giovedì 8 marzo 2018

LAVORARE ? ANCHE NO, SUGGERISCE GRILLO

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Tutti gli osservatori sono convinti che l'atout vincente dei pentastellati e che ha consentito il clamoroso cappotto in tutto il sud d'Italia, senza eccezioni, sia il reddito di cittadinanza. 
Luca Ricolfi aveva cercato di spiegare le varianti di questo sostegno economico ai più bisognosi, e chi vuole può rileggere il suo articolo nel post https://ultimocamerlengo.blogspot.com/2017/01/luca-ricolfi-spiega-il-mito-del-reddito.html
In parole povere, denaro recapitato ad un individuo solo per il fatto che lo stesso è "cittadino", non esiste in pratica al mondo ( eccezioni Alaska, che galleggia sul petrolio, ha pochi abitanti e comunque non supera i 200 dollari , e Finlandia, sperimentale su un campione di 2000 persone), e quindi il nome è fuorviante.
Esiste invece in Europa, con diversi nomi, il reddito minimo, che cerca di soccorrere i soggetti meno abbienti in modo da superare quella che viene definita soglia di povertà. 
Dove c'è, ci sono anche varie regole per averlo e per non perderlo. Regole vere, che vengono fatte rispettare.
Il disoccupato deve per esempio effettuare dei corsi di formazione, per nuovi lavori, e non può rifiutare - pena la perdita del sussidio - le offerte di lavoro che gli vengono proposte dall'ufficio di collocamento (o l'ente similare predisposto). 
In Italia l'introduzione di un sistema simile fa tremare, al pensiero di come l'unica cosa certa sarebbe l'erogazione dei denari, mentre sui controlli - formazione e accettazione delle offerte di lavoro - chi scommetterebbe ? 
Sul tema, ovviamente particolarmente caldo visto il traino clamoroso che ha comportato, si sofferma il mio caro amico Mauro Anetrini, grande avvocato ma anche acuto osservatore di cose politiche e sociali, con un commento che di seguito propongo.
Buona Lettura 

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“ decido io se lavorare, come lavorare, quanto lavorare. Magari non faccio niente, chi lo sa...”
Sono parole di Beppe Grillo, che spiega il suo concetto di reddito di cittadinanza. La collocazione dell'individuo “al centro” dovrebbe essere finanziata con un “progressivo” incremento delle tasse sui consumi, esemplificato come segue: chi deve pagare le tasse, il panettiere che si alza alle tre di notte o chi compera il pane? (La risposta corretta sarebbe: il panettiere sul reddito che produce; il cliente sul consumo. Grillo scarica tutto sul consumatore)
C'è poco da fare: l'ideologo del partito di maggioranza relativa si commenta da sé. Parla a vanvera, senza avere la minima idea di quello che dice. Fa spettacolo, non politica. Fa uno spettacolo vergognoso, perchè tace sul fatto che il reddito proposto sarebbe fagocitato interamente dalle imposizioni sui consumi. Sarebbe un reddito di sopravvivenza, non di cittadinanza.
E, tuttavia, nonostante tutto questo, nonostante i paradossi di Giggino Di Maio – il quale, davanti ad un allibito Floris, propone di finanziare il reddito di cittadinanza sopprimendo gli enti inutili e sostenendo con il reddito di cittadinanza i dipendenti licenziati – i guru del politicamente corretto, Scalfari in testa a tutti, propongono la coagulazione della più grande forza di sinistra mai esistita in Italia. PD e 5 Stelle dovrebbero guidare le grandi masse popolari verso il sole dell'avvenire.
Occhio, ragazzi. Occhio, che state prendendo (e vorreste far prendere anche a noi) un brutta china, un sentiero che vi porterà alla fame, inseguendo idee che contrastano (pure) con il cardine della Costituzione.
Ricordo male o l'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro? Sul lavoro di chi, se, come dice Grillo, “magari non faccio niente”? Da dove li prendiamo i soldi per sostenere la popolazione? Sopprimiamo il denaro? Lo virtualizziamo? Creiamo una partita di giro ingannevole?
E perchè non dovrebbe essere giusto guadagnare di più, se si lavora di più? Grillo dice il contrario. Grillo – questo, però, non lo ricorda -, che ha un reddito importante e che del sussidio può impipparsene di qui fino all'eternità.
Avrei qualche domanda: come finanzieremo la costruzione di nuovi ospedali, di nuove strade, di nuove scuole? Come reggeremo il confronto con gli altri paesi, dove continueranno a lavorare? Che cosa accadrà al tessuto sociale del Paese?
Suvvia, siamo seri. Grillo e i suoi recitano una litania moralmente discutibile; fanno il gioco delle tre carte; vaneggiano.
Ci sarebbe da ridere, se non balenasse il sospetto che dietro quelle parole insensate si celi un disegno di distruzione eterodiretto e, quindi, ancora più pericoloso.
Il vero tema di cui discutere è questo: chi c'è dietro questi pasdaran dell'economia creativa che hanno buggerato un terzo degli elettori con la promessa di un cambiamento irrealizzabile? Che cosa vogliono i burattinai?

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