sabato 25 giugno 2016

DIACONALE HA RAGIONE : CAMBIARE L'ITALICUM NON BASTA. PERO' INTANTO CESTINIAMOLO

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I lettori del Camerlengo sanno fin troppo bene - anzi li immagino un po' stufi di questo argomento che però è una battaglia e in quanto tale da combattere per provare a vincerla - quanto il Blog sia ostile all'Italicum.  La legge elettorale, disegnata dal professor D'Alimonte , in realtà è un restyling del Porcellum, con le correzioni minime necessarie per cercare di fare fessi quelli della Corte Costituzionale che avevano bocciato l'altro per due motivi fondamentali : la mancanza di scelta degli eletti e il premio di maggioranza senza alcuna soglia che tenesse conto di un consenso popolare adeguato raggiunto dal partito vincente.
Convinto di essere lui quest'ultimo, a renzino gli andava benissimo di vincere anche con percentuali imbarazzanti (tipo il 20% degli aventi diritto al voto) , coniando slogan tipo "nelle democrazie mature vincono le migliori minoranze" e "gli italiani sapranno la sera chi ha vinto".
La Consulta, che non sempre ci azzecca, questa volta aveva detto una cosa giusta : va bene il premio di maggioranza anche se non si è raggiunto il 50% dei consensi effettivi, per favorire la governabilità, ma senza esagerare e ignorando del tutto la necessità del consenso popolare. Di qui la bocciatura del suino e l'indicazione , a futura memoria, di una "soglia" dignitosa di voti da raggiungere per poter far scattare il premio, che consegna la maggioranza ASSOLUTA dei seggi in Parlamento (oltretutto, secondo la riforma costituzionale, limitato alla sola Camera dei Deputati, l'unica eletta, ché il Senato sopravvive eccome, ma non sarebbe più eletto).
E così nell'Italicum compare la soglia, che nel Porcellum mancava : il 40%. Non molto, vista l'entità del premio, ma comunque accettabile SE non fossimo azzoppati, democraticamente parlando, da un livello di astensionismo patologico (altro che democrazia matura !!) . Quel 40% infatti, con un'astensione che potrebbe arrivare, se il trend si mantenesse l'attuale, al 50% dei votanti totali, rappresenterebbe alla fine il 25% scarso degli italiani aventi diritto... E si tornerebbe al problema originario. Per correggere questo, ritengo necessario che la legge introduca un'altra soglia, per far scattare il premio di maggioranza assoluta, riguardante la partecipazione al voto : il 70% degli aventi diritto. Riassumendo, il partito vincente conquista il controllo del Parlamento e Palazzo Chigi SE prende il 40% dei voti e SE alle elezioni prendono parte il 70% degli aventi diritto.
Se questo non avviene, si potrebbe anche stabilire un premio al partito che prende più voti (se ne parlava tra le varie proposte) ma NON la maggioranza assoluta, e per il resto i seggi si distribuiranno in modo proporzionale, con una soglia di ingresso sufficientemente severa : il 4% (e non il 3).
Al di là dei numeri, su cui si può discutere, sono convinto che i principi siano corretti, per equilibrare due esigenze importanti e non convergenti : governabilità e consenso.
 Dice : ma così non avremo un vincitore quando andiamo a letto !! E pazienza ! E' successo, succede e succederà, anche altrove (in Gran Bretagna, e ci fu l'alleanza tories coi liberali, in Germania, due volte, con la Grosse Koalition), e nessuno è morto. Col tempo, i partiti hanno trovato degli accordi oppure sono tornati a votare.
Renzino, sborniato dal successo delle europee nel 2014, quando il PD, drogato dalla novità del putto fiorentino, il "rottamatore" dei vecchi arnesi politici, e dalla mancia elettorale (anche D'Alema così dixit...) degli 80 euro ai lavoratori dipendenti, prese il 41% dei voti, diede istruzioni per creare l'Italicum, "evoluzione" del vecchio porcello, convinto di vincere per i prossimi 10/15 anni.
Dopodiché, le successive tornate elettorali, e particolarmente le ultime, nonché i sondaggisti (oddio, questi ultimi non è che poi ci azzecchino troppo, anche quelli inglesi...) , stanno illustrando come la genialata per vincere facile non sia perfetta, tiene "o difetto" e pure "gruosso" : nell'attuale tripartizione elettorale italica, PD, centrodestra e Pentastellati, il 40% è chimera, e al ballottaggio il rischio che le due minoranze, quella arrivata al secondo turno e quella esclusa, si saldino e battano il nemico comune, grandissimo. Tradotto, e si è visto nelle ultime amministrative dove su 20 ballottaggi conquistati poi i grillini hanno prevalso 20 volte !, con un en plein stordente, il PD rischia terribilmente alle politiche, dove deve pregare che al ballottaggio arrivi un centro destra acefalo per confidare nell'astensione degli ortotteri e nel soccorso rosso, i radicali di sinistra che, pur di evitare uno di destra, si turerebbero il naso, ingurgiterebbero un tubetto di maalox, ma voterebbero renzino ( Sala ha vinto così a Milano).  Ma contro un Di Maio, o chi per lui, per Renzi sarebbe durissima, con il centro destra a gonfiare le file ortottere e anche molti della sinistra massimalista schierati contro l'"usurpatore".
Di qui il "contro ordine compagni" che ancora non è esplicitato - bé, è vero che la faccia di tolla non manca, ma nemmeno si può esagerare ! - e che però serpeggia nelle file della maggioranza piddina (la minoranza da mo' che chiede la modifica della legge).
Queste sono le riflessioni di sempre, semplicemente aggiornate agli ultimi eventi politici, sui quali si è acutamente espresso Artuto Diaconale, valente direttore del quotidiano L'Opinione, nonché membro del Consiglio di Amministrazione della Rai , nell'articolo che segue.
Personalmente, non posso non essere d'accordo col Direttore quando sottolinea come il problema sia e resti POLITICO, ed è veramente penoso questo continuo ricorso all'ingegneria elettorale per cercare di inventare maggioranze che non si riescono a conquistare mediante il genuino consenso dei cittadini.  Anche i grillini, che sembrano al momento godere di una salute migliore - ci vuole poco rispetto a quelli di centrodestra, ma anche il PD ha iniziato a passarsela maluccio - , alla fine non hanno numeri eccezionali : mai sopra il 20% dei votanti (nel Nord scendono attorno al 10 !) .
Adesso che non sono più loro i destinatari della vittoria "facile", i renziani si accorgono che l'Italicum non va bene, e cercano di disinnescare la bomba antidemocratica che avevano commissionato a D'Alimonte. Diaconale osserva giustamente che NON basta, e ha pienamente ragione.
Però intanto io sarò contento che quella legge, così com'è , venga cestinata.


