venerdì 3 ottobre 2014

PRIMA DI WHY NOT, TUTTI GLI ASSOLTI DI GIGGINO IN TOGA. UN UTILE PROMEMORIA DI FACCI



Per chi volesse avere una visione d'insieme di quanti disastri fu capace di fare De Magistris con la toga, e così capire la personale gioia quando seppi che lasciava la toga per mettersi a fare il politico, può perdere dieci minuti per leggere il lungo articolo (i flop dell'ex pm sono assai ...) che Facci dedica alla questione. Lo stimolo gli è venuto sentendo Giggino che da Floris raccontava come, fino alle inchieste politicamente più sensibili (e quindi la storia dei "poteri forti" che, toccati, gli si sono rivoltati contro), lui. fosse stato un magistrato più che stimato...
Magistrati così sono un pericolo, anche perché, con l'attuale sistema, assai poco arginabili, che con la storia - in astratto giustissima - dell'autonomia e dell'indipendenza , questi sono diventati intoccabili (infatti guardate che barricate per la responsabilità civile, pure sancita sia da un referendum popolare che dall'Unione Europea), e fino alla pensione tocca tenerseli (anche oltre, come Bruti Liberati). 
Meglio in politica. Certo, di guai ne ha combinati anche a Napoli, ma intanto non c'è andata di mezzo la libertà delle persone, e questa è già una cosa importante, e poi i napoletani lo hanno votato : se la prendessero con se stessi e non ripetano l'errore la prossima volta, che tanto Giggino l'ha già detto che lui si ricandida...




