domenica 21 maggio 2017

SEI SCUDETTI DI FILA : JUVENTINI NON FATE L'ERRORE DI SCORDARVELI PER CARDIFF

Risultati immagini per juve campione d'italia 2017

Ecco, è arrivato, la Juve di Andrea Agnelli ha raggiunto l'ennesimo record, stavolta però il più prestigioso di tutti : sei scudetti di fila.
A differenza della Juve degli anni 30 e del grande Toro, le squadre che in passato avevano realizzato la cinquina storica (eguagliata lo scorso anno), non c'è una formazione da imparare a memoria, né uno stesso allenatore in panchina.
Della Juve del primo, bellissimo, scudetto di Antonio Conte sono rimasti solo sei giocatori : Buffon, Barzagli, Bonucci Chiellini, Marchisio e Lichsteiner. Se ne sono andati, via via, Pirlo, Vidal, Pogba, Tevez, per parlare dei più forti, alcuni dei quali saremmo contenti fossero ancora qui, insieme a tanti altri bravi giocatori, ancorché non campioni (penso a Pepe, Giaccherini, Vucinic, Matri, Llorente, e sicuramente ne scordo diversi).
Gli allenatosi, si sa, hanno fatto staffetta : tre Conte, poi altrettanti Allegri.
La società invece è sempre stata la stessa, con Andrea Agnelli al vertice, Marotta e Paratici dirigenti e tessitori del mercato.
Come ricorda Massimiliano Nerozzi nell'articolo su La Stampa che segue, il motto agnelliano, ripreso da Jack Welk, ex patron della General Electric (non un cretino insomma), è : Cambia prima di essere costretto.
Per nulla affatto facile, ma in effetti così sta facendo, e sono certo che la Juve del prossimo anno, comunque vada a Cardiff, presenterà ancora importanti novità, a partire dalla panchina.
Ma questo è il futuro, e lascio agli juventini più ortodossi il difetto di fabbrica della casa : non fermarsi mai a gioire per un successo, per quanto sia importante, e pensare subito al prossimo traguardo.
Sicuramente è un principio che rende la Juventus diversa e più forte della concorrenza, in Italia.
Però vivere con la testa perennemente rivolta al futuro non è sano, e nemmeno giusto.
Il 3 giugno, a Cardiff, giocheremo contro una grande squadra, il Real Madrid, che ha giocatori fortissimi, e anche noi ne abbiamo, e sicuramente più abituati  a questi appuntamenti , e a vincerli. In quattro anni, questa è la terza finale che il Real raggiunge, è campione in carica, ed è la società che ha vinto più Champions nella storia : 11.
Naturalmente sarò felicissimo se vinciamo. Ma non mi dispererò in caso contrario. L'ho già fatto, quando ero più giovane ed eravamo nettamente favoriti : Amburgo e Borussia Dortmund.
Se alzeremo la Coppa, sarà triplete, bellissimo, sicuramente, ma se non accadesse dovremmo dimenticare quanto fatto in questi sei anni e in questa stagione ? Sei scudetti di fila, e negli ultimi tre anni dominio incontrastato in Italia, realizzando sempre la doppietta campionato e coppa nazionali.
E questo dominando le stagioni, con esclusione del primo anno, dove comunque arrivammo davanti all'ultimo Milan costellato di campionissimi, ancorché sul viale del tramonto, giocando meglio di tutti e non perdendo nemmeno una partita.
Ecco, tutto questo rimarrà. Come deve rimanere l'orgoglio per un traguardo così grande, sei scudetti consecutivi, mai nessuno, che ha dato un senso speciale al campionato in fondo più noioso dei sei.
Nonostante infatti alla fine vinceremo con un distacco inferiore, guardando agli anni passati (alla fine, rispetto alla Roma seconda ci divideranno solo due punti se non addirittura uno, immaginando la primavera della Juve in campo a Bologna domenica prossima) , questo è forse l'anno dove siamo stati più in controllo (oddio anche il secondo anno di Conte, con il Napoli secondo a 9 punti, fu un po' così...).
Sempre davanti, e con gli avversari già quasi rassegnati in estate, dopo l'arrivo di Higuain.
Personalmente, all'inizio io non ero tra i più tranquilli, nonostante la Juve abbia preso subito la testa, distanziando di almeno 4 punti le inseguitrici e mantenendo praticamente sempre almeno quel distacco (aumentandolo anzi in varie occasioni, tanto da potersi permettere la frenata finale, per concentrarsi sui quarti e le semifinali di Champions contro Barcellona e Monaco ).
MI sembrava che giocassimo male, e tuttora penso che la Roma di Spalletti e soprattutto il Napoli di Sarri abbiano giocato meglio a calcio, generalmente.
Oggi anche Allegri ha ammesso che ad un certo punto stavamo giocando non bene, e per questo inventò il 4-2-3-1, mettendo in campo tutti i migliori davanti : Mandzukic (mossa geniale spostarlo praticamente in mezzo al campo, recuperando finalmente i centimetri e i chili persi con Pogba) Dybala e Cuadrado dietro a Higuain. E quando il colombiano si è appannato, uno stratosferico Dani Alves al suo posto (il brasiliano era partito male ; sta finendo alla grandissima).  In questo modo la Juve ha migliorato la qualità della fase offensiva, rimanendo compatta dietro grazie al sacrificio di tutti.
Ecco, da quel momento la Juve ha dato un'impressione di forza crescente, e anche io, grazie al distacco aumentato almeno a sette punti, mi sono rasserenato.
Così, quando abbiamo pareggiato contro l'Atalanta (oddio quel gol preso al 90 non mi lasciò bene), il Toro e anche la sconfitta con la Roma (per me, juventino che vive nella Capitale,  quella è la partita che non si dovrebbe perdere MAI ) non mi hanno tolto il sonno. Bastava vincere in casa col Crotone, e siccome la nostra Perugia e il nostro Collina li abbiamo già avuti, ero sereno che oggi lo scudetto arrivasse, come è stato.
E sono molto, molto, molto contento, perché è il sesto. Ci tenevo davvero.
Un'altra cosa mi è piaciuta di questo campionato, probabilmente favorita da quella condotta di testa mai veramente insidiata : non ci sono state molte polemiche .
Si certo, quando abbiamo vinto al 97 contro il Milan si è parlato tanto, ma non in funzione del campionato, più che altro perché è "bello", per gli altri, poter rispolverare gli slogan d'antan : la juve che ruba, la Juve favorita dagli arbitri, il palazzo...  Durato poco, perché in un anno dove abbiamo avuto tre rigori tre a favore (pochini direi, senza voler fare paragoni con la Roma che ne ha avuti almeno il quadruplo), sempre davanti, sempre con vantaggi significativi, bé non c'era molto da recriminare.
Eppure qualcosa di strano, di diverso, in meglio, l'ho percepito, qui a Roma. Spalletti ha sempre riconosciuto che la Juve era più forte, che si doveva fare il massimo per avvicinarla, usando toni di grande rispetto.  E anche dopo domenica scorsa, dopo la vittoria del 3-1, addirittura le Radio romane sono state quasi pacate. Pochissimi a recriminare sui punti persi in precedenza, molti quelli che commentavano : sì, siamo stati bravi, ma la Juve era condizionata dal vantaggio rassicurante (lo scudetto era comunque certo, bastando la vittoria in casa col Crotone, come poi infatti è avvenuto) e dall'imperativo di non farsi male, in vista della finalissima di Champions.
Tutto abbastanza ovvio, ma non per i tifosi. Stavolta invece i più sono rimasti lucidi, obiettivi.
Una sorpresa, positiva.
Insomma un buon anno, che ha già portato due vittorie, questa del sesto scudetto da ricordare e da racocntare.
Comunque vada il 3 giugno.
Fatelo, amici di fede.


