martedì 24 ottobre 2017

DOPO IL REFERENDUM IN LOMBARDO VENETO, TORNA ALLA RIBALTA IL PROBLEMA DELLE DUE ITALIE

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Ieri avevo riportato in un post le risultanze di uno studio che quantificava l'importo a saldo dei trasferimenti del Nord allo Stato centrale : oltre 90 miliardi. 
Uno sproposito, tenendo conto, per farsi un'idea comparativa, che i Catalani sono furibondi per i loro 8 miliardi in più...
Avevo la curiosità di sapere com'era suddivisa la cosa per regione, e oggi trovo la risposta su La Stampa nella rubrica di Mattia Feltri : 
54 la Lombardia (!?!?!), 15 il Veneto (quasi il doppio dei Catalani, e lì sono 14 milioni, mentre nelle Venezie sono circa 5 !) , 8 il Piemonte e ben 18 la "grassa" Emilia (che infatti pure lei ha avviato una trattativa con il governo per modificare un po' le cose). 
Insomma i Catalani riempiono le piazze di Barcellona, laddove i nordisti nostrani tutto sommato non si agitano nemmeno più troppo (si erano scaldati all'inizio, con la secessione padana di Bossi, ma non tira più quell'aria, al momento almeno), eppure l'"altruismo" e la "solidarietà" chiesti ai ricchi barcellonesi sono  assai minori rispetto a quello coartate ( è già, ho sempre avuto difficoltà a capire come si coniugasse obbligo e generosità) alla gente del Po. 
Giustamente Feltri osserva : queste redistribuzioni, nel corso dei decenni repubblicani, sono servite quantomeno a ridurre il divario tra le due Italie ? Il sud è progredito un po' ? Be' dire un no secco, pare brutto, e per fortuna forse non è neppure vero.  Ad esempio in Puglia, grazie ad una migliore gestione del turismo ma anche dell'agricoltura, le cose sembrano andare un pochino meglio, e qualcosa forse si muove anche altrove (la Campania nel 2017 avrebbe addirittura un + 2,4 del pil ...) tenendo però conto che più bassa è l'asticella da cui si parte, e più è agevole inizialmente alzarla. 
In realtà il Federalismo, che non elimini del tutto il principio generale di unità e quindi di solidarietà, sarebbe importante per acquietare il nervosismo (che poi diventa rabbia) dei "ricchi" e responsabilizzare di più i "poveri", in modo che sfruttino meglio sia le proprie, di risorse, che quelle in più che gli arrivano. 
Vabbè, avevo i calzoni corti quando sentivo queste cose...parlo di nord e sud, perché in effetti il federalismo non era di modo quanto ero giovane. Lo diventò per un po' in età adulta, con gli anni '90 e primi 2000.  Ora si riaffaccia, anche grazie agli "egoismi" regionali altrui. 
Una cosa è certa, quello che c'è da noi, grazie anche al disastro prodiano della riforma del titolo quinto della Costituzione (Renzi voleva lodevolmente eliminare l'obbrobrio del professore, ma siccome è paraninfo teneva mischiata tutto il progetto di riforma, costringendo la gente a decidere in blocco : sapete com'è andata), non si capisce cosa sia : abbiamo stato centrale e regioni inefficienti, e tutti che si palleggiano la responsabilità.
Sarebbe il caso di decidere cosa vogliamo essere. 



LaStampa.it

Le due Italie

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MATTIA FELTRI

Il referendum di Lombardia e Veneto certifica che esistono due Italie. Lo sappiamo da sempre, anche se facciamo finta di niente. Sappiamo da sempre che la Lombardia ha un residuo fiscale folle, e cioè il saldo fra quanto versa e quanto riceve è negativo per 54 miliardi di euro l’anno (dati Eupolis). Il saldo negativo del Veneto è di 15 miliardi, e ci sono anche Emilia (18 miliardi) e Piemonte (8). Va avanti così da decenni. La Baviera, che è la Baviera, ha un saldo negativo di 5 miliardi. La Sicilia riceve 10 miliardi più di quanto versa. Sardegna, Campania e Calabria 5 abbondanti. Ogni lombardo devolve oltre cinquemila euro l’anno, ogni calabrese e ogni sardo ne riceve tremila. Tutto questo sarebbe logico e solidale se le regioni del Sud avessero risolto qualche problema, anziché aggravarli.  


Hanno una sanità migliore? No. Una scuola migliore? No. Strade migliori? No. Crescita economica? No. Se ne discute da almeno una trentina d’anni e il referendum certifica che qualche milione di italiani, al Nord, s’è rotto le scatole di vedere i soldi finire nell’assistenzialismo o nel tombino, e a tutto questo si dà un titolo: egoismo. 
Anzi, al plurale, egoismi, che sa più di sociologico, ma sfugge l’altruismo che si risolve in un implacabile scialo. Ci sarebbero due possibilità per evitare un lento sviluppo catalano: restituire più soldi al Nord oppure diventare impietosi con gli sprechi del Sud. O persino l’una e l’altra, insieme. È vero, viene fatica solo a pensarci. Toccherà aspettare lo sviluppo catalano. 

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