martedì 1 novembre 2011

BARICCO TRIONFA ALLA LEOPOLDA: GLI ERRORI CHE LA MIA GENERAZIONE HA FATTO

Alessandro Baricco è un grande affabulatore. E' affascinante ascoltarlo. Non ti annoia. Questa è una dote rara di per sé, lasciatevelo dire che uno di noia è ormai un po' ammalato, afflitto da luoghi comuni, da slogan, dal politically correct. Quando mi va bene, si fa per dire, mi tocca il relativismo da mercato: quello per il quale 
ogni tesi è sostenibile. In genere è la risorsa di persone intelligenti e pigre. Cosa fanno queste persone? Prendono un po' di informazioni, non tante, ma quelle note a tutti, le miscelano nella loro struttura ideologica che si sono formate negli anni e imbellettano con un po' della loro mente (che di per sé non sarebbe cattiva). Tanto, male che va, è la loro opinione, degna di cittadinanza come tutte. Ho spesso citato qui il bel libro di Luca Sofri, "un grande paese"  che spiegava in modo garbato ma netto come sia giusto vedere le cose da più angoli, approfondirle, ma poi, almeno spesso, ci sono le idee GIUSTE e quelle sbagliate. Anzi lui dice LE COSE, e conclude: bisogna cercare di fare quelle giuste...
Tornando a Baricco, (trovate il video in rete oppure qui http://www.camilloblog.it/archivio/2011/10/29/il-discorso-di-baricco-alla-leopolda/ godetevelo, vale la pena), bello il suo intervento alla convention di Renzi alla stazione Leopolda di Firenze.
Baricco esordisce ricordando che ha 50 anni, e a 30 aveva la grande voglia di cambiare le cose. A 50 anni vede il fallimento sostanziale della sua generazione - e quindi di quella precedente...i dinosauri di Renzi -  e quindi si rivolge alla platea con un discorso fintamente umile e accattivante fondato sugli errori da NON fare, che lui, e i suoi, conoscono bene, proprio per averli fatti. 
La prima cosa che gli viene in mente è la cattiva realizzazione di un'ideale che lo/li animava: la difesa dei deboli. 
L'idea è giusta, afferma Baricco, è una BELLA idea. Ma è stata realizzata MALE. Attraverso un sistema ingessato di tutele, di difese che alla fine hanno creato privilegi e diseguaglianze...quelli che ne hanno goduto e ne godono avendo avuto la fortuna di nascere negli anni giusti e quelli che invece resteranno completamente fuori da quei sistemi.
Si pensò che quei  DIRITTI potessero esistere a PRESCINDERE....senza preoccuparsi di conservarne i presupposti anche tramite una serie di DOVERI.
Il sistema BLOCCATO che ne è emerso è un sistema che in realtà penalizza molto più i deboli che i forti. Il forte in un sistema asfittico soffrirà pure, ma il debole, dice Baricco, MUORE.
Come può esserci un metodo dinamico? Il primo elemento, fondamentale, è una scuola efficiente. Anche qui Baricco ricorda come un'idea giusta, la scuola per TUTTI, sia stata poi fraintesa come una scuola dove tutti entravano uguali (giusto) e tutti uscivano uguali (sbagliato). Perché la scuola, attraverso la possibilità ai capaci di andare più avanti, permetteva un salto di livello sociale. Io nella mia famiglia l'ho visto. I miei nonni paterni erano persone semplici, mio nonno lavoratore alla STEFER (oggi ATAC), mia nonna casalinga, 4 figli, diedero a tutti la possibilità di studiare. Il più bravo, mio padre, divenne magistrato, salendo quindi nella scala sociale. La più piccola delle sorelle divenne professoressa. Le altre due non erano portate negli studi e si impiegarono. Tutti e 4 ebbero la stessa opportunità, e la usarono in modo diverso.
Quindi, una società dove il RISCHIO è previsto e anche premiato, una società DINAMICA è migliore di una società bloccata, arroccata in difesa dei "vecchi" e sorda, di fatto ( le parole non contano) alle esigenze dei nuovi.
Altro errore è l'aver paura di parole "brutte", e quindi non pronunciate ma che esprimono concetti GIUSTI. Baricco le cita con fatica: MERITOCRAZIA, e CLASSE DIRIGENTE. Concetti evidentemente collegati al discorso della scuola di poc'anzi . Il risultato, sotto gli occhi di tutti, è l'assenza di una VERA classe dirigente nel nostro paese, che in questo senso è l'unica cosa veramente BIPARTISAN che si può trovare in Italia.
Perchè le parole che non si dicono, chiosa il nostro pifferaio magico, sono quelle che poi non si fanno.
Baricco prosegue affascinante e malinconico : la paura di perdere della sinistra.
Un complesso che l'ha portata , dice lui, a muovere sempre per seconda. A essere più ANTI, che pro. Ma chi gioca a scacchi, ricorda Baricco, se prende  sempre i neri, se muove sempre per secondo, più spesso come destino, bene che vada, ha una PATTA. Se poi, cosa più probabile, si perde, allora c'è sempre l'alibi: eh...abbiamo mosso per secondi...VERO, ma mica qualcuno ti obbliga a scegliere sempre i "neri"!!!
La storia degli alibi è lunga....L'altro che vince ha barato! Ma possibile mai, dice Baricco, che bari sempre??? Anche statisticamente è quanto meno improbabile....Bé allora la colpa è della maggioranza degli italiani, incolti e meschini....Il complesso dei "migliori"....peggio che andar di notte
Baricco ricorda le sue degne battaglie per portare novità nel settore della cultura, nel cercare di svecchiare, di immaginare un mondo che non stia sempre lì con la mano tesa verso il denaro pubblico...apriti cielo ai tempi... E ricorda come fosse frustrante il tentativo di convincere persone che ormai erano stratificate nella loro mente, assolutamente incapaci di IMMAGINARE qualcosa di diverso. La sinistra odierna, afferma sconfortato, è la forza più conservativa del nostro paese. 
Questa gente non è convincibile, conclude, e va semplicemente SUPERATA (boato di applausi dei 10.000 presenti).
La chiusura è sorridente, come lo è in fonda la finta mestizia di Baricco:
" Non abbiate paura di perdere....anche perché è una cosa che porta pure un po' sfiga..."

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