martedì 12 luglio 2016

L'ANNO PROSSIMO SI TIFA (ANCHE) BAYERN : DAYE CARLETTO !!

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L'anno prossimo avrò due squadre da tifare per la Champions.
Una, naturalmente, è la Juventus, che finora sta facendo molto bene sul mercato (mi piacciono assai gli acquisti di Pjanic e Dani Alves, e pure quelli dati per probabili di Benatia e Pjiaca . Bisogngnerà vedere cosa succede con Pogba e Bonucci e, se come credo, uno dei due, il primo, andrà via, chi verrà preso al suo posto).
L'altra è il Bayern. Sì perché sulla panchina dello squadrone tedesco è arrivato il mio allenatore preferito : CARLO ANCELOTTI.
L' uomo di calcio più vincente al mondo, potendo unire palmares da records sia come calciatore (Mourino, per dire, ma anche molti altri, non possono certo dire la stessa cosa) che come allenatore, inavvicinabili.
IL tutto, con una competenza superata dalla simpatia, la semplicità, il saper stare al mondo come nessuno.
Andò via trattato malissimo dal mondo Juve e MAI una parola fuori posto contro una piazza ingrata con punte di inciviltà (certo, non ci tornerebbe mai, questo lo ha fatto capire, ma senza mai mostrare animosità).
Ovunque è andato poi - Milan, PSG, Chelsea, Real Madrid, Bayern - non solo ha SEMPRE vinto, ma lo ha fatto ottenendo apprezzamento e stima dell'ambiente tutto in cui ha calcato le scene (forse solo a Parigi non hanno apprezzato la determinazione con la quale Carlo ha voluto lasciarli per seguire la sirena Real).
Un grandissimo assoluto a cui faccio gli auguri più sinceri.
Veramente farò il tifo per lui, e stavolta ho concrete possibilità di vincerla - da fan di qualcuno/qualcosa ovvio - la coppa dalle grandi orecchie !




Ancelotti comincia parlando tedesco e stravince il confronto con il Trap

Il primo giorno di Carlo al Bayern: «Orgoglioso di essere qua».
Gli auguri di Guardiola

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L’espressione di Karl-Heinz Rummenigge era un misto di sorpresa e compiacimento. L’ex Pallone d’oro aveva chiaramente apprezzato l’esordio da allenatore del Bayern Monaco di Carlo Ancelotti. In un tedesco corretto e dignitosissimo (nulla a che vedere con quello pittoresco del Trap), l’ex tecnico di Parma, Juventus, Milan, Chelsea, Psg e Real aveva ringraziato il club bavarese per averlo scelto e spiegato di essere felice. «Sono fortunato e orgoglioso di essere qui al Bayern, il miglior club del mondo — ha spiegato —. Non vedo l’ora di iniziare e sono convinto che il mio amico Guardiola (che gli ha lasciato un messaggio sulla scrivania: «Con tanta stima un grande in bocca al lupo Carlo») abbia fatto un lavoro eccellente. La squadra è fantastica e mi auguro che sarà fantastica anche la stagione». Divertente e azzeccata pure la «chiusa»: «Sono sicuro che il mio tedesco migliorerà nei prossimi mesi, ma credo sia meglio per tutti se iniziamo con domande in inglese o in italiano».

Ancelotti ha dunque cominciato la sua nuova avventura aggiungendo un’altra lingua, la quinta, al suo bagaglio di allenatore a cinque stelle. E fedele al suo stile ha chiarito che non farà alcuna rivoluzione e che sarà fedele alla tradizione del Bayern. Calcio offensivo, come quello di Guardiola, magari con un po’ di equilibrio in più perché Carlo, come ormai lo chiamano tutti in Germania, sa vincere (la Champions soprattutto, che Pepp non è riuscito ad annettersi nei suoi tre anni in Baviera) e sa gestire i campioni, anche quelli più irrequieti, evitando scontri e smussando angoli.

Insomma, un primo giorno che ha prodotto recensioni esclusivamente positive. Neppure il soprannome «Corleone» lanciato domenica da un’agenzia, che ha giocato sulla passione di Ancelotti per il film «Il Padrino», il sopracciglio che ogni tanto si alza (come quello di Marlon Brando-don Vito Corleone) e la tentazione di citare mafia e spaghetti ogni volta che c’è di mezzo un italiano, ha lasciato segni. Ancelotti ha conquistato i tifosi e la stampa tedesca, salutata con una battuta efficace quanto un dribbling in velocità di Arjen Robben. «Non so se questo sarà il mio ultimo contratto. Se farò come sir Alex Ferguson al Manchester United lo sarà sicuramente». Ferguson ha allenato lo United per 27 anni.

Domenico Calcagno

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