venerdì 5 febbraio 2016

OLTRE LE STATUE, ANCHE LE DONNE CENSURATE. LE DIPENDENTI DEI MUSEI CAPITOLINI "INVITATE" A STARSENE A CASA. QUALCUNO CE LO SPIEGA ?



No, questa cosa NON deve rimanere misconosciuta, e grazie ad Adriano Sofri per averla resa nota, in Rete, dopo averla verificata (ché in effetti ha dell'incredibile. Eppure è vera).
Tutti ricordate lo scandalo delle statue censurate nei musei capitolini per non ferire la sensibilità del premier iraniano in visita.
Ne hanno scritto in tanti, camerlengo compreso (  http://ultimocamerlengo.blogspot.com/2016/01/sofri-le-statue-permalose-e-gli.html ).
Era girata anche la notizia che alcuni dipendenti erano stati convocati per un biasimo - e speriamo non gli vada peggio, ma a quel punto sono convinto che sarebbe un boomerang per gli ottusi superiori - relativo a improvvide esternazioni pubbliche. In pratica, aveva detto la loro, criticando (come quasi tutti), la scelta della censura pro credo islamista.
Lungi da noi voler imporre la nostra cultura agli altri - ovviamente pretendiamo, dovremmo farlo, il reciproco - , però manco ci dobbiamo censurare. Ci sono tante cose belle a Roma, i musei capitolini si possono anche evitare, senza prendere iniziative azzerbinate che hanno fatto ridere l'universo mondo (quelli di BBC e CNN chiamarono scrupolosamente per avere conferma  dell'oscuramento, ché tanto gli sembrava inverosimile la notizia).
Bene, abbiamo fatto di più. Le statue le abbiamo nascoste, però non potevamo inscatolare anche le dipendenti del Museo, donne che vanno in giro non velate. Sempre nel timore che il buon Rohani si risentisse, si è pensato bene di "invitarle" a starsene a casa.
Il resto, lo scrive troppo bene Sofri perché io debba aggiungere qualcosa.





Le statue nude e le donne vestite
Adriano Sofri
 
Risultati immagini per le statue censurate

Voglio tornare sul Campidoglio, perché ho fatto un errore, e l'abbiamo fatto (quasi) tutti, se non sbaglio. Intanto, mi sono accorto tardi, e solo per un passaggio di un servizio di Piazza pulita in cui si interpellavano gli impiegati del Museo, che le dipendenti donne erano state dispensate dal lavoro in occasione della visita di Rouhani e del suo seguito.
 Dispensate d'autorità: dovevano starsene a riposo. Il servizio non insisteva sul punto, e mi restavano dei dubbi, perché la cosa era davvero enorme. Non paragonerò le statue alle donne, nemmeno per dire che le donne sono vive: anche le statue, per me. Però, far scomparire dalla faccia dell'Italia attraversata dagli ospiti le donne, mi sembrava troppo.
Un'amica mi ha richiamato poi al punto. Ho cercato nella rete altre reazioni, dubitando di me, che non guardo quasi mai la televisione e leggo pochi giornali -però sento molta radio. Non ho trovato quasi niente: una cronaca sul Tempo, che ipotizzava un'iniziativa disciplinare contro i dipendenti del museo per aver parlato coi media (!). I quali sono stati effettivamente convocati in presidenza: non so quale regolamento scolastico vieti ai custodi di musei di parlare col proprio prossimo. Ho provato a immaginare come si fosse arrivati a un simile delirio.
 Allora, inscatolate le statue, qualcuno deve aver detto: Già, ma come facciamo con le donne? Sarebbe offensivo che si mostrassero a capo scoperto agli occhi dell'Hodjatoleslam presidente. Un altro avrà detto: Facciamoglielo coprire, un foulard, che vuoi che sia, un'oretta... E qui dev'essere saltata fuori la differenza fra le statue, a loro modo vivissime, e le donne: le donne hanno vita meno millenaria, e in cambio hanno la parola. Chi le sente queste -si saranno detti; sono capaci di piantare una grana sindacale, di parlare coi giornali… Così devono essere arrivati alla ingegnosa soluzione di dare il giorno libero alle donne, cioè no, nemmeno libero, di giocare sui turni cambiati.
Ora, sempre astenendosi dal paragone fra donne vestite e statue nude, che al contrario sono state sottoposte allo stesso trattamento dallo zelo dei benintenzionati, bisogna dire che costoro non avevano solo immaginato una Roma temporaneamente senza statue, ma anche senza donne. Mi dispiace una cosa, dal momento che in certi filoni sciiti non è assente una specie di ironia: che il presidente Rouhani non si sia fermato a un certo momento nel corridoio dei Musei Capitolini per chiedere alle guide: "Ma nei musei italiani è vietato il lavoro femminile?" Scherzo, ma la bestialità della cosa è senza precedenti, e anche la discrezione in cui, se non sbaglio, è passata. Si può anche andare in un paese a suo modo musulmano, se si è donna, e coprirsi il capo per un rispetto del costume locale, lo si fa perfino per visitare il Papa, che tuttavia non dev'essere alieno dall'apprezzamento di una capigliatura femminile. Del resto si può anche non fare: Michelle Obama non lo fece, se non ricordo male, in Arabia Saudita.
Ma far scomparire le donne da casa propria, cioè da casa loro, è, per una volta, il più rivelatore dei lapsus.
Un mio amico sarajevese, di fronte alle quotidiane feroci ottusità dell'assedio, scuoteva la testa e mormorava: "Fellini". Ecco: Fellini!

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