Filippo Facci: Luigi De Magistris da pm perdeva anche con i morti

Filippo Facci: Luigi De Magistris da pm perdeva anche con i morti

L’altra sera, intervistato da Giovanni Floris su La7, l’ex sindaco Luigi De Magistris ha detto che prima di avviare le sue indagini più famigerate (Why not, Poseidone, Toghe lucane) lui era un magistrato più che stimato: dopodiché è diventato «il Riina dei magistrati». Il quotidiano Libero è orgoglioso di presentarvi una rapida e rigorosa ricognizione in tutti i procedimenti architettati da De Magistris prima di allora. Leggere per credere.
1) Luigi De Magistris fu nominato magistrato di tribunale l’8 luglio 1996 e giunse a Catanzaro quell’anno stesso. Vi rimarrà quattro anni. Il primo procedimento di cui si ha notizia riguarda una contestazione per evasione fiscale a un impresario funebre che però muore prima del rinvio a giudizio. I parenti si oppongono all’archiviazione e all’udienza preliminare riescono ottenere il proscioglimento: «Il fatto non sussiste».
2) Di seguito De Magistris ipotizza illeciti finanziamenti della Regione Calabria per otto strutture alberghiere: 54 indagati tra i quali vari assessori. C’è anche Giuseppe Nisticò, presidente della Regione, e l’avvocato dello Stato Aldo Stigliano. Quest’ultimo viene prosciolto in udienza preliminare. Per il filone “hotel Sibari”, vengono prosciolti tutti gli imputati perché «il fatto non sussiste». Nisticò e famiglia sono prosciolti anche loro. Il fratello del presidente regionale viene inquisito da De Magistris anche per falso ideologico e sottrazione di beni sequestrati: prosciolto dal gup. Filone “hotel Marina di Bruni e Marina di Marchese”, finanziati dall’Unione europea: 18 imputati (compreso un comandante di polizia, un assessore all’ambiente, il capo di gabinetto regionale) vengono assolti in primo grado e anche in Appello, nel 2008.
3) Inchiesta 1471/96 sulla cosiddetta «clinica degli orrori»: ne fanno le spese 21 incensurati di una clinica privata con accuse turpi: violenza contro un centinaio di malati mentali, omicidio, favoreggiamento di latitanti, falsi certificati per esonerare dei figli di mafiosi dal militare, sequestro di persona. Clamore mediatico, La vita in diretta (Raidue) si sofferma per settimane. Tutto era fondato sulle confidenze rese a De Magistris da un ex infermiere. Tra gli arrestati un primario già medico militare pluridecorato con diverse missioni all’estero alle spalle, medico legale nella stessa Procura che l’aveva arrestato, gravemente infartuato dopo la carcerazione. De Magistris, a un anno dal primo arresto, lo incarcerò una seconda volta e tentò di coinvolgere anche Giuseppe Chiaravalloti, avvocato generale presso la Corte d’Appello e futuro presidente della Regione: ma il procedimento che lo riguarda, dopo varie intercettazioni telefoniche, finirà in nulla. L’udienza preliminare dell’’inchiesta “clinica degli orrori” sfocia in una sentenza di non luogo a procedere per tutti: De Magistris impugna la sentenza, ma nel gennaio 1999 la Corte d’Appello conferma i proscioglimenti. La vicenda si inerpicherà in un totale di 11 processi in 10 anni, e alla fine saranno assolti tutti gli imputati tranne uno: l’infermiere che aveva fatto da confidente di De Magistris. Il cardiopatico Bonura e il trapiantato di fegato Salvatore Moschella, invece, riceveranno 50mila e 180mila euro per ingiusta detenzione. La clinica, sputtanata, sarà ceduta. La Corte d’Appello liquiderà ingenti riparazioni anche per gli altri.
4) Prima inchiesta di De Magistris sulla massoneria. Il pm ipotizza che un gruppo di “muratori” si riunisca ogni venerdì per tramare contro la regione Calabria: vengono inquisiti in 31 per violazione della Legge Anselmi e truffa e associazione per delinquere eccetera. Poi gli inquisiti restano sei. In udienza preliminare verranno tutti prosciolti perché «il fatto non sussiste».
5) Inchiesta 174/97 contro cinque assessori comunali accusati di abuso d’ufficio, tra essi la madre di un giudice di Catanzaro, dove lavora De Magistris. Vengono tutti prosciolti alla fine del 1997 perché «il fatto non sussiste» e per «assoluta inconsistenza dell’accusa». De Magistris ricorre fuori tempo massimo. Tra le accuse c’era quella di aver fatto una ri-assunzione in Comune con una delibera irregolare: ma a stabilire che era regolare c’era già una sentenza del Tar del settembre 1995. Ma De Magistris aveva proceduto lo stesso.
6) Inchiesta 609/96 sulla costruzione del nuovo palazzo di giustizia di Catanzaro: diciassette indagati e «tentativo di abuso d’ufficio» e «tentativo di truffa aggravata» ipotizzati per tre personaggi che implicano la complicità dei vertici della magistratura catanzarese. Si ipotizza un ruolo della massoneria. Il sequestro del palazzo in costruzione viene subito revocato dal Tribunale della libertà. Viene coinvolto il procuratore Generale Giuseppe Chiaravalloti che sarà prosciolto in udienza preliminare e anche in Appello. Per quanto riguarda l’inchiesta sul nuovo palazzo di giustizia, quattordici indagati vengono archiviati e tre (febbraio 1998) vengono prosciolti perché il fatto non sussiste. De Magistris fa appello: respinto. Allora De Magistris trasmette alla Procura di Messina (competente su Reggio Calabria) una nota dove si ipotizzava che Chiaravalloti avesse rivelato dei segreti d’ufficio: archiviata. Dalla sentenza si evince che le indagini su Chiaravalloti erano cominciate quando era ancora avvocato generale a Catanzaro, cioè nella stessa sede giudiziaria dove operava De Magistris: una procura aveva indagato su se stessa.
