venerdì 5 febbraio 2016

VARANI PARLA IN TV. LUCIA ANNIBALI VA A MANGIARE LA PIZZA

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Ogni tanto accade che, controllando l'andamento giornaliero del Blog, riscontro un picco improvviso.
Vado a vedere quale post l'ha prodotto e scopro che è uno pubblicato nel remoto passato. In questo caso, è accaduto per l'articolo che scrissi sulla vicenda di Lucia Annibali e Luca Varani, condannato per essere il mandante dello sfregio con l'acido della prima, in attesa del giudizio in Cassazione.
Il post http://ultimocamerlengo.blogspot.it/2014/03/luca-varani-si-difende-lacido-non.html è del 18 marzo 2014, ed in queste ore è stato letto da 600 lettori (in tutto i contati sono stati 1600 ). E' l'effetto della rete. Le persone computano sul PC Luca Varani, e tra i vari articoli magari compare un post del Camerlengo (in cinque anni in effetti sono ormai parecchi...) e un post vecchio torna a nuova vita...
Ovviamente la gente lo fa perché è successo qualcosa di nuovo sulla vicenda, e in questo caso la notizia è l'intervista rilasciata da Varani, con tutte le polemiche che l'hanno accompagnata.
In questo post riportiamo sia un commento sulla stessa che la reazione di Lucia Annibali. 
Luca Varani chiede perdono, Lucia Annibali non ci pensa minimamente. La si può ben capire. Meno invece la stizza di quelli della procura per la possibilità di rilasciare un'intervista concessa al primo. Tutti vanno in tv, e tutti parlano dei processi. Probabilmente non è una buona cosa, per il corretto svolgimento di questi ultimi, ma tant'è. E allora non può essere che l'unico a non poter parlare sia il protagonista primario, vale a dire l'imputato


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Prima dell’intervista a Luca Varani condotta magistralmente da Franca Leosini che ancora una volta, qualora ce ne fosse bisogno, mostra tutta la sua bravura, ci mostra un uomo segnato dai fatti della vita, un uomo fragile, un uomo con serie problematiche che ammette il male che ha fatto. Proprio per questo non siamo riusciti a capire il perchè delle polemiche prima della messa in onda dell’intervista per Storie Maledette all’uomo che ha “condannato Lucia Annibali a un ergastolo a vita”. Luca Varani sconta 20 anni di pena, dopo il primo e il secondo grado di giudizio. Sconta la sua pena nel carcere di Teramo dove ha un lavoro e aiuta come può i suoi compagni di carcere. Ha accettato di parlare con Franca Leosini, non avevamo mai ascoltato prima il suo racconto e dobbiamo dire che se all’inizio in qualche modo ci era sembrato che l’uomo tendesse a voler sminuire la sua storia con Lucia e tutto quello che era successo, sul finale, Varani ha dimostrato tutto il suo pentimento. Certo le sue scuse, le sue parole non ridaranno mai a Lucia la vita che aveva prima, non le ridaranno quel volto e non cancelleranno le ferite dell’anima. Perchè se il sorriso si può riacquistare con le operazioni chirurgiche, quello che è nel nostro cuore, la ferita lacerante continuerà per sempre a sanguinare. Prima della messa in onda di questa intervista si è detto che poteva essere pericolosa, che avrebbe potuto influenzare il terzo grado di giudizio. A noi, è sembrato che questa intervista semmai abbia dimostrato che Luca Varani meriti di stare in carcere, meriti la sua riabilitazione. Del resto è stato lui stesso ad ammettere tutto e se anche ha dichiarato che le sue intenzioni erano quelle di far del male a Lucia ma solo distruggendo la sua auto nuova, ha anche dichiarato che quando aveva capito che i due uomini da lui assoldati per compiere questo

LUCA VARANI

gesto, avrebbero potuto fare del male alla donna che in qualche modo ha amato, lui non ha fatto nulla per fermarli. E lo ha ripetuto più volte, la stessa Leosini ha fatto in modo che il Varani lo ripetesse. E’ vero ha negato molte evidenze, si è trincerato dietro a dei “non ricordo” poco credibili ma è anche vero che ha ammesso tutto; non ha smentito nulla nei racconti di Lucia se non il voler provare a minimizzare quello che all’inizio c’era tra loro. Ha provato a farci capire che se fosse stato per lui Lucia non sarebbe entrata nella sua vita, che è stata lei a insistere quando lui le aveva detto di voler stare da solo in attesa di chiarirsi e di ritrovarsi con il suo più grande amore. Voleva portarci un pò dalla sua, come a dire è stata lei a cercarmi e quindi alla fine se l’è meritato. Ma è stato un fragile tentativo di un uomo segnato da fatti della vita. Un uomo viziato, ben abituato che forse pensava a Lucia come a un suo giocattolo.

