Massimiliano Annetta è tante cose. Un amico, in primis, poi una persona di non comune intelligenza, poi un collega e infine un appartenente (almeno lo era, ultimamente non so, che troppa autonomia di pensiero non è granché garbata da quelle parti)al direttivo PD della Toscana.
Uno di Sinistra, dunque, da sempre.
E allora come mai io condivido ogni riga e ogni parola di quello che lui scrive su De Magistris e i suoi fan (spariti, come sempre nella disgrazia). ?
De Magistris: “per quanto voi vi crediate assolti siete per sempre
coinvolti”
Mi direte: che c’entra il Sindaco
di Napoli con la Canzone di Maggio di Fabrizio De Andrè?
Rispondo subito: è che quelli che
proprio non riesco a digerire non sono i De Magistris, i Di Pietro, gli
Ingroia, ma i loro sponsor e a cascata i loro tifosi, i quali codardamente si
eclissano velocissimi nell’ora della caduta di quelle che sono, come scritto da
uno straordinario Guido Vitiello, “nulla più che icone warholiane”.
Vediamo di capirci: a me De
Magistris non sta affatto simpatico, non solo per il modo nel quale costui ha
costruito la sua carriera politica; altri ce ne sono stati ed altri ce ne
saranno. Lo schema è chiaro quanto elementare: si prendono uno o più personaggi
di rilievo e si mettono sotto inchiesta. In proposito uno dei massimi cantori
di questa figura di magistrato aveva coniato fin dai tempi di tangentopoli il
termine di “controllo di legalità”, e hai voglia a dire che costituzionalmente
questo compito non è demandato alla magistratura, loro sono i “buoni” e per
loro, come per Saint Just, non importa appurare se il Capeto sia o meno
traditore, il fatto è che egli non può regnare impunemente.
E ancor meno simpatico mi sta il
De Magistris sindaco di Napoli. Un improbabile Masaniello, l’ennesimo
magistrato prestato alla politica vendendo ai napoletani l’illusione di salvare
quella splendida e disgraziata città facendole la morale; insomma, un triste
epigono di quella napolitanità deteriore così ben descritta da due magnifici
autori come Raffaele La Capria e Domenico Rea.
Nonostante questo, la circostanza
che si debba dimettere, pena la decadenza coatta, in forza della Legge Severino
non mi rallegra affatto. La legge Severino è una brutta legge, un monumento
all’abdicazione della politica a fronte delle tricoteuses urlanti, ed
evidentemente incostituzionale è la intepretazione che se ne offre. La
decadenza dalla carica di sindaco ha contenuto simile, se non identico,
all’interdizione dai pubblici uffici e come tale non può essere retroattiva.
Valeva per Berlusconi e vale per De Magistris, con buona pace dei garantisti ad
intermittenza alla Travaglio.
Ma il fatto da rilevare è un
altro, ovvero che i Di Pietro, i De Magistris, gli Ingroia non sono incidenti
del destino.
Ricostruiamo la la parabola
politica del nostro. Il primo a scoprirlo è il solito Travaglio sul blog di
Grillo, segue a ruota l’antesignano Di Pietro, e infine la canonizzazione in
diretta televisiva a casa Santoro. Fu allora che debuttò una specie di
saldatura tra un gruppo di PM militanti con testa di ponte in Sicilia
raccordati con un gruppo di giornalisti sparsi sui principali quotidiani che
trovava i suoi cantori televisivi in trasmissioni come Anno Zero et similia.
Una vera e propria “macchina da guerra”, un esercito di liberazione popolare
con alla guida questi improbabili generali ed una truppa di cittadini “onesti”.
Ci sarebbe quasi da sorridere, se queste truppe scelte non avessero lasciato
sul loro cammino decine di morti e feriti, in forma di poveri disgraziati che
hanno visto la loro esistenza rovinata da inchieste giudiziarie immancabilmente
svanite nel nulla. Ebbene, il punto sta proprio qui, perché a chi scrive che
questa armata Brancaleone la passi liscia non va proprio giù.
La colpa è vostra, prima ancora
che dei vari “Giggini”, di voi furbacchioni che quelle sacre effigi avete
alimentato e sfruttato - ché ormai il giornalismo embedded in favore di certe
Procure è diventata una professione assai remunerativa, fra articoli e libri
che sono il copia-incolla di atti giudiziari e comparsate televisive e
teatrali, quando non addirittura trasognate trasposizioni cinematografiche - ma
pure di voi che le avete idolatrate festeggiando gli avvisi di garanzia al
potente di turno. E vi contesto pure un’aggravante: avete preteso di farlo da
sinistra, facendomi sentire troppe volte come un estraneo in casa mia.
Ecco perché “anche se vi credete
assolti siete per sempre coinvolti”.
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