mercoledì 22 febbraio 2017

20 ANNI NON BASTANO PER CONCLUDERE UN PROCESSO MA PER GRAMELLINI IL PROBLEMA E' LA PRESCRIZIONE !

Risultati immagini per VIOLENZA SESSUALE PRESCRITTA DOPO 20 ANNI

Se qualcuno si chiedeva come mai salutavo con favore la fuoriuscita di Gramellini da La Stampa, giornale che acquisto da quando è andato via Calabresi ed è subentrato Molinari, preferendo di gran lunga il pur puntuto Mattia Feltri al buonista e tuttologo amico di Fabio Fazio, ebbene la risposta la può trovare nel commento che il giornalista propina oggi dalla prima pagina del Corriere della Sera nel quale, ahimè , è approdato (oddio, non è che Grasso prima di lui fosse una cima eccelsa...) sulla brutta vicenda della prescrizione intervenuta in un processo di violenza sessuale su una bambina.
Il fatto è tristemente noto e purtroppo non originale : dopo 20 anni il processo contro l'imputato della gravissima accusa si estingue per prescrizione.
Una vergogna, si dirà, e con piena ragione.
Ma che ti fa il nostro tribuno - che disprezza i grillini ma pure ci somiglia assai - ? Non se la prende con la macchina della cd. giustizia, con la lentezza disumana in cui si incagliano anche processi delicati e gravi come questo, non con i magistrati troppo lenti, non con gli avvocati "melinari" ( in realtà, e si tratta di statistiche ufficiali del Ministero, le colpe sono molto più dei primi che dei secondi, ma tant'è).  No, se la prende con la legge, e più precisamente con l'istituto della prescrizione.
Un reato così grave non dovrebbe essere prescrittibile, questa la sua conclusione. Discutibile ma non è questo il punto.
L'elemento increscioso nello scritto di Gramellini è lo spostare il termine del problema, il fatto che in 20 anni non si sia stati in grado di concludere i tre gradi di giudizio (veramente non sono riusciti nemmeno a finire il secondo), come se due decenni non siano stati sufficienti pure ad Ulisse di finire la guerra di Troia e di tornare ad Itaca, nonostante la sua Odissea !
20 anni sono una VITA, e mi domando se una sentenza che giunge dopo un'attesa così infinita renda mai veramente giustizia alle vittime. Quella bambina, che ha subito violenza a 7 anni, e ora è una donna di 27, che vita ha passato in questa attesa interminabile ?
Così è ancora peggio, si dirà, e si può capire, ma parliamo sempre di mali, ed è evidente che il vero problema, se parliamo di società civile, è L' ALTRO.
Invece no, per Gramellini.
La Stampa ha fatto una cessione felicissima, e il Corsera un acquisto pessimo.


L’Orco in prescrizione
Mercoledì 22 febbraio 2017
 
 
Risultati immagini per L'ORCO CATTIVO
 
  
Il faldone giudiziario appena precipitato nel cestino di un tribunale torinese contiene la storia indicibile per antonomasia: una creatura di sette anni ripetutamente offesa dal patrigno. Le prove del reato sono scolpite nel suo corpo, oltre che nella sua memoria. Tutto depone a favore di un epilogo rapido e scontato. Invece, tra rinvii e cambi di imputazione, la prima sentenza di condanna arriva quando la bambina è ormai adolescente. La pratica prende una boccata d’aria per poi precipitare nel girone infernale dell’Appello. Si sposta dal tribunale di Alessandria a quello di Torino, dove fa perdere le sue tracce per nove anni, schiacciata sotto cumuli di altre vite in attesa di giustizia. La sentenza successiva non può essere che di proscioglimento, dato che nel frattempo è scattata la tagliola della prescrizione. La giudice costretta a firmarla se ne vergogna, al punto da chiedere scusa al popolo italiano.
In questo Paese ognuno ha diritto al suo quarto d’ora di indignazione, poi tutto andrà avanti come prima: gli avvocati daranno la colpa ai magistrati, i magistrati ai politici. E nessuno penserà più al cuore devastato di una donna di ventisette anni, che da venti attendeva una riparazione, né all’alibi terribile che questo genere di verdetti regala ai giustizieri della notte. Se restasse anche solo una certezza nel diritto, dovrebbe essere che lo stupro dei bambini non può mai cadere in prescrizione. Vent’anni dopo si può discutere il tipo di pena, non la necessità di una condanna.

Nessun commento:

Posta un commento