sabato 3 gennaio 2015

PIETRO BARBINI MENO VITTIMA DI LUCIA ANNIBALI ? PERCHE' E' MASCHIO E LA CRIMINALE DONNA ?

Una ragazza disturbata, Martina, che usava probabilmente l'amicizia di Pietro, un bel giovanotto coetaneo ed ex fidanzato dei tempi del liceo, per fare un po' ingelosire l'amante, Alexander "The King" (come modestamente l'altro matto si autodefinisce su FB), un 30enne benestante e sposato (chissà la moglie com'è contenta questi giorni). La prova di abnegazione - farsi tatuare l'iniziale dell'amato sul corpo - si vede che non aveva sortito troppo effetto (e come poteva, visto che il rito era abituale per il giovanotto che aveva in casa ago e cloroformio atti allo scopo, cui sottoponeva le componenti del suo harem privato ?) e allora Martina avrà pensