Platini. Condanna della commissione etica che accoglie l'accusa di abuso di potere e conflitto di interessi comminando una squalifica di 8 anni. La fine della carriera per entrambi, e questo proprio nel momento in cui sembrava assai probabile che Roi Michel, come tutti chiamavano a suo tempo Platini, subentrasse allo svizzero sul trono della FIFA, dopo aver imperato a sua volta per diverso tempo su quello dell'UEFA.
Mentre sono stracontento per Joseph Blatter, da sempre considerato da tutti un lestofante estremamente abile nel gestire e conservare il potere, usando a man basso il denaro del calcio, mi dispiace per Platini. I suoi 5 anni alla Juventus furono splendidi, non solo per le vittorie - 2 scudetti, una Coppa delle Coppe, una dei Campioni (per quanto funesta, con la finale all'Heysel) , una Intercontinentale. In quegli anni Platini vinse anche tre volte il pallone d'oro (allora però assegnato solo ai giocatori europei, e per questo Maradona non l'ha mai vinto, laddove è desumibile che negli anni '80 ne avrebbe detenuto il monopolio, al di là della classe cristallina di giocatori come Van Basten (che infatti pure lo vinse tre volte) e appunto Michel. L'ironia, la leggerezza con cui attraversò la sua splendida e tutto sommato breve carriera calcistica (smise a soli 32 anni), lo rendevano simpatico anche ai tifosi delle altre squadre, e questo nonostante lui giocasse in un club che da chi non è amato è assolutamente detestato.
Leggo che farà appello al TAS - lo farà anche Blatter - ma quand'anche, come gli auguro, riuscisse ad essere assolto, dubito che il danno d'immagine subito sia riparabile ai fini di tentare la scalata alla presidenza della Fifa, che stavolta sembrava invece raggiungibile, dopo l'interminabile e opaco regno dello svizzero che dura(va) dal 1998 (e dal 1981 era già il potente segretario di Havelange).
Peccato, stavolta Roi Michele non ha scelto bene modi e tempi del commiato dalle scene.
Fifa, Blatter e Platini squalificati per otto anni
Il giudice della commissione etica: «Abuso di potere e conflitto di interesse». I due devono lasciare ogni incarico nel calcio. Si appelleranno al Tas
AFP
Sepp Blatter e Michel Platini
21/12/2015
La sentenza era certa e solo Sepp Blatter insisteva nel dire che non ci sarebbero state squalifiche invece il bando è arrivato: otto anni fuori dal calcio per l’ex presidente Fifa, ormai a fine carriera, e soprattutto per Michel Platini che prima di questa scandalo, con relativa inchiesta, stava per diventare l’uomo più potente del calcio.
Platini era consapevole del pericolo, non si è presentato all’ultima udienza davanti al giudice della commissione etica perché la sua strategia è chiara: complotto. Si appellerà al Tribunale dello sport, tempi brevi perché i suoi legali hanno già il fascicolo pronto, ma al momento non è più solo congelato, come durante la sospensione, è fermo. Bloccato. Archiviato. Non può ufficialmente candidarsi per le elezioni del 27 febbraio e indipendentemente da quel che deciderà il Tas, e persino da ipotetici e complicati reinserimenti dell’ultimo minuto, è dura che possa ritrovare il consenso. Aveva l’appoggio di quattro continenti, al momento è abbandonato, barricato in una difesa a oltranza che prevede la negazione assoluta. Non solo sui quasi due milioni di euro che lo hanno detronizzato, su tutto il mondo Fifa. Ha chiesto a Blatter di farsi da parte quando il Supremo era definitivamente compromesso. Non ha saputo seguire i suoi stessi consigli, convinto che l’inchiesta non lo avrebbe sfiorato. Convinto di essere il prescelto.
Per Blatter l’accusa è abuso di potere, curioso che l’etichetta, già usata da molti, finisca nero su bianco in una sentenza per colpa di un pagamento al suo ex alleato, grande amico, diventato rivale solo in maggio, dopo una mossa disperata che si è rivelata tatticamente folle per Platini. Blatter lo ha trascinato a fondo con lui.
L’ex presidente Uefa, che a questo punto dovrà lasciare ogni carica, è colpevole di conflitto di interessi. La motivazione degli 8 anni di squalifica è implacabile: «non ha agito con integrità e credibilità». Il contratto verbale tra lui e Blatter per il pagamento del lavoro in Fifa tra il 1998 e il 2002 vale, però il fatto che sia arrivato nel 2011, con un ritardo di 9 anni, giusto nel momento in cui Blatter trattava la sua rielezione, resta ambiguo. E l’evidenza che la cifra non fosse a bilancio e che nessuno dei due, entrambi nell’esecutivo, ne abbiano chiesto conto è comunque un illecito.
Cadono le due teste più importanti e con loro un’era, quella in cui la Fifa si è ingigantita fino a esplodere.
Platini era consapevole del pericolo, non si è presentato all’ultima udienza davanti al giudice della commissione etica perché la sua strategia è chiara: complotto. Si appellerà al Tribunale dello sport, tempi brevi perché i suoi legali hanno già il fascicolo pronto, ma al momento non è più solo congelato, come durante la sospensione, è fermo. Bloccato. Archiviato. Non può ufficialmente candidarsi per le elezioni del 27 febbraio e indipendentemente da quel che deciderà il Tas, e persino da ipotetici e complicati reinserimenti dell’ultimo minuto, è dura che possa ritrovare il consenso. Aveva l’appoggio di quattro continenti, al momento è abbandonato, barricato in una difesa a oltranza che prevede la negazione assoluta. Non solo sui quasi due milioni di euro che lo hanno detronizzato, su tutto il mondo Fifa. Ha chiesto a Blatter di farsi da parte quando il Supremo era definitivamente compromesso. Non ha saputo seguire i suoi stessi consigli, convinto che l’inchiesta non lo avrebbe sfiorato. Convinto di essere il prescelto.
Per Blatter l’accusa è abuso di potere, curioso che l’etichetta, già usata da molti, finisca nero su bianco in una sentenza per colpa di un pagamento al suo ex alleato, grande amico, diventato rivale solo in maggio, dopo una mossa disperata che si è rivelata tatticamente folle per Platini. Blatter lo ha trascinato a fondo con lui.
L’ex presidente Uefa, che a questo punto dovrà lasciare ogni carica, è colpevole di conflitto di interessi. La motivazione degli 8 anni di squalifica è implacabile: «non ha agito con integrità e credibilità». Il contratto verbale tra lui e Blatter per il pagamento del lavoro in Fifa tra il 1998 e il 2002 vale, però il fatto che sia arrivato nel 2011, con un ritardo di 9 anni, giusto nel momento in cui Blatter trattava la sua rielezione, resta ambiguo. E l’evidenza che la cifra non fosse a bilancio e che nessuno dei due, entrambi nell’esecutivo, ne abbiano chiesto conto è comunque un illecito.
Cadono le due teste più importanti e con loro un’era, quella in cui la Fifa si è ingigantita fino a esplodere.
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