7) Breve inchiesta con l’accusa di falso contro alcuni farmacisti comunali che a dire di De Magistris non avevano obliterato alcune fustelle, ossia i talloncini dei prezzi presenti sulle scatole dei medicinali: verrà fuori che i farmacisti non avevano potuto obliterare le fustelle perché proprio De Magistris, per altro procedimento, aveva sequestrato l’apparecchietto per l’obliterazione. Archiviato tutto.
8) Inchiesta Artemide che porta all’arresto per corruzione dell’assessore regionale all’Ambiente. Tre mesi di carcere, ma il processo non ci sarà per intervenuta prescrizione.
9) De Magistris nel settembre 2003 chiude le indagini sul sindaco di Catanzaro (e altri) accusato di svariati reati come falso, abuso d’ufficio e concussione. Nel gennaio 2008 tutti gli imputati (compreso il sindaco e il comandante dei vigili) vengono assolti perché «il fatto non sussiste». Dalla sentenza si apprende che De Magistris ha condotto indagini «in modo poco distaccato e obiettivo... senza procedere ai necessari approfondimenti investigativi». De Magistris ricorre in Appello, ma la sentenza viene confermata.
10) Inchiesta su irregolarità negli esami di procuratore legale: risulta evidente che, su 2301 partecipanti, 2295 avevano copiato. De Magistris però non riesce a dimostrarlo e il procedimento finisce in nulla.
11) Inchiesta su due villaggi turistici a Botricello (Catanzaro, 2003) ai danni di diciotto persone, 4 anni di sequestro, finanziamento europeo che va perduto. Nel maggio 2007 il gup proscioglie tutti i malcapitati e ne cita semmai la «condotta corretta e trasparente». Altri due sequestri (2004) riguardano i cantieri per le strutture di Davoli Marina e di Berenice: secondo il pm la concessione edilizia (n. 15 del 23/5/2003) è irregolare, ma il Tribunale della libertà revoca il sequestro per insussistenza dei presupposti e la cosa è definitiva perché De Magistris non ricorre. Rimangono i danni, ma sempre meno gravi di quelli per il sequestro di Marinagri, grande comprensorio che prevedeva un porto marino e imponenti strutture. Il magistrato tenta di sequestrarlo una prima volta nel 2007, ma il Tribunale della libertà e la Cassazione rispondono picche. De Magistris ottiene ugualmente il sequestro ipotizzando violazioni del Piano Idrogeologico, anche se la competente l’Autorità di Bacino l’aveva ritenuto regolare. 1726 lavoratori devono fermarsi per più di un anno (senza contare i 293 acquirenti italiani ed esteri) ma De Magistris non concluderà l’inchiesta perché si candiderà alle Europee nel 2009. A Policoro, dove vivono centinaia di famiglie investite dal sequestro di Marinagri, si costituisce una “Associazione vittime di De Magistris”.
12) All’inizio del 2004 De Magistris prova a sequestrare un intero ospedale regionale, il Pugliese-Ciaccio di Catanzaro, ma il gip respinge la richiesta. Il pm chiede l’arresto di dieci persone per associazione per delinquere in relazione a un appalto di lavanderia: il gip concede le manette solo per tre. Il 24 febbraio De Magistris si dispone da solo il sequestro, facendolo controfirmare a un altro magistrato. Arrivano le telecamere di Ballarò (11 marzo) e al caso è dedicata quasi un’intera puntata. Poi il Tribunale della libertà revoca il sequestro ed evidenzia macroscopici errori di diritto: De Magistris non ricorre neppure. Il procedimento finirà a Roma per competenza, e nel luglio 2007, dopo aver giudicato inutilizzabili tutte le intercettazioni, è non luogo a procedere per tutti. Prosciolti. Altri due filoni sanitari finiranno con archiviazioni.
13) Inchiesta sul presidente della Regione Agazio Loiero, accusato di vari reati legati a forniture mediche all’ospedale di Catanzaro. Nel febbraio 2008 è accolta la richiesta di non luogo a procedere avanzata da un pm che ha sostituito De Magistris, che è in ferie. La sentenza non viene impugnata.
14) De Magistris manda ad arrestare cinquantasette persone con un’accusa da brivido: associazione per delinquere finalizzata all’introduzione di clandestini da avviare alla prostituzione e al traffico d’organi. Gli arresti, d’urgenza, non passano neanche dal giudice. Tra gli ammanettati una stimata professoressa catanzarese già protagonista di iniziative nel mondo del volontariato: l’accusa si tradurrà nell’aver assunto una badante clandestina per la madre morente, eventuale reato che, notò il gip, non prevedeva neppure il carcere. Manco a dirlo, le assoluzioni con formula piena furono la regola per «totale assenza di prove».
15) Nel 2004 De Magistris arresta sei persone (anche due ex deputati e un giornalista) e ne indaga trentaquattro tra prefetti, sottosegretari, assessori, consiglieri, magistrati e quant’altro. Accusa: associazione mafiosa, violenza, minaccia a corpo giudiziario. Finisce sequestrato anche un giornale che avrebbe ordito per delegittimare dei magistrati di Reggio Calabria. Il Tribunale del Riesame annulla molti arresti perché tra gli intercettati c’erano dei parlamentari. Il presidente dei gip archivia tutto e denuncia violazioni costituzionali nel comportamento di De Magistris, che intanto è stato trasferito a Napoli. Un altro filone vede l’assoluzione per tutti gli imputati. La Corte d’Appello di Catanzaro s’incaricò di versare i danni a tutti gli innocenti arrestati.
16) Inchiesta “Drug off” del 2006: 477 capi d’imputazione e 70 fermi per traffico di droga e traffico di auto rubate. Molti arrestati vengono subito liberati dal gip e dalla Cassazione. De Magistris in seguito viene trasferito a Napoli. In 18 scelgono il rito abbreviato: il gup decide per il non luogo a procedere. Un altro imputato muore. Tutti gli altri 51, otto anni dopo, sono assolti con formula piena.
In tutto questo, le inchieste Why not, Poseidone e Toghe lucane non erano ancora incominciate.

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