LaStampa.it

Crotone ko e sesto scudetto, la Juve entra nella storia

Partita mai in discussione: subito Mandzukic-Dybala, poi Alex Sandro nella ripresa

                    
Pubblicato il 21/05/2017
Ultima modifica il 21/05/2017 alle ore 19:28
    
Sei sono gli scudetti consecutivi della Juve, come mai era successo in Italia. Ma sei è anche un verbo, che indica l’essenza di un club e di una squadra, per la quale i titolisti hanno ormai saccheggiato il vocabolario: Juve sei unica, epica, leggendaria. L’ultima cronaca dello Stadium - 3-0 al Crotone, con gol di Mandzukic, Dybala e Alex Sandro - varca subito il confine della Storia. Dopo la Coppa Italia, mercoledì, ecco dunque lo scudetto, per un’accoppiata che solo il sogno del Triplete oscura. Invece, è già un’impresa, questo ciclo diventato dinastia: dai tre scudetti di Conte alla tripletta di Allegri, il tutto sotto il Governo di Andrea Agnelli. Che ripartì da un settimo posto, e da 95 milioni di rosso a bilancio, ed ha finito per fare dell’albo d’oro un album di famiglia. In attesa di giocarsi la seconda finale di Champions, nelle ultime tre stagioni. Insomma, c’era di che festeggiare, allo Stadium. 
 
BASTA IL PRIMO TEMPO  
Con la Roma risalita a meno uno, la Juve doveva battere il Crotone, e così è stato. Senza ansia, ma secondo il senso logico che accompagna le grandi squadre. E’ stata una vittoria da manuale del calcio, nel suo corso, inesorabile e letale: rete di Mandzukic, tagliando sul secondo palo, nel cuore dell’area, raddoppio di Dybala su punizione, con parabola imprendibile, dai venti metri abbondanti. Da lì in poi c’è stata qualche altra occasione, la presenza ordinata e dignitosa del Crotone, il posizionamento degli steward a bordo campo, i cori della curva. Tanto, agli occhi dei campioni, non c’era spazio per brutte sorprese, si andava con il pilota automatico: questa Juve è stata la più forte per 37 giornate (manca l’ultima, inutile, domenica a Bologna), ancor prima per cervello e nervi che per tecnica e tattica. Ha perso qualche sfida, a San Siro, due volte, ha preso brutti schiaffi, nella Genova rossoblù e a Firenze, ma non ha mai smarrito la testa: in senso figurato e letterale, cioè la calma e la classifica. 
 
DA AGNELLI AD ALLEGRI  
Questo è lo scudetto di una squadra che è sempre stata padrona del proprio destino, che ha saputo cambiare, anche radicalmente, grazie a un allenatore ormai diventato uno dei migliori al mondo. Ed è lo scudetto di Agnelli, dell’ad Beppe Marotta, del ds Fabio Paratici, della società insomma. Perché la Juve, che sette anni fa non partiva certo in prima fila, per rosa e per bilancio, ha saputo costruire e poi cambiare, anche quando le cose andavano bene, benissimo. Basti ricordare il centrocampo della finale di Berlino (Marchisio, Pirlo, Pogba, Vidal), di cui non v’è quasi più traccia. Altri giocatori, altre scommesse, altre certezze. In fondo, la vita e lo sport, sono una questione di tempismo, come ripeteva l’ex boss di General Electric, Jack Welck, che Andrea Agnelli citò: «Cambia, prima di essere costretto a farlo». Anche per questo, adesso si contano sei scudetti.

 

 
   
 

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