E mo' chi glielo dice agli amici grillini che il Capo ha promosso il contrordine ???
Loro, i "diversi", i "duri e puri", amati da Travaglio forse solo o principalmente per il loro agitare le forche e i cappi, quelli di "onestà, onestà", un po' malconci dai casi interni di amministratori toccati da indagini e/o, udite udite, richieste di rinvii a giudizio, scoprono che troppo "rigore" , in realtà fondamentalismo moralistico e mistico, in politica non si riesce a portare avanti.
Che chi governa può con una certa facilità, soprattutto in un paese dalle mille norme, contraddittorie e scritte male, con l'aggiunta aggravata della interpretazioni giurisprudenziali "creative", fino alla invenzione di nuove leggi (l'associazione esterna) ma emanate dal legislatore, scivolare in qualche condotta dubbia, al limite del lecito.
Finché gli ortotteri stavano sempre e solo all'opposizione, il loro luogo naturale (dove mi auguro, almeno a livello politico nazionale, rimangano sempre) , era facile per loro chiedere ad ogni piè sospinto le dimissioni di chiunque fosse anche solo indagato.
Ora, come detto, che grazie al sistema dei ballottaggi e delle alleanze "contro" qualche amministrazione l'hanno conquistata, si trovano con sindaci in grosse difficoltà.
Quando si è trattato di comuni medi, come in fondo sono Parma e Livorno, la cosa in qualche modo si gestiva, ancorché in modo piuttosto ambiguo (giustizialisti contro Pizzarotti, l'eretico, garantisti con Nogarin).
Ora però la questione riguarda ROMA, e la Raggi, e le cose sono assai più difficili.
Grillo ha deciso di cambiare (lo ha fatto anche con l'Italicum, prima demonizzato e oggi non male...) , e la capriola stavolta è talmente clamorosa da suscitare imbarazzo tra i fedeli e proteste nella rete.
Ma cari amici ortotteri, il guru nasce come uomo di spettacolo, il funambolismo circense ci sta !
Di seguito comunque riporto un commento di prudente (ci mancherebbe, visto il destinatario) , positiva, apertura da parte di un garantista vero, non da giorni alterni ( quello di sì per gli amici e mai per i nemici), Piero Sansonetti, sul suo Dubbio.
Il discorso del Direttore è più ampio, cerca di analizzare vari aspetti di quello che ipotizza essere il nuovo programma del Movimento in vista di una legge elettorale che non consegni più tutto il potere alla minoranza vincente, e che quindi relegherebbe per sempre i grillini all'opposizione se non capaci di concepire la possibilità di alleanze di governo.
Ipotesi, appunto, come quella di un graduale allontanamento dal mito dello Stato Etico.
Vedremo. Intanto, Buona Lettura
Benvenuto, caro Beppe
Si può leggere in due modi diversi
la svolta di Beppe Grillo. Il primo, banale, è quello di immaginare che sia uno
dei tanti esempi di garantismo/ forcaiolismo a giorni alterni. Ci siamo abituati: è una
schizofrenia che abita in quasi tutti i partiti. Grande rigore con gli avversari,
grande rispetto per il diritto con gli amici. In questa disciplina le persone
più diverse ( per esempio Orfini e Travaglio, per fare due nomi) sono
identiche.
Oppure potrebbe essere l’inizio di
una svolta vera. E allora sarebbe una cosa molto bella e saremo felici di dare
a Grillo il benvenuto nella casa ( al momento piccolissima) dei garantisti/
garantisti, quelli cioè che pensano che il Diritto sia molto più importante del
Sospetto, sempre, sempre, e che l’uso della magistratura per fare lotta politica
sia una pessima abitudine.
Appena qualche mese fa un tipo come
Di Maio, cioè il volto perbene dei Cinque Stelle, non si stancava di gridare
che la presunzione di innocenza non vale per il mondo politico. Tutti
colpevoli, ripeteva a ogni talk show. Teoria- Davigo.
Ora il capo dei Cinque Stelle
modifica radicalmente la posizione di Di Maio.La presa di posizione di Grillo contro il “linciaggi facili”, da tutti interpretata come una mossa Salva- Raggi, forse viene un po’ più da lontano.
