Solito , grande Luca Ricolfi...
Bello il giochino di stabilire PRIMA i traguardi utili a poter dire, tra un anno, se l'azione di governo sarà stata efficace o meno.
Lasciandosi sfuggire qua e la qualche numero attuale non precisamente in sintonia con la story telling renziana...
Ma, si sa, Ricolfi ormai fa a pieno titolo impancato tra i "gufi" del premier...
Buona Lettura
Il presidente
del Consiglio Matteo Renzi (Lapresse)
C’è chi dice che la svolta non c’è ancora stata, c’è chi
dice che invece sì, l’Italia con il 2015 ha voltato pagina. Naturalmente la
risposta alla domanda sulla svolta dipende da quel che si intende per svolta o,
se vogliamo essere cattivelli, dal modo in cui si manipolano i dati per
ottenere la risposta che si desidera.
E allora vorrei fare una proposta in vista del Natale 2016,
quando ci ritoccherà sentire amici e nemici del governo appassionarsi sulla
“svolta”: mettiamoci d’accordo sin d'ora, a carte coperte, su che cosa possa
ragionevolmente essere considerato una svolta per l’economia italiana. E poi
aspettiamo, tranquilli, senza pregiudizi positivi o negativi, di vedere come
saranno andate le cose alla fine dell’anno che ora inizia. Così eviteremo lo
stucchevole spettacolo messo in scena in questi giorni, con (presunti) gufi e
instancabili laudatori del governo inchiodati alle rispettive parti in
commedia.
Stabilire che cosa possa essere considerato segnale non
equivoco di una svolta non è facile per due ragioni distinte. La prima è che
alcuni cambiamenti, ad esempio una drastica riduzione della spesa pubblica,
possono essere giudicati positivamente da alcuni, negativamente da altri. La
seconda è che altri cambiamenti, pur essendo auspicati da tutti, sono difficili
da valutare in modo accurato ed obiettivo (è il caso dell’efficientamento della
Pubblica Amministrazione). Quello di cui avremmo bisogno è un piccolo numero di
test che vertano su questioni importanti, e al tempo stesso non abbiano né il
difetto di essere ambivalenti (come la riduzione della spesa pubblica) né il
difetto di essere poco obiettivi.
Ed ecco una modesta proposta.
Per me, alla fine del 2016, di svolta potremo legittimamente
parlare se e solo se l’economia italiana avrà superato i quattro test seguenti.
Test numero 1. Un ritmo di aumento dell’occupazione
superiore a quello, decisamente modesto, fatto registrare nel 2015.
Test numero 2. Una diminuzione del tasso di
occupazione precaria, ossia della percentuale di lavoratori a tempo determinato
sul totale dei lavoratori dipendenti (uno degli obiettivi perseguiti con il
Jobs Act).
Test numero 3. Un aumento del Pil non inferiore a
quello medio dell’Eurozona.
Test numero 4. Una diminuzione del rapporto
debito/Pil che, lo ricordiamo, è il grande tallone d’Achille dell’Italia sui
mercati finanziari, ovvero ciò che rende il nostro Paese vulnerabile agli
attacchi della speculazione.
Credo che, pur non essendo gli unici test concepibili, sia
difficile negare la ragionevolezza di questi quattro obiettivi. Se venissero
tutti o quasi tutti raggiunti, sarebbe difficile negare la svolta. E se
venissero tutti o quasi tutti mancati, sarebbe difficile negare il sostanziale
fallimento della politica economica messa in atto.
Ma si tratta di obiettivi facili o difficili?
A mio parere si tratta di obiettivi tanto ovvi quanto di non
facile conseguimento, e provo a spiegare perché.
Tanto per cominciare, val
forse la pena notare che, nel corso dell’anno appena concluso, nessuno di essi
è stato raggiunto.
Se, in altre parole, proviamo ad applicarli al 2015 in rapporto al 2014
otteniamo i seguenti risultati.
Test 1. Secondo i dati ufficiali Istat a oggi
disponibili (gennaio-ottobre 2015) il ritmo medio di incremento
dell’occupazione nel 2015 è stato di appena 8.300 unità al mese, contro le
13.800 del 2014, e questo nonostante la spinta della decontribuzione e del Jobs
Act; c’è da chiedersi che cosa possa accadere nel nuovo anno, con la drastica
riduzione della decontribuzione prevista dalla Legge di stabilità.
Test 2. Secondo l’ultima indagine trimestrale
dell’Istat (3° trimestre 2015) nel corso del 2015 il tasso di occupazione
precaria non è affatto diminuito, ma è anzi un po’ aumentato (dal 13,4% al
14,0% su base annua), e nell’ultima rilevazione trimestrale ha toccato il
massimo storico (14,9%) da quando il dato viene rilevato, ossia dal 1992.
Test 3. Da oltre vent’anni, il tasso di crescita
dell’Italia è di circa 0,7-0,8 punti percentuali più basso di quello dei Paesi
dell’Eurozona, e l’anno appena trascorso non ha fatto eccezione: nel 2015 noi
siamo cresciuti dello 0,8%, l’Eurozona dell’1,6%, ossia dei soliti 0,7 o 0,8
punti percentuali più di noi.
Test 4. Nel 2015 il rapporto debito/Pil dell’Italia è
aumentato rispetto al livello dell’anno precedente, passando dal 132,1 al
132,8%. Anche qui siamo a un massimo storico, questa volta dal 1925, visto che
è disponibile la serie dall’Unità d’Italia a oggi.
Fra tutti e quattro i test, quest’ultimo a me pare il più
difficile da superare. Il governo ha annunciato, e più volte ripetuto, che nel
2016 il rapporto debito/Pil dell’Italia “finalmente” comincerà a scendere. Non
occorre essere particolarmente scettici (qual io sono per natura) per rendersi
conto che non sarà facile. Per capire come mai, basta ricordare che la
condizione contabile perché il rapporto debito/Pil si abbassi è che il tasso di
crescita del Pil nominale sia maggiore del tasso di crescita dello stock del
debito pubblico. Nulla, al momento, suggerisce che tale condizione sia in
procinto di realizzarsi. Il tasso di crescita del Pil nominale è minacciato
dall’indebolimento della ripresa mondiale e dal livello ancora bassissimo
dell’inflazione attesa nel 2016. Il contenimento del tasso di crescita del
debito pubblico (che in questo momento sta ancora viaggiando più in fretta del
Pil nominale) è minacciato dalla scelta del governo di coprire in deficit le
nuove spese e il mancato aumento dell’Iva, un azzardo che ci potrebbe costare
caro ove una nuova tempesta finanziaria dovesse abbattersi sull’Eurozona.
Ma possiamo forse escludere che le imprese più ardite
possano avere successo?
Certo che no, quindi felice 2016 a tutti!
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