Qualche tempo fa postai la notizia del Presidente uruguaiano Mujica, ex tupamaro, che, stanco dei disordine negli stadi e dei feriti tra le forze dell'ordine, annunziò che era anche possibile che la polizia non sorvegliasse più i tifosi nelle partite di calcio. Applaudimmo l'idea ( http://ultimocamerlengo.blogspot.com/2014/04/via-la-polizia-dagli-stadi-arrangiatevi.html ), anche se poi non credo sia stata portata avanti (si sarebbe saputo).
Adesso è Renzi che dice alle società : la polizia negli stadi ve la dovete pagare. Figuratevi i Club ! La prima cosa che hanno replicato è che lo Stato già prende un miliardo di euro dal calcio, ci può pagare anche gli straordinari dei poliziotti, il che potrebbe suonare obiezione valida, ma che non mi convince del tutto. Premesso che le tasse italiane per me sono troppo alte, sempre, cosa c'entrano con l'ordine pubblico straordinario richiesto "ogni maledetta domenica" (vabbè, le partite ormai si spargono lungo il fine settimana e oltre, ma ci siamo capiti) per tenere separate le frange folli e becere dei tifosi di calcio ?
Non è che siccome pago le tasse, se poi organizzo una festa con centinaia di invitati, pretendo che lo Stato mi passi il servizio d'ordine ! Senza contare quello che poi troppo spesso dentro e fuori dagli stadi accade, con scontri, feriti e vandalismi.
I signori dal calcio annunciano lo sciopero, e a me verrebbe un sonante " e sti caxxxx ??", ma so di essere in errore. Dai tempi della Roma imperiale (ma anche prima), "panem et circenses" sono trucco fondamentale per chi governa, e togliere il giocattolo più amato sarebbe misura assai impopolare. Ecco perché le partite non vengono (quasi) mai fermate, e anche quando ci scappa il morto - a volte è accaduto anche questo - il campionato non è mai stato sospeso, nemmeno per un turno.
Però Renzino quando si tratta di recuperare soldi (penso alla Rai), è uno tosto, e credo che alla fine i club qualcosa sborseranno.
I club vogliono
fermare il decreto
dei
25 milioni
alle forze di polizia
Passa la fiducia, non la paura dello sciopero: in bilico il turno tra il 18 e il 20 ottobre, in A è la settima giornata. Questo perché ieri la Camera ha dato il via libera al decreto Alfano sulla violenza negli stadi: 323 sì, 168 no e 9 astenuti, testo approvato con buona pace dei club di calcio che dovranno pagare circa 25 milioni l’anno per gli straordinari dei poliziotti in servizio da stadio. Per ora è stato confermato il prelievo coatto di una quota (dall’1 al 3%) sugli incassi da botteghino, ma il 7, martedì, la Camera voterà l’eventuale ritocco che permetterebbe di allargare il bacino tassabile al totale delle entrate dei club, diritti tv compresi. Poi, probabilmente martedì 14, il decreto passerà in Senato dove dovrà essere convertito in legge entro il 21, pena la decadenza. E il calcio che fa? Semplice, non si rassegna al ruolo di locomotiva dello sport e non ci sta a versare nelle casse dell’Erario un’aggiunta al contributo (circa un miliardo di euro) già a regime. Quindi si prepara alla battaglia in Senato (l’uomo chiave sarà Franco Carraro) e attrezza la reazione choc: per venerdì 10 la Lega di A ha convocato a Milano l’assemblea d’emergenza, la B e la Legapro si muoveranno in armonia, ha caricato Lotito, testa di ponte tra Figc e Leghe. Il che porta dritti ad uno sciopero che potrebbe essere annunciato proprio il 10 stesso, cioè a soli quattro giorni dall’approdo del testo in Senato. Come una pistola poggiata sul tavolo da poker. E la data, l’unica utile considerata la pausa per la Nazionale, potrebbe essere quella della giornata numero 7 in serie A, anche se i vertici delle istituzioni sportive sperano di trascinare il premier Matteo Renzi ad un confronto risolutivo. «Sciopero? È prematuro», ha rimandato il presidente Figc, Carlo Tavecchio (foto). «Penso sia una cosa inaccettabile per un sistema che paga un miliardo di euro di tasse. Demagogia insostenibile!», il tweet di Andrea Abodi, leader della serie B che poi ha aggiunto: «In un Paese civile ci si confronta». Mentre Maurizio Zamparini ha dato la sua pizzicata al premier: «Lui e i politici si pagassero le loro scorte».
Andrea Arzilli
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