Come prevedibile, ed auspicabile, i colleghi non hanno smentito il relatore e l'Italicum è stato decapitato nel suo aspetto più aberrante : il ballottaggio senza quorum.
La regola cara a renzino, e ultimamente ancor di più ai grillini che l'avevano vista favorirli, di fatto, grazie al voto contro degli elettori di destra, quella per la quale "la sera gli italiani sarebbero andati a dormire sapendo chi ha vinto" è stata bocciata.
Io sono certo che la gente italica dormirà lo stesso.
E' rimasto il premio di maggioranza, evidentemente ritenendo la Consulta che una quota del 40%, necessaria per ottenere l'attribuzione del premio stesso, fosse adeguata per tutelare il principio di rappresentanza.
Ho sempre detto che quella quota, pur non elevata, poteva essere un compromesso accettabile, a patto che l'affluenza al voto non sia inferiore ad almeno un terzo degli elettori. La Corte non ha posto questo paletto - che pure probabilmente è stato decisivo per bocciare il ballottaggio - magari immaginando, secondo tradizione storica, che alle politiche l'affluenza degli italiani alle urne non è mai stata inferiore al 70% degli aventi diritto.
Se così rimanesse, il 40% significherebbe che il partito - o la lista - vincente rappresenterebbe almeno un terzo degli italiani. Non il migliore dei mondi possibili ma accettabile.
Inaccettabile invece era un ballottaggio senza quorum di partecipazione, per cui un partito arrivato al secondo turno con il 25% dei voti, o anche il 30 (il massimo oggi attribuito sia al Pd che ai 5 Stelle), poi arrivava primo al ballottaggio a cui andavano a votare il 50% degli elettori, e quindi si prendeva la maggioranza assoluta del Parlamento con il voto di un italiano su quattro se non cinque !
L'avrò scritto 100 volte in due anni.
All'inizio ero solo, poi siamo aumentati di numero, per fortuna la questione è stata portata avanti alla Consulta e infine ecco che il ballottaggio è stato abolito.
Evviva !
Non mi appassionava la questione dei capilista, anche se trovo corretto che sia stato frenato il sistema scelto per aggirare il limite agli eletti "nominati" dalla segreterie dei partiti.
La Corte ha anche detto che la legge, con le abrogazioni dette, è comunque applicabile, e questo ha fatto subito gridare ai renziani, leghisti e ortotteri - curiosa combriccola - che è possibile, anzi indispensabile andare al voto.
Per me, ci si doveva andare addirittura nel 2013, dopo il ritiro dell'appoggio di Berlusconi al governo Letta, che rimase in sella solo grazie al tradimento di Alfano. Siccome chi di Iago ferisce, di Maramaldo perisce, poi Letta è stato affossato dal suo compagno e segretario Renzino, che pure lo aveva più volte rassicurato.
Ma tant'è, a Palazzo Chigi ci è andato il giovin signore toscano, non eletto, grazie ad una maggioranza farlocca, creata da una legge elettorale, il porcellum, a sua volta bocciata dalla Corte per incostituzionalità (e la ragione principale era proprio quel premio di maggioranza, svincolato da qualsiasi quorum, che aveva consentito ad un partito con il solo 25%, più il 5% degli alleati, dei voti, di prendersi la maggioranza assoluta di Montecitorio).
Dopodiché, la sopravvivenza del Senato, con una sua legge elettorale, il cd. Consultellum, nato dalla decapitazione del porcello, fa sì che per la Camera Alta del Parlamento si voterebbe con un sistema del tutto proporzionale, senza soccorso alcuno di premi, e quindi in un sistema a bicameralismo perfetto avremmo con quasi certezza due camere con composizioni diverse, anche nell'ipotesi, allo stato assai improbabile, che alla Camera dei Deputati qualcuno conquistasse l'ambito premio posto a quota 40%.
Insomma, per una volta non ha torto forse il Presidente della Repubblica a invocare una armonizzazione delle leggi elettorali valide per le due camere (l'Italicum era stato concepito nella certezza renziana che il Senato, almeno elettivo, sarebbe scomparso).
Ad ogni modo questi sono i sussulti politici del "dopo", che animeranno le prossime settimane.
Quello che oggi per me conta è che l'arroganza di D'Alimonte e Renzi, ostinati nell'imporre questo tipo di legge elettorale, certi, all'indomani del successo alle europee, che quel 40% fosse "cosa loro" (e comunque di non avere rivali al secondo turno) , si sia guadagnata il celeberrimo gesto dell'ombrello di Sordiana memoria.
Antonio Polito, in video sul Corriere TV, ha giustamente ricordato che, dopo la batosta referendaria, questa è l'altra "grande" riforma renziana che se ne va in quel posto.
