venerdì 1 luglio 2016

24 anni E 24 MILA INNOCENTI IN GALERA. UN LAVORO BEN FATTO NO ?



L'ho scritto altre volte ma mi ripeto volentieri.
Auguro, con tutto me stesso, ai giustizialisti veraci, di capitarci.
L'articolo di Fulloni è ben scritto, nella sua inevitabile sintesi.
E la sua asciuttezza è anche efficace, ché in effetti i numeri parlano abbondantemente da soli.
Come quelli, irridenti e penosi, della diminuzione degli indennizzi nel corso degli ultimi anni, che avviene NON perché giudici e pm siano diventati doverosamente più prudenti nel comminare la galera, specie preventiva, ma perché sempre lor signori hanno deciso di risparmiare sulla pelle delle vittime applicando sempre più di sovente l'incredibile, assurdo principio per il quale, sì, sei finito in prigione e sei risultato innocente, però in qualche modo quello che ti è successo è pure un po' colpa tua : amicizie sbagliate, cattive frequentazioni, oppure sei stato poco collaborativo. Per esempio non hai risposto all'interrogatorio... Ma come, è un diritto riconosciuto dalla legge avvalersi della facoltà di non rispondere, anzi gli avvocati difensori lo suggeriscono spesso, volendo prima capire cosa in effetti bolla nelle pentole delle procure...
Sì sì, tutto vero, ma poi è peggio per te...
E per quelli del "buttate via la chiave" va tutto bene.
Finché non tocca a loro...(cosa per la quale magari fanno gli scongiuri, che ben difficilmente bastano).
Di qui il mio più fervido augurio.


Risultati immagini per corriere logo

Errori giudiziari, in 24 anni
24 mila innocenti in cella
Costa: «Numeri patologici»

Docufilm dall’idea di due giornalisti e un avvocato. Cifre sconcertanti: dal 1992 lo Stato ha pagato 630 milioni per ingiusta detenzione. A Napoli record-indennizzi: 144 casi
nel 2015. A Torino «solo» 26. Le disavventure di gente famosa e cittadini sconosciuti


Lelio Luttazzi. Errore giudiziario - fu ingiustamente coinvolto in una storia di droga - che infiammò le cronache agli inizi degli anni Settanta
Lelio Luttazzi. Errore giudiziario - fu ingiustamente coinvolto in una storia di droga - che infiammò le cronache agli inizi degli anni Settanta

 
Nomi e cognomi. Condanne. Poi il dietrofront: ci siamo sbagliati, siete liberi.
In Italia è successo 24 mila volte a partire dal 1992, quando venne introdotto l’istituto per la riparazione per ingiusta detenzione. In cella tanti sconosciuti: Fabrizio Bottaro, designer di moda, accusato di rapina, un mese in carcere, 9 ai domiciliari: assolto perché il fatto non sussiste. Daniela Candeloro, commercialista, 4 mesi e mezzo in carcere, 7 e mezzo ai domiciliari per bancarotta fraudolenta: assolta con formula piena dopo un processo di 6 anni. Lucia Fiumberti, dipendente provinciale, arrestata per falso in atto pubblico, 22 giorni di custodia cautelare: assolta per non aver commesso il fatto. Vittorio Raffaele Gallo, dipendente delle Poste, 5 mesi di carcere, 7 ai domiciliari per rapina: assolto per non aver commesso il fatto dopo 13 anni. Antonio Lattanzi, assessore comunale, arrestato per tentata concussione e abuso d’ufficio 4 volte nel giro di due mesi, 83 giorni di carcere: sempre assolto. Non mancano volti noti, se non celeberrimi: Enzo Tortora, Lelio Luttazzi, le attrici Serena Grandi e Gioia Scola.

Le storie e il film
Bisogna partire da questo sconfinato elenco per inquadrare «Non voltarti indietro», un docufilm presentato ai festival di Pesaro e di Ischia, incentrato sulle storie di 5 vittime di errori giudiziari, scelte fra le centinaia e centinaia di casi che ogni anno si verificano in Italia. «Numeri patologici» li definisce il ministro agli Affari Regionali Enrico Costa che li ha resi noti annualmente, sin da quando era vice ministro alla Giustizia sempre nel governo Renzi. 
I loro nomi e le accuse compaiono alla fine, prima dei titoli di coda. Perché in fondo la sostanza di quelle accuse è falsa, non esiste. Esiste, invece, il viaggio materiale, psicologico e umano che una persona che sa di essere innocente compie quando è privata della libertà. Un’esperienza che chiede di non voltarsi indietro, appunto, anche se certi segni - l’ansia per gli spazi chiusi, alla vista di un furgone della penitenziaria o del lampeggiante di una sirena - non si possono cancellare.

