Meno male che a dirlo è una donna, ché fatta la stessa considerazione da un uomo chissà le polemiche.
Nelle ultime ore, in attesa di sapere com'è andata nel 2015, sono state uccise due donne, a Brescia e a Catania, mentre a Pozzuoli ad una terza è stato dato fuoco. Questo nel 2016, la legge tesa a reprimere il "femminicidio" è del 2014. Non si vedono grandissimi progressi.
Qualcuno dirà, credo di avere vicino una di quei qualcuno..., "pensa se non ci fosse la legge", ma non sono d'accordo. I maschi che uccidono le donne (volutamente uso la parola "maschi" e non "uomini") non si preoccupano minimamente delle leggi. Diversi di loro intanto si tolgono la vita, o ci provano, e per questi quindi l'effetto deterrenza è assolutamente nullo. Ma in generale l'inasprimento delle pene non porta mai alla soluzione dei problemi, serve solo a provare a calmare certa opinione pubblica.
Come scrive di seguito Anna Costanza Baldry, la battaglia è culturale, è lì che si deve vincere. Progressi sull'emancipazione femminile ne sono stati fatti tanti, sarebbe stupido e cieco negarlo (proprio dell'altro giorno, con l'inaugurazione dell'anno giudiziario, è la notizia che in magistratura le donne hanno superato per numero gli uomini, e senza quote rosa. Quindi si può...) ma c'è una ridotta maschile che non molla e reagisce con rabbia violenta allo spossessamento. Chissà se da questo punto di vista le convinzioni islamiche in materia non siano carburante per i serbatoi in sofferenza del maschilismo e della misoginia occidentale...
Violenza contro le donne, non bastano le leggi
di Anna Costanza Baldry
Speriamo tutti e tutte che Carla, la donna di Pozzuoli all’ottavo mese di gravidanza a cui il marito ha dato fuoco, ce la possa fare e che le conseguenze di quel gesto da vigliacchi ancor prima che da pazzi siano il più possibili contenute. Speriamo che ce la possa fare per sua figlia, la piccola Giulia Pia i cui diritti fondamentali sono stati violati ancor prima di essere venuta in questo mondo. Qualcuno un giorno dovrà trovare il coraggio di raccontarle che ci è arrivata in modo così violento. Di spiegarle che colui che l’avrebbe dovuta amare e proteggere, suo padre, ha causato alla sua mamma e a lei così tanta sofferenza.
La violenza contro le donne non ha argini. Stiamo rischiando di perdere una battaglia, la più importante, quella della parità e del diritto a vivere ed esistere.
Credenze, stereotipi, atteggiamenti misogini ci impongono di non abbassare la guardia. E mantengono fertile il terreno su cui si alimentano quegli uomini che usano la violenza per imporre la loro identità di genere. Sì, è anche questa una violenza, come quella sistematica e continua che alcuni uomini usano per mettere a tacere chi non vuole più sottostare a controlli e prevaricazioni o per punire chi sceglie la liberà piuttosto che le svalorizzazioni. Chi paga le spese sono le donne, e sempre più i bambini e le bambine.
È di pochissimi giorni fa il duplice omicidio raccapricciante per la sua disumanità: un padre che uccide i propri figli. L’essersi suicidato, dopo, non maschera la crudeltà e l’egoismo. Tutto questo è un chiaro segnale che, famiglia o non famiglia, il problema che avremmo dovuto risolvere e affrontare con forza, coraggio, prima di tutti gli altri, è eliminare e contrastare la violenza fisica, sessuale, psicologica, economica contro le donne di cui purtroppo le nostre società sono ancora pregne. E non è solo una questione di leggi; lo abbiamo visto, ci sono, non bastano. Non è solo una questione di prevenzione; viene fatta, potremmo fare di più ma non basta.
La violenza contro le donne non ha argini. Stiamo rischiando di perdere una battaglia, la più importante, quella della parità e del diritto a vivere ed esistere.
Credenze, stereotipi, atteggiamenti misogini ci impongono di non abbassare la guardia. E mantengono fertile il terreno su cui si alimentano quegli uomini che usano la violenza per imporre la loro identità di genere. Sì, è anche questa una violenza, come quella sistematica e continua che alcuni uomini usano per mettere a tacere chi non vuole più sottostare a controlli e prevaricazioni o per punire chi sceglie la liberà piuttosto che le svalorizzazioni. Chi paga le spese sono le donne, e sempre più i bambini e le bambine.
È di pochissimi giorni fa il duplice omicidio raccapricciante per la sua disumanità: un padre che uccide i propri figli. L’essersi suicidato, dopo, non maschera la crudeltà e l’egoismo. Tutto questo è un chiaro segnale che, famiglia o non famiglia, il problema che avremmo dovuto risolvere e affrontare con forza, coraggio, prima di tutti gli altri, è eliminare e contrastare la violenza fisica, sessuale, psicologica, economica contro le donne di cui purtroppo le nostre società sono ancora pregne. E non è solo una questione di leggi; lo abbiamo visto, ci sono, non bastano. Non è solo una questione di prevenzione; viene fatta, potremmo fare di più ma non basta.
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