Sono sicuro che se ci sarà una seconda stagione per renzino, l'uomo saprà far tesoro degli sganassoni subiti...
L'Italicum: cosa resta dopo la sentenza della Consulta
Scheda / La Corte Costituzionale modifica la legge elettorale approvata dal governo Renzi: ecco cosa cambia e cosa resta. E con cosa forse si voterà
di ALESSIO SGHERZA
ROMA - Via il ballottaggio e la possibilità di scelta del collegio nel caso di candidature plurime. Resta il premio di maggioranza per il partito che prende almeno il 40%, restano i capilista bloccati ma se eletti in più collegi saranno scelti con sorteggio. È un Italicum molto diverso quello che esce dalla sentenza della Consulta, che di fatto lo ha ridotto a un proporzionale con un premio di maggioranza difficile da raggiungere. Tutt'altra cosa rispetto alla legge che - per il premier Renzi - doveva garantire la sera stessa delle elezioni di sapere chi avrebbe governato.
La Consulta - nella sua nota - ha detto poi una cosa fondamentale: "La legge è suscettibile di immediata applicazione". Ovvero si può - se i partiti vogliono - andare alle urne.
COSA CAMBIA DELL'ITALICUM - Il nuovo Italicum resta un sistema elettorale proporzionale (ovvero il numero di seggi verrà assegnato in proporzione al numero di voti ricevuti). Il calcolo sarà fatto utilizzando la regola "dei più alti resti" e sarà fatto su base nazionale.
Stop al ballottaggio. La caratteristica principale dell'Italicum era il secondo turno. Ovvero che tra i due partiti più votati senza raggiungere il 40% dei voti si tenesse uno 'spareggio' due settimane dopo per assegnare una maggioranza assoluta dei seggi della Camera. La Consulta ha bocciato questo aspetto che quindi scompare dalla legge.
Sì al premio di maggioranza. Via libera della Corte Costituzionale invece al premio di maggioranza alla lista più votata, se questa dovesse ottenere almeno il 40% dei voti. Alla lista saranno assegnati 340 seggi su 617 (sono esclusi dal calcolo il seggio della Valle d'Aosta e i 12 deputati eletti all'estero): si tratta del 55% dei seggi.
Candidature multiple. La consulta non ha toccato il sistema delle candidatura plurime, quindi un capolista potrà essere inserito nelle liste in più di un collegio elettorale, come già succedeva nel Porcellum, fino a un massimo di 10. Quello che la Consulta ha bocciato è la possibilità - in caso di elezioni in più di un collegio - che sia l'eletto a scegliere in quale collegio risultare eletto. In questo caso interverrà invece un sorteggio.
COSA RESTA - Sono molti i punti che non sono stati toccati e su cui la Corte non è dovuta intervenire. Eccoli:
Capilista bloccati - Le liste non sono bloccate, ma i suoi capilista sì. Questo punto non è stato toccato dalla Consulta. Quindi i capilista saranno i primi ad ottenere un seggio, mentre dal secondo eletto in poi intervengono le preferenze (ogni elettore ne potrà esprimere due), reintrodotte rispetto al Porcellum.
Questo sistema avrà come conseguenza che i partiti più piccoli, che difficilmente eleggeranno più di un parlamentare in una circoscrizione, vedranno eletti i capilista, mentre i partiti più grandi avranno anche una quota di parlamentari scelti con le preferenze.
Soglie di sbarramento. L'Italicum prevede una distribuzione dei seggi su base nazionale ma al tempo stesso, per limitare il proliferare di gruppi parlamentari, al riparto potranno accedere solo le liste che supereranno la soglia del 3%.
È prevista anche una soglia per le minoranze linguistiche nelle regioni che le prevedono: lo sbarramento è del 20% dei voti validi nella circoscrizione dove si presenta.
Circoscrizioni più piccole e tornano le preferenze. Invece delle 27 circoscrizioni previste dalla precedente legge elettorale si passa a circoscrizioni di dimensione minore. Saranno 100 collegi (in media di circa 600mila abitanti ciascuno) e in ognuno verranno presentate mini-liste, in media di 6 candidati.
L'eccezione in Trentino-Alto Adige e Valle d'Aosta. La legge prevede che la regione Val d'Aosta e le province di Trento e Bolzano siano escluse dal sistema proporzionale. Qui si voterà in nove collegi uninominali (8 per T.A.A. e 1 per la Val d'Aosta), come già avveniva con il precedente sistema elettorale. Se alla regione Trentino-Alto Adige sono assegnati più di 8 seggi, questi verranno assegnati con il sistema proporzionale.
