mercoledì 10 maggio 2017

IL ME NE INFISCO DI GRAMELLINI : SUGGERIMENTO APPREZZABILE

Risultati immagini per dichiarazione dei redditi 2016

Ho registrato con un qual certo stupore la nota odierna del diario quotidiano che Massimo Gramellini tiene sul Corriere della Sera.
Da uno come lui una posizione neutra sul Fisco nei giorni dell'anno in cui si ripropone la periodica querelle sulle dichiarazioni fiscali, con conseguenti polemiche sui dipendenti che diventano più ricchi dei "padroni", gli evasori ladri, le tasse che sono alte perché non le pagano tutti ( un luogo comune falso come una banconota da 1 euro), cose così.
Invece che ti trovo ? Una giusta, ancorché vana, esortazione a smetterla con queste pubblicazioni, che servono solo ad alimentare la guerra tra i due fronti, lavoro dipendente e quello autonomo, con i primi appunto a lamentare che loro le tasse le pagano tutte ( non possono fare diversamente...) mentre gli altri evadono a man bassa, e i secondi che accusano i primi, se dipendenti pubblici, di vivere spesso a sbafo, lavorando poco, con mille benefit, e che le tasse servono per lo più a pagare i loro stipendi, ché di servizi decenti non se ne vedono.
Forzature su entrambi i fronti, cui non c'è modo, pare, di trovare rimedio.
Tempo fa l'eccellente Ricolfi suggerì in un suo libretto - La Sfida Risultati immagini per la sfida di ricolfi - una soluzione : destinare il recupero delle tasse evase alla riduzione delle stesse (non succede MAI, eppure ogni anno i governi di turno si vantano di recuperare una decina e passa di miliardi ) e quello degli sprechi ( quelli che sparano cifre random parlano in genere di 60 miliardi !) a rinforzare il welfare (asili nido, borse di studio...).
A me pareva una buona idea, ma nessuno l'ha raccolta.
E allora meglio seguire il suggerimento di Gramellini : non rompeteci più con questi dati, servono solo ad alimentare il rancore sociale.


Me ne inFisco

Mercoledì 10 maggio 2017
Apprendiamo con viva e vibrante preoccupazione che, tra le categorie soggette ai famigerati studi di settore, i commercianti si sono conquistati la palma della più disgraziata. Nei mesi scorsi avevamo appreso con altrettanto sgomento che gli impiegati guadagnano più dei loro capi e praticamente non passa stagione senza la sua bella relazione, da cui si evince che l’Italia è un Paese di tassatori avidi e di tassati aridi, ai limiti dell’indigenza. Ogni statistica fiscale ha il potere di mettere tutti di cattivo umore.
I contribuenti sotto esame, che si sentono esposti alla gogna come evasori quando invece si considerano vittime di uno Stato che pretende molto, paga poco e restituisce ancora meno in termini di servizi. E i contribuenti a reddito fisso, che non avendo neanche la possibilità di evadere, guardano gli altri con diffidenza e cupa ostilità.
Da qualunque parte lo si osservi, questo genere di studi contribuisce non poco ad alimentare quel clima di rancore indistinto e rabbia repressa che avvelena il discorso pubblico, al bar come sul web.
Perciò, signori delle tasse, avrei un favore da chiedervi: evitate di dirmi quanto guadagnano e quanto versano, o non versano, le varie tribù di italiani. Prendete gli evasori veri, quando li trovate. Per il resto preferirei non sapere più niente. Con una certa dose di umorismo vi siete definiti «Fisco amico». Allora ricordatevi di quel film in cui, a chi gli raccontava di avere visto la sua ex con un altro, Massimo Troisi replicava: «Ma se sei mio amico, me lo dovevi proprio dire?».

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