venerdì 19 maggio 2017

ANCELOTTI SU CARDIFF : LA JUVE PIU' SOLIDA, IL REAL PIU' QUALITA'

Risultati immagini per pullman inter barcellona davanti alla porta

I miei amici di fede bianconera mi rimproverano la mia tiepidezza nei confronti dell'attuale mister bianconero, Massimiliano Allegri, che pure in tre anni ha vinto tanto, centrando traguardi importanti, comunque vadano questi ultimi 15 giorni della stagione.  Con lui infatti la Juve ha vinto tre coppe Italia consecutive, tris storico, due scudetti (con rimonta incredibile lo scorso anno, quando ad un terzo della stagione eravamo forse decimi ! ) , ad un passetto dal terzo che sarebbe anche il sesto consecutivo (altro record assoluto, e ben più prestigioso dell'altro citato) e due finali di Champions League.
Se anche non si centrasse il famoso triplete, un palmares fantastico.
Non c'è dubbio.  Si tratta di fatti, non di opinioni.
Opinabile invece è il modo in cui la squadra gioca, e a me, in genere, la Juve di Allegri non piace troppo.  Ci sono spezzoni di partite - quasi mai intere - in cui si vedono cose egregie, per velocità, intensità, qualità delle giocate, ma, appunto, si tratta di momenti, anche prolungati, ma contingentati.
L'uomo è molto ragioniere, questa la sensazione, probabilmente anche a ragione : se non ci si amministrasse non si arriverebbe alla fine dell'anno competitivi su tutti i fronti. Eppure altre squadre, in passato, sono state più "generose" nel darsi, riuscendo a vincere nonostante il più gravoso dispendio di energie : parlo di Barcellona, Real Madrid e Bayern, che hanno realizzato accoppiate e anche triplette prestigiose (scudetto e Champions, a volte aggiungendo la Coppa nazionale) senza staccare praticamente mai il piede dall'acceleratore. L'Inter di Mourinho è invece l'altro esempio, quello "ragionieristico". Gli interisti sono giustamente felici del triplete del 2010, gli altri ricordano il furto al Barcellona (a parte il pullman davanti alla porta nerazzurra al Camp Nou, rimasto nell' aneddotica calcistica Risultati immagini per pullman inter barcellona davanti alla porta) e il mezzo al Bayern in finale, così come il campionato prima dominato, poi "gestito" in modo precario, tanto da essere scavalcati dalla Roma a poche giornate dalla fine, e alla fine riacciuffato non senza polemiche (more solito, i romanisti parlano di furto, ma questo lo fanno sempre quando perdono).
Insomma, nessuno si è lucidato gli occhi guardando quella Inter, e solo i suoi tifosi se la ricordano.
Mentre il Barcellona di Messi, Xavi, Iniesta ce lo ricordiamo tutti, così come il Real di Ronaldo, Ramos, Marcelo, Modric...
Il mio Mister preferito, i lettori lo sanno, è e resta Carlo Ancelotti, uno senza dogmi tattici, che si adegua alla rosa che si trova, convinto che gli uomini che ne fanno parte "fanno i giocatori, non sono giocatori, ma persone".
E sull'esonero (molti juventini dovrebbero abbassare la testa contriti per la demente avversione che gli votarono per due anni) della Juve " è un'esperienza, come col Real. Nessun rancore, l'esonero fa parte della carriera"
Solo per frasi come queste, è il numero 1.
Ma non solo.
Di seguito, la lunga e bella intervista sul Corriere della Sera al neo vincitore della Bundesliga (che si va ad aggiungere ai tanti titoli vinti in altre quattro nazioni : Italia, Inghilterra, Francia e Spagna !).


Ancelotti: «Le squadre che vincono sono quelle col fatturato più alto»

«I giocatori “fanno” i giocatori, non “sono” giocatori.