Quote rosa. Nessuno dei due sessi potrà essere rappresentato in misura superiore al 50% (con arrotondamento all'unità inferiore) e nella successione interna alle liste nessun genere potrà essere presente per più di due volte consecutive. Inoltre ciascuno dei due sessi può essere rappresentato massimo nel 50% dei capilista e se l'elettore esprimerà due preferenze, dovranno essere relative a
due candidati di sesso diverso, pena la nullità della seconda preferenza.
Nessuna di queste ipotesi garantisce che a essere elette sarà un numero consistente di donne, tutto dipenderà da come saranno scritte le liste e dalle preferenze che le donne otterranno.
La Consulta - nella sua nota - ha detto poi una cosa fondamentale: "La legge è suscettibile di immediata applicazione". Ovvero si può - se i partiti vogliono - andare alle urne.
COSA CAMBIA DELL'ITALICUM - Il nuovo Italicum resta un sistema elettorale proporzionale (ovvero il numero di seggi verrà assegnato in proporzione al numero di voti ricevuti). Il calcolo sarà fatto utilizzando la regola "dei più alti resti" e sarà fatto su base nazionale.
Stop al ballottaggio. La caratteristica principale dell'Italicum era il secondo turno. Ovvero che tra i due partiti più votati senza raggiungere il 40% dei voti si tenesse uno 'spareggio' due settimane dopo per assegnare una maggioranza assoluta dei seggi della Camera. La Consulta ha bocciato questo aspetto che quindi scompare dalla legge.
Sì al premio di maggioranza. Via libera della Corte Costituzionale invece al premio di maggioranza alla lista più votata, se questa dovesse ottenere almeno il 40% dei voti. Alla lista saranno assegnati 340 seggi su 617 (sono esclusi dal calcolo il seggio della Valle d'Aosta e i 12 deputati eletti all'estero): si tratta del 55% dei seggi.
Candidature multiple. La consulta non ha toccato il sistema delle candidatura plurime, quindi un capolista potrà essere inserito nelle liste in più di un collegio elettorale, come già succedeva nel Porcellum, fino a un massimo di 10. Quello che la Consulta ha bocciato è la possibilità - in caso di elezioni in più di un collegio - che sia l'eletto a scegliere in quale collegio risultare eletto. In questo caso interverrà invece un sorteggio.
COSA RESTA - Sono molti i punti che non sono stati toccati e su cui la Corte non è dovuta intervenire. Eccoli:
Capilista bloccati - Le liste non sono bloccate, ma i suoi capilista sì. Questo punto non è stato toccato dalla Consulta. Quindi i capilista saranno i primi ad ottenere un seggio, mentre dal secondo eletto in poi intervengono le preferenze (ogni elettore ne potrà esprimere due), reintrodotte rispetto al Porcellum.
Questo sistema avrà come conseguenza che i partiti più piccoli, che difficilmente eleggeranno più di un parlamentare in una circoscrizione, vedranno eletti i capilista, mentre i partiti più grandi avranno anche una quota di parlamentari scelti con le preferenze.
Soglie di sbarramento. L'Italicum prevede una distribuzione dei seggi su base nazionale ma al tempo stesso, per limitare il proliferare di gruppi parlamentari, al riparto potranno accedere solo le liste che supereranno la soglia del 3%.
È prevista anche una soglia per le minoranze linguistiche nelle regioni che le prevedono: lo sbarramento è del 20% dei voti validi nella circoscrizione dove si presenta.
Circoscrizioni più piccole e tornano le preferenze. Invece delle 27 circoscrizioni previste dalla precedente legge elettorale si passa a circoscrizioni di dimensione minore. Saranno 100 collegi (in media di circa 600mila abitanti ciascuno) e in ognuno verranno presentate mini-liste, in media di 6 candidati.
L'eccezione in Trentino-Alto Adige e Valle d'Aosta. La legge prevede che la regione Val d'Aosta e le province di Trento e Bolzano siano escluse dal sistema proporzionale. Qui si voterà in nove collegi uninominali (8 per T.A.A. e 1 per la Val d'Aosta), come già avveniva con il precedente sistema elettorale. Se alla regione Trentino-Alto Adige sono assegnati più di 8 seggi, questi verranno assegnati con il sistema proporzionale.
Quote rosa. Nessuno dei due sessi potrà essere rappresentato in misura superiore al 50% (con arrotondamento all'unità inferiore) e nella successione interna alle liste nessun genere potrà essere presente per più di due volte consecutive. Inoltre ciascuno dei due sessi può essere rappresentato massimo nel 50% dei capilista e se l'elettore esprimerà due preferenze, dovranno essere relative a
Nessuna di queste ipotesi garantisce che a essere elette sarà un numero consistente di donne, tutto dipenderà da come saranno scritte le liste e dalle preferenze che le donne otterranno.
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