venerdì 13 gennaio 2017

A CHE SERVE RINNOVARE IL CONTRATTO A DYBALA ? TANTO ANDRA' VIA LO STESSO

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Pogba è un grandissimo giocatore, e magari diventerà anche un fuoriclasse, maturando e se non se ne va in Cina. Difficile vedere una coniugazione di tecnica e potenza fisica, con più una buona attitudine al gol, avendo un ottimo tiro e anche efficace di testa, per stacco ed altezza, come accade col francese.
E' stato un vero peccato perderlo, ma, a parte resistere alla sirena dei 105 milioni, chi glieli dava 12 milioni l'anno netti ???
A me fanno ridere i tifosi che dicono "Agnelli, Pallotta, De Laurentis, Berlusconi....devono tirà fuori i soldi !!".
E certo, frega qualcosa a loro che la famiglia Sensi si è rovinata per far vincere uno scudetto alla Roma ? Che i Moratti guardavano angosciati il fratello un po' scemo che disperdeva centinaia di milioni appresso al giocattolo ?
Che poi nemmeno vedo grande gratitudine in giro, ché le persone le vittorie se le scordano con facilità ( anche  i milanisti con il Cavaliere, con il quale hanno vinto come mai nella loro storia, probabilmente anche futura).
Sono partito da Pogba per arrivare a Dybala.
Se l'attuale pivot del Manchester United è in predicato di diventare un crac, per la Joya dubbi non ne ha nessuno.
E' l'unico giocatore al mondo che potrebbe prendere il posto di Messi, per tipo di gioco, talento, fantasia. Del pluri celebrato campione non ha - almeno per ora - la stessa magica facilità di andare in gol, ma per tecnica e visione di gioco non gli è inferiore, e fisicamente è più robusto.
Il ragazzo oltretutto è più simpatico e sveglio ( Messi è chiuso, e le poche volte che si esprime, non sembra precisamente un'aquila, diciamo uno molto , molto semplice) , con le idee chiarissime che esprime senza spocchia (avete presente Ronaldo ?...altro fenomeno inarrivabile, ma certo non un mostro di simpatia).
Ecco, per Pogba, al posto della Juve, non mi sarei svenato, ma per Dybala sì.
Viceversa così non sarà, e lo capisco, ahimè, e penso che sarà piuttosto inutile questo rinnovo contrattuale, ammesso che si faccia, alla cifra di 7 milioni l'anno.
Tantissimi, nessuno in Italia come lui (il che probabilmente agiterà anche le acque nello spogliatoio, col Pipita per esempio...) , ma poca roba rispetto a quello che presto metteranno sul piatto i soliti noti della Liga o della Premier.
E quindi sono rassegnato a vedere presto andar via l'ultimo, vero fuoriclasse in maglia bianconera, uno che mi diverte veder giocare come non mi accadeva dai tempi di Baggio.
Sarà brutto, quando accadrà.
Intanto godiamocelo.





Il Corriere della Sera - Digital Edition

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Dybala: «Lavoro per essere uno dei migliori del mondo

L’interesse dei grandi club? Mi carica e mi dà fiducia»

 Paolo Tomaselli
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TORINO Finiremo per chiamarlo Paul, senza la O? Perché Paulo Dybala rischia di diventare quello che è stato Paul Pogba nelle ultime due stagioni con la Juventus: un tormentone di mercato, prima ancora che un giocatore decisivo per Allegri. Mercoledì a Torino l’argentino ha regalato un’ora di grande calcio in coppia con Mandzukic contro l’Atalanta ed è sembrato di vivere certi momenti di alto Pogbanesimo, una corrente del pensiero che unisce la qualità del gioco alla quantità dei soldi che servono per vederlo: quando il francese dava spettacolo nei suoi momenti di grazia, scattava subito la grancassa del mercato, che ha giovato a tutte le parti in causa, ma probabilmente in qualche modo ha limitato la crescita del giocatore.

Perché un conto è coltivare un campioncino in casa, un altro è farlo maturare tenendolo costantemente esposto in vetrina. Pogba e Dybala però sono due giocatori, per caratteristiche e storia personale, molto diversi. Per prima cosa l’argentino, recuperato appieno dopo l’infortunio di ottobre contro il Milan, promette di regalare molte più serate spettacolari di quanto non abbia saputo fare Pogba. Questo è un bene per la Juve, ma allo stesso tempo può anche accelerare il volo di Dybala: il francese è arrivato alla Juve a 19 anni a parametro zero e l’ha lasciata a 23 per 105 milioni. L’argentino è arrivato a 21 dal Palermo, per 40 milioni (bonus compresi) e al primo anno in bianconero è esploso, con 23 gol. Adesso, poco prima del rinnovo del contratto, rimbalzano voci dalla Spagna di un interessamento del Real Madrid, anche se la Casa Blanca sul tema non sembrerebbe già così calda.

«Le voci? Ho letto di mercato sui social — spiega Dybala —. Queste cose le dovete chiedere alla società e al mio procuratore, non a me. Io mi alleno pensando alla Juventus e a far felici i tifosi. Non faccio caso alle voci che girano. Sul contratto avremo delle notizie molto presto, perché il mio procuratore arriverà in questi giorni. Sono felice e mi sento bene qua».

Difficilmente il prolungamento al 2021 e il ritocco sostanzioso fino a 7 milioni a stagione, metterà a tacere gli appetiti delle grandi di Spagna e di Inghilterra (c’è anche il City), ma come fame e voglia di arrivare, anche Paulino non scherza: «Mi sono allenato molto, anche pensando alla testa. Mi sono posto degli obiettivi dopo l’infortunio, tra cui quello di non fermarmi ancora. Adesso sto bene, ma posso dare ancora di più».

Se Dybala ha ampi margini di miglioramento, la stessa Juve può crescere soprattutto nella gestione della partita, che anche in Coppa Italia come in Supercoppa ha lasciato a desiderare. Proprio dalla sfida di Doha e dagli errori sotto porta e su rigore è uscito il Dybala targato 2017: «Con l’anno nuovo ho ricominciato da zero. Dopo gli errori contro il Milan mi sono sentito male: dovreste chiedere alla mia fidanzata che faccia ho avuto per due giorni. Ma anche quel rigore sbagliato lo prendo come una lezione: per le prossime finali che voglio fare con questa squadra...».

Perché senza crescita con la Juve, non è facile per Dybala arrivare a una dimensione da potenziale stella del Real Madrid o del Barcellona. In attesa del mercato estivo, è questo il lato positivo della faccenda per Allegri: «Io voglio diventare uno dei più forti al mondo — dice Paulo, che aveva citato Michael Jordan dopo la Supercoppa —. Mi alleno, gioco e sono concentrato tutti i giorni proprio per questo. Non so se lo sarò. Ma darò tutto me stesso per diventarlo». E quando sente certe squadre associate al proprio nome, questo «finto ragazzino» che ha la faccia sbarbata da bambino ma sa molto bene cosa vuole, si mette per caso a ridere? «Mi viene da ridere dentro di me, ma in senso buono: vuol dire che sto facendo bene e devo continuare così. Mi carica e mi dà più fiducia in me stesso».

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