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Un Italicum corretto
non può fare miracoli

di Arturo Diaconale
23 giugno 2016 EDITORIALI
 
Adesso che si è avuta la dimostrazione inequivocabile che al ballottaggio i voti del centrodestra senza rappresentanza vanno al Movimento Cinque Stelle e non al Partito Democratico mentre quelli dei grillini finiscono nell’astensione, molti pensano che l’unica strada per impedire a Beppe Grillo e compagnia bella di conquistare il governo del Paese sia la modifica della legge elettorale. Matteo Renzi afferma che la correzione dell’Italicum non è all’ordine del giorno. Ma la sua non è una chiusura affatto perentoria. Al contrario, appare una sorta di apertura implicita ad una iniziativa di modifica della legge proveniente dal Parlamento ed a cui il Governo non possa in alcun modo opporsi.
Si tratta, in sostanza, di cambiare l’Italicum eliminando il premio alla lista ed il ballottaggio. In pratica dare vita ad una legge elettorale che renda impossibile al Movimento Cinque Stelle di vincere le elezioni ed entrare a bandiere spiegate dentro la stanza dei bottoni di Palazzo Chigi.
Ma chi pensa che basti ritornare al premio di maggioranza alla coalizione per relegare i grillini in un condizione di perenne opposizione compie un errore grossolano. Perché un Italicum corretto può aiutare ma non può risultare determinante se le forze politiche tradizionali non riescono a strappare ai grillini l’iniziativa politica e non riescono a rigenerarsi fino a tornare credibili ed affidabili agli occhi dell’opinione pubblica del Paese.
L’osservazione vale per il Partito Democratico, che registra oggi come il renzismo sia la parte terminale della propria crisi e non la soluzione capace di assicurare la sopravvivenza ed un futuro sicuro. Vale ancora di più per tutti i “cespugli” di un centro che ha completamente esaurito ogni residuo di ruolo politico ed è condannato ad auspicare il ritorno ad un bipolarismo tradizionale destinato a polverizzarlo definitivamente. E vale infine, ed a maggior ragione, per un centrodestra che non ha solo un problema di leadership ma ha soprattutto un problema di classe dirigente che se non riesce ad emergere in forma nuova e credibile trascina a picco l’intera area condannandola alla marginalizzazione definitiva. Al momento la forza del Movimento Cinque Stelle è data dalla debolezza estrema dei suoi avversari e competitori. Modificare l’Italicum può essere utile, ma non sarà una nuova legge elettorale a ridare vita agli zombi!

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