Provo a mettere in successione le ultimissime mosse (
natalizie) del leader Cinque Stelle. La prima, subito dopo l’attentato di
Berlino, è la richiesta di espulsione dell’Italia dei clandestini. La seconda,
nella notte di Natale, è quella di pubblicare nel suo blog un vecchio articolo
dello scrittore Goffredo Parise a mo’ di manifesto ideologico del movimento.
Era uno scritto a favore della povertà, nel quale si abbozzava un programma
politico “antisviluppista” ed egualitario verso il basso. La teoria della
decrescita, per capirci, con qualche influenza del primo- Berlinguer.
Ora qui non si tratta di pesare la validità di quel
programma. Né di giudicare la linea anti- immigrati ( di sapore leghista).
Semplicemente bisogna prendere atto del fatto che inizia a delinearsi un
programma. Finora i Cinque Stelle erano rimasti molto vaghi su questo terreno,
ci avevano dato l’impressione di ritenere il programma politico un aspetto
secondario della loro identità.
Terza mossa di Grillo, insorgere ( sia direttamente,
sia attraverso il suo giornale, cioè “Il Fatto”) contro l’ipotesi di regole che
limitino la cosiddetta “post- verità”. Voi sapete che “post- verità” è un nuovo
termine della politologia e vuol dire “bufala”. Cioè menzogna, falsità. Il capo
dell’Antitrust italiano aveva accennato alla possibilità di nuove regole per
limitare le bufale, prendendosela soprattutto con il gran numero di balle o di
leggende metropolitane diffuse attraverso il web, e che costituiscono,
oggettivamente, una limitazione o addirittura una distorsione della conoscenza.
Per spiegarci meglio con degli esempi, in questi giorni gira sul web l’idea che
la colpa della meningite sia l’eccessivo numero di immigrati ( ma la meningite esiste
in Italia da secoli, e non ha niente a che fare con i rifugiati).
All’iniziativa del presidente dell’antitrust si erano affiancati, seppure in
modo diplomatico, sia il presidente del Consiglio, sia il Presidente della
Repubblica che nel discorso di fine anno ha polemizzato con la lotta politica
fondata sull’odio e sulla menzogna. Grillo ( con l’appoggio di Travaglio) è
insorto contro la minaccia di limitare la libertà assoluta del Web. Ha parlato
di “Santa Inquisizione”. Avrebbe potuto parlare, per esempio, di minculpop ( il
ministero della Cultura che nel regime fascista aveva il potere di censura
sulle idee e sulle informazioni) ma invece ha fatto riferimento
all’inquisizione, cioè a un tribunale. Non so se è un caso.
Infine la quarta mossa, ieri, che demolisce i
principi giustizialisti che sin qui sono stati i pilastri del grillismo, e
oggettivamente mette in discussione il diritto della magistratura di
intromettersi nella politica. E diciamo pure che – in modo certamente più
mediato – mette un po’ la sordina al grido di battaglia del movimento: “Onestà,
onestà”. Non è che Grillo con la sua svolta antigiustizialista inviti alla
disonestà, chiaro, ma rende evidente che non può essere il richiamo all’onestà
l’unica bandiera – l’unico valore – del movimento.
Queste quattro mosse sono lo scheletro di una nuova
strategia? A me sembra di si. E la messa a punto di questa strategia mi pare
che abbia molto a che fare con la vittoria di Grillo al referendum e con la
fine della fase rampante del renzismo. Il referendum ha messo una pietra sopra
l’ipotesi di una democrazia maggioritaria e presidenzialista. Che era
l’obiettivo di Renzi. Non conta molto se questo sia un bene o un male. E’ la
realtà. Gli italiani hanno deciso che comunque si torna a una democrazia fortemente
parlamentarista, non decisionista, e che anteponga il valore della
rappresentatività a quello della governabilità. E questo vuol dire che nessuno
vincerà le elezioni in modo netto, e che in Parlamento bisognerà costruire
alleanze tra diversi, sia per governare sia per fare opposizione. Non si vince
tutto alla mano elettorale, né si perde tutto. Si torna un po’ ai meccanismi
della prima Repubblica e questo vuol dire che cambia il modo, cambiano i mezzi,
cambia persino l’immaginario della lotta politica.
Grillo vuole entrare in questa lotta politica?
Probabilmente sì. E per questo prepara la svolta politica nel movimento. Se di
questa svolta farà parte la fine del giustizialismo noi non lo sappiamo. Però
sarebbe una bella notizia.
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