 

 www.errorigiudiziari.com

Storie che sono tratte dal sito www.errorigiudiziari.com curato da due giornalisti, Benedetto Lattanzi e Valentino Maimone, e un avvocato, Stefano Oliva. Tutte e tre romani. Tutti e tre sulla cinquantina. E tutti liceali negli stessi anni nello stesso classico, il Giulio Cesare di Roma: amici che si appassionarono al caso che vide ingiustamente arrestato per la violenza nei confronti della figlia, una bimbetta di anni, un professore di matematica, Lanfranco Schillaci. Era il 23 aprile 1989. Si scoprì poi che quei lividi sul corpicino della piccola erano dovuti a una patologia tumorale che ne causò la morte tempo dopo. E non ad abusi. Una vicenda di cui si parlò nelle case di tutta Italia. Prima per il delitto commesso dal presunto mostro. Poi per le conseguenze del clamoroso abbaglio giudiziario. Lattanzi e Maimone successivamente raccolsero le storie in un saggio edito da Mursia - «Cento volte ingiustizia» - poi «aggiornato» nel sito, divenuto un imponente e aggiornatissimo database che non ha eguali in Europa.
 
Gli errori giudiziari, da Enzo Tortora a Giuseppe Gulotta

Riparazione per ingiusta detenzione
Ma prima del film ci sono i numeri. Sconcertanti. Il dato complessivo lascia senza parole. Il risarcimento complessivo versato alle vittime della «mala-giustizia» ammonta a 630 milioni di euro. Indennizzi previsti dall’istituto della riparazione per ingiusta detenzione, introdotto con il codice di procedura penale del 1988, ma i primi pagamenti – spiegano dal Ministero – sono avvenuti solo nel 1991 e contabilizzati l’anno successivo: in 24 anni, dunque, circa 24 mila persone sono state vittima di errore giudiziario o di ingiusta detenzione.
270 euro per ogni giorno ingiustamente trascorso in carcere
L’errore giudiziario vero e proprio è il caso in cui un presunto colpevole, magari condannato in giudicato, viene finalmente scagionato dalle accuse perché viene identificato il vero autore del reato. Situazioni che sono circa il 10 per cento del totale. Il resto è alla voce di chi in carcere non dovrebbe starci: custodie cautelari oltre i termini, per accuse che magari decadono davanti al Gip o al Riesame. In questo caso sono previsti indennizzi, richiesti «automaticamente» - usiamo questo termine perché la prassi è divenuta inevitabile - dagli avvocati che si accorgono dell’ingiusta detenzione. Il Guardasigilli ha fissato una tabella, per questi risarcimenti: 270 euro per ogni giorno ingiustamente trascorso in gattabuia e 135 ai domiciliari. Indennizzi comunque in calo: se nel 2015 lo Stato ha versato 37 milioni di euro, nel 2011 sono stati 47. Mentre nel 2004 furono 56.
Ridimensionamento - in linea con una sorta di «spendig review» - che viene dall’orientamento della Cassazione che applica in maniera restrittiva un codicillo per cui se l’imputato ha in qualche modo concorso all’esito della sentenza a lui sfavorevole - poniamo facendo scena muta all’interrogatorio - non viene rimborsato.
 

Napoli-record; meno indennizzi al Nord
In termini assoluti e relativi, gli errori giudiziari si concentrano soprattutto a Napoli: 144 casi nel 2015 con 3,7 milioni di euro di indennizzi. A Roma 106 casi (2 milioni). Bari: 105 casi (3,4 milioni). Palermo: 80 casi (2,4 milioni). La situazione pare migliorare al Nord: per Torino e Milano rispettivamente 26 e 52 casi per 500 mila e 995 mila euro di indennizzi.
Il docufilm
Alla detenzione si accompagna il processo, che può durare anni. Quando l’errore subito viene accertato, la vita ormai è cambiata per sempre. C’è chi riesce a rialzarsi, magari realizzando un obiettivo rimasto per tanto tempo inespresso. E chi resta imbrigliato nell’abbandono dei familiari, nella perdita del lavoro, nella necessità di tirare a campare con la pensione.
Il docufilm, attraverso le storie dei protagonisti, racconta tutte e due le facce della medaglia. Dove non arrivano le immagini 8girate da Francesco Del Grosso che ha diretto il docufilm) nelle carceri e le interviste, scelte e montate con ritmo narrativo e supportate dalle musiche originali di Emanuele Arnone, sono i disegni di Luca Esposito a ricostruire le vicende di malagiustizia.

2 commenti:

  1. Io ho cominciato a "bloggheggiare" un po' qua e un po' la intorno al 2004 e quello della malagiustizia è sempre stato un mio pallino fisso.

    Oggi riesco ancora, anche se un po' a fatica, a infervorarmi per ogni nuovo caso ma sono anche stanco perché per cambiare lo stato di cose penso ci voglia una riforma radicale della giustizia e del corpo della magistratura (separazione etc etc) che è-sarebbe compito della politica.

    Peccato che la nostra politica sia da anni incapace, e male, di occuparsi di altro oltre l'ordinaria amministrazione.

    E poi, Mastella (e non solo) docet, chi mette mano a una riforma della casta deve avere le chiappe politiche protette con l'amianto.

    RispondiElimina