mercoledì 10 febbraio 2016

E ANCHE A BOLOGNA LA ROSSA COMPARVERO LE RONDE



Magari dipende da una falsa percezione, ché il numero reale dei crimini è in diminuzione. Però la gente non si sente sicura, e le forze di polizia non riescono a modificare questa sensazione.
Non a caso, quando qualche cittadino si difende da sé e spara, per le persone è un eroe, per la "giustizia" un criminale.
Ultimamente di esempi ce ne sono stati diversi in questo senso, da ultimo un ex poliziotto che ha aperto il fuoco nei confronti di ladri che si erano introdotti nella sua proprietà (non la casa) ed è stato addirittura arrestato (??) per tentato omicidio.
Chi legge il Blog sa che non amo il giustizialismo, le sue tracimazioni forcaiole, e la predisposizione al linciaggio e alla giustizia sommaria, sentimenti che invece animano la maggior parte dei miei concittadini (ma in questo campo nessuna battaglia di civiltà, di promozione di un progresso culturale viene mai fatta dai media e dai progressisti, abbiamo altre priorità...). Quindi non posso approvare chi si fa giustizia da solo, anche se lo capisco di più rispetto alla repressione giudiziaria, spesso incurante di regole e garanzie, di chi agisce a "freddo".  Però  le norme a tutela della proprietà o vanno riviste oppure devono trovare un'applicazione più severa nei confronti dei delinquenti colti sul fatto.
La notizia di oggi è che anche nella rossa Bologna stanno pensando alle ronde (con persone munite di mazze da baseball e spray urticanti) e alla vigilanza privata, reputando evidentemente insufficiente l'azione degli organi di polizia.
Ovviamente le autorità disapprovano, ci mancherebbe.
Però il problema c'è, e lo scollamento crescente tra cittadini e istituzioni non ne rappresenta un aspetto secondario.


Il Corriere della Sera - Digital Edition


E nel quartiere «rosso» di Bologna spuntano le ronde

Alla Bolognina i commercianti si organizzano da soli. Prefetto e Comune: «No all’autogestione»



Nella città del politicamente corretto sta per cadere anche l’ultimo tabù. A Bologna la crescente richiesta di sicurezza sdogana perfino le ronde, un tempo viste come fumo negli occhi, un retaggio della destra, e ora considerate una risposta plausibile alla crescente pressione della micro criminalità.
Succede nel quartiere della Bolognina, quello della storica svolta dell’89, divenuto epicentro negli ultimi mesi di fenomeni di spaccio, furti e spaccate in serie nei negozi. Uno stillicidio che ha portato i commercianti, nei mesi scorsi, ad agitare in un questionario anonimo lo spettro del racket, e spinto il Comune a guida Pd e la Prefettura a mettere in campo misure straordinarie: vigili in strada al mattino, più pattuglie di polizia e carabinieri di sera e la promessa di inviare i militari.
Ai negozianti non è bastato e hanno deciso di auto organizzarsi. Scelto il nome, «Gruppo di controllo notturno», pettorine e segni di riconoscimento, un tragitto operativo, la divisione in squadre e le regole d’ingaggio: in auto o a piedi, dalle 23 alle 5, pronti a segnalare a polizia o carabinieri pusher e balordi che s’aggirano nel quartiere.
L’iniziativa, che oggi sarà al centro di un incontro con le associazioni di categoria, alcune delle quali hanno deciso invece di pagare una vigilanza privata, non è piaciuta all’amministrazione. «Le ronde non servono, intralciano il lavoro delle forze dell’ordine e possono esporre a pericoli o protagonismi di cui non si sente il bisogno», ha detto l’assessore alla Sicurezza Riccardo Malagoli. Nemmeno l’altolà del Comune ha però arginato lo spontaneismo dei commercianti, decisi a contarsi in assemblea prima del via libera. Così nel dibattito è intervenuto il prefetto Ennio Mario Sodano che ha fissato paletti precisi e ricordato che queste iniziative sono regolamentate dalla legge: nello specifico il decreto Maroni del 2009 che prevede la registrazione delle forme associative in un albo, modalità di svolgimento e precisi confini d’intervento. Insomma, nessuna ronda «selvaggia» né tanto meno un’invasione di campo nel lavoro delle forze dell’ordine.
Le indagini sul caso Bolognina hanno almeno fatto rientrare l’allarme sulla presenza del racket o di azioni mirate della criminalità organizzata. Nei giorni scorsi la polizia ha fermato un tunisino, pluripregiudicato, ritenuto responsabile di una serie di furti con spaccate nei negozi del quartiere. L’uomo, da vent’anni irregolare a Bologna, ha ammesso di averlo fatto per comprarsi la droga. L’arresto ha contribuito a stemperare la tensione, ma ha confermato le preoccupazioni dei residenti sulla massiccia presenza di spacciatori e sbandati nella zona. Una situazione che qualcuno nelle scorse settimane ha pensato di risolvere in proprio, con una sorta di spedizione punitiva contro i pusher nordafricani. È successo pure questo nella rossa Bologna.
Gianluca Rotondi

1 commento:

  1. non vivo in quel quartiere,ma se qualcuno passeggia e segnala,dov'è il problema ?Sla sera porto fuori il cane e vedo segnalo un problema ho fatto solo il mio dovere di cittadino

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