La Juve può vincere il triplete, lo vorrei per Buffon. Il Bayern col Real ha subito un’ingiustizia, serve la Var»

  
Carlo Ancelotti (Reuters)
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«Ma lo sa quante squadre hanno fatto il triplete? Il Bayern nel 2013, l’Inter nel 2010, il Barcellona due volte e poche altre. È un’impresa, ma la Juve è messa bene: la Coppa Italia era uno snodo delicato e l’ha superato di slancio».
Ancelotti vince la Bundesliga: una carriera all’insegna dei trionfi
Vittoria in Bundesliga con il Bayern
Carlo Ancelotti, lei di trofei se ne intende: con la Bundesliga vinta alla guida del Bayern Monaco, ne ha conquistati 19 in 5 Paesi diversi. Questo le ispira un po’ di grandeur?
«Diciamo che non ho trovato squadre scarse: Milan, Chelsea, Psg, Real, Bayern. Ma comunque mi inorgoglisce, anche perché quando sono andato via dall’Italia avevo un po’ di preoccupazione: io in vacanza all’estero volevo sempre tornare a casa prima possibile... E invece sono ancora qui: il calcio ormai è universale».
C’è ancora qualcosa che le dà un brivido nel suo lavoro?
«Mi sveglio sempre con la voglia di andare al campo e preparare qualcosa per poi vederla realizzata alla domenica: è la cosa più bella. Non mi vedrei ad allenare tre giorni al mese, come in una Nazionale».
Ha superato le 1.000 panchine. Quando ha iniziato lo avrebbe mai immaginato?
«Mai. Dopo un Pescara-Reggiana 4-1 ho detto al mio assistente: “Ho deciso, smetto”. Lui mi ha risposto, “sei matto, tieni duro”. Ho tenuto duro».
Vincere qui cosa ha di diverso?
«La Bundesliga era l’obiettivo minimo, ma la soddisfazione c’è. Domani mi fanno il bagno con la birra e forse canterò pure. Certo c’è il rammarico per come sono andate le due coppe, in particolare la Champions».
L’eliminazione col Real ai quarti è stata un trauma?
«È stata un’ingiustizia. Nella storia rimarrà che il Real ha battuto il Bayern. E basta. Ma quello che è successo a Madrid al ritorno lo hanno visto tutti. E non è stato qualcosa di normale. Mettiamo la Var, perché è necessaria».
Juve-Real con che spirito la guarderà?
«Con grande interesse, simpatizzando per chi giocherà meglio. La Juve per me è soprattutto Buffon, che è stato un mio giocatore: la vittoria sarebbe il coronamento di una carriera stratosferica. E Andrea Agnelli era un ragazzo quando c’ero io: la Juve con lui è tornata ad essere un modello, grazie anche allo stadio».
Se pensa al Real pensa a Ronaldo?
«Non solo: Ramos, Modric, Marcelo, Benzema e altri. Mi sono trovato molto bene con i giocatori e forse ho pagato proprio questo».
Zidane l’ha sorpresa?
«Per niente. È intelligente e conosce benissimo il calcio».
Lei, Allegri, Zizou: si dice che siate soprattutto dei «gestori», quasi in modo dispregiativo. Che ne pensa?
«Tutti gestiscono una squadra, poi ci sono quelli che danno un’identità tattica molto ben definita e creano una tendenza, come Guardiola».
Conta di più il rapporto con la squadra?
«La chiave è creare un’idea di gioco in base alle caratteristiche dei giocatori e convincerli a seguirla. È un problema di coinvolgimento, non di imposizione. Io sono sempre stato accusato di buonismo, ma non è quello il punto: la questione è di aver a che fare con delle persone, non con dei bambini».
Il Bayern cambierà molto?
«Nessuna rivoluzione, il gruppo è molto solido. Smettono Lahm e Alonso, ma i giovani crescono».
Il mercato italiano lo guardate?
«Certo: quanto è la clausola di Belotti? Ecco, il mercato è caro dappertutto. E in Italia stanno uscendo giocatori di qualità, anche per il prossimo Mondiale: Verratti è maturato, come Insigne. È uscito Gagliardini e la difesa è sempre granitica».
A proposito di difesa: nella Juve si è creata «un’alchimia speciale» come l’ha definita Chiellini. Può portare al Triplete?
«Sì. È un sistema di gioco che si può sviluppare solo per il sacrificio dei giocatori e questo spinge tutti a dare di più, un po’ come il mio Milan dei trequartisti. Devo dire che Mandzukic per me è qualcosa di sorprendente: tenace lo è sempre stato, però è diventato tatticamente perfetto».
L’altro lato della medaglia può essere una convinzione eccessiva, come se il Real fosse un avversario qualsiasi?
«È impossibile sottovalutare il Real. Non so chi la spunterà, ma sarà molto equilibrata. Le due squadre si assomigliano come idea di gioco: forse gli spagnoli hanno più qualità e la Juve più solidità».
È d’accordo con Allegri quando dice che l’allenatore migliore è quello che fa meno danni?
«Sì. I danni li puoi fare se porti un’idea di gioco di cui sei convinto solo tu».
L’ha sorpresa di più il trionfo di Conte al Chelsea o la difficoltà di Guardiola al City?
«Quando sposi Guardiola non sposi un risultato, ma un’idea, una filosofia. Quindi devi andare avanti. Conte ha fatto il miracolo, perché è riuscito a motivare una squadra, cambiandone completamente la filosofia e passando ai 3 difensori. La sua forza è quella di essere convincente».
Per le milanesi-cinesi è stato un altro anno deludente. Che idea si è fatto?
«Il Milan non è partito per vincere il campionato, mentre l’Inter ha fatto investimenti importanti. E ha deluso».
Il Milan senza Berlusconi che effetto le fa?
«Mi fa pensare che tutte le cose hanno un inizio e una fine: anche il miglior presidente nella storia rossonera. Mi auguro che i nuovi abbiano le potenzialità per riportare in alto il Milan e per farlo servono i soldi: le idee contano, ma sei vuoi Higuain e non hai i soldi, come lo prendi?”.
Senza le milanesi ad alto livello la Juve vincerà ancora a lungo?
«Le squadre che vincono sono quelle col fatturato più alto, di lì non si scappa».
La Champions ha detto qualcosa di nuovo?
«C’è stata più qualità offensiva generale, nessun difensivismo esasperato. Neanche dell’Atletico Madrid».
Chi è la sorpresa?
«Mbappé. E Dybala, se lo consideriamo una sorpresa».
Un consiglio a Totti?
«La cosa migliore è che non siano gli altri a dirti di smettere. Se lui si sente di continuare lo faccia: può andare da un’altra parte, come fece Del Piero».
La Juve per lei è una ferita?
«No, è un’esperienza, come il Real: non ho rancori, credo che l’esonero faccia parte della carriera».
Sulla sua panchina c’è una data di scadenza?
«Non ho alcuna intenzione di smettere finché mi diverto: guardavo Ferguson a 2000 panchine e pensavo che fosse un mostro, ma il calcio fa provare emozioni uniche. E cambia in continuazione. Per questo aver giocato ti serve relativamente: rispetto a 20 anni fa è tutto diverso».
Il suo segreto qual è?«Avere cura delle persone. I giocatori “fanno” i giocatori non “sono” giocatori. Sono persone».
Che fa, cita Sartre?
«No, guardi io sono anche un po’ ignorante, ma la realtà è questa. Piuttosto, con l’esperienza vedo che gioisco meno per i momenti belli e soffro di più per quelli difficili. È strano e non so perché. Ma è così».
Quindi dopo gli errori dell’arbitro Kassai col Real ha sofferto il doppio: esiste un peso politico delle squadre?
«No. Esistono arbitri bravi e meno bravi. Tutti possono sbagliare, ma non così, a questi livelli. L’arbitro di Juve-Real è di Monaco e non ci arbitra mai: una volta ha fatto un errore entrato nella storia, ma è uno che sbaglia molto poco».
Perché Zidane fa giocare così poco Morata?
«Perché Benzema è il miglior centravanti per giocare con Ronaldo».
La Juve non vince la Champions da 21 anni: è un handicap o uno stimolo?
«Una statistica. Quel che conta è il coraggio che serve in queste partite, per dimostrare tutte le tue qualità».
Lei dove la vedrà la finale?
«In ferie, a Vancouver. Saranno le 11.45 del mattino. Poi cucinerò: in quello sì che sono davvero bravo».

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