“Non c’è un giorno, non c’è un’ora che non penso a Lucia, a quello che sta facendo. Sono contento che abbia fatto un percorso importante. So che dovrà combattere, e se un giorno potrà perdonarmi, sarà una cosa che farà del bene anche a lei” LUCA VARANI

Sul Corriere della Sera viene pubblicata la reazione di Lucia Annibali, che è molto, molto lontana dall'idea di perdonare Varani...

Il Corriere della Sera - Digital Edition


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Sapevo già da settimane dell’esistenza dell’intervista «maledetta». Ma nemmeno per una frazione di secondo ho preso in considerazione la possibilità di guardarla. Anzi. Ho deciso, seduta stante, che quella sera sarei andata a mangiare una pizza con mia cognata. Ed è quello che ho fatto. Da tempo, ormai, le mie orecchie sono diventate sorde a ogni parola di quell’uomo.


Il giorno in cui l’imputato Varani chiese attenzione per fare le sue dichiarazioni spontanee ai giudici, io sono uscita dall’aula del tribunale. Allo stesso modo stavolta sono uscita di casa mentre parlava in tv. Perché io c’ero mentre vivevo nel terrore, ed ero lì le volte in cui sarei potuta morire. La verità è sempre una sola e non posso accettare che si provi a metterla in discussione. Non ho bisogno che qualcuno mi racconti com’è andata o che mi spieghi che cosa ho provato in quei momenti. Soltanto io sono autorizzata a farlo. Ho sperato fino all’ultimo che anche i miei genitori scegliessero di non ascoltare, che scegliessero di non aggiungere dolore al dolore. Ma loro sono genitori e io, da figlia, ho capito e rispettato la loro decisione di guardare l’intervista. Che, a ben vedere, a qualcosa è servita anche a me: il gran giro di telefonate ricevute da chi mi chiedeva «vedrai la tv?» mi ha permesso di risentire persone che non sentivo da mesi e che non finirò mai di ringraziare. Ringrazio ancora una volta ad uno ad uno tutti gli inquirenti — i carabinieri la polizia giudiziaria, i magistrati — che con dedizione assoluta si sono presi cura del mio caso e il cui impegno ha permesso di stabilire una verità processuale che, in uno Stato di diritto, è l’unica che conta. E di certo non può essere riscritta a piacimento fuori da un’aula giudiziaria né da un imputato già condannato due volte né da una trasmissione televisiva. E ringrazio anche i rappresentanti delle istituzioni e tutte le persone che hanno preso posizione per me, accanto a me, in questi anni dimostrandomi ed esprimendo vicinanza e solidarietà. La loro è la voce della società civile che grida forte e chiaro il proprio sdegno nei confronti di chi attenta alla libertà e alla vita altrui. Lascio che siano gli altri a dare spettacolo di sé e del mio dolore. Io di quello spettacolo non voglio nemmeno una particina da spettatrice. Non mi interessa. La sola cosa che mi interessa, mentre va in scena tutto questo, è continuare a resistere. Esercitare il mio diritto di donna a vivere in piena libertà e autonomia. Avere l’orgoglio di mostrare i segni che porto sulla mia pelle perché sono fiera di essere quello che sono. Ho scelto la vita fin dal primo istante, non consentirò al male di avere il sopravvento, e non ci sarà persona o trasmissione che potrà buttarmi giù, non permetterò a nessuno di compromettere la mia serenità. Non risponderò a nessuna domanda né voglio più parlarne. Questo è tutto ciò che ho da dire su questa vicenda, che mi sento di definire uno dei tanti effetti collaterali dell’essere vittima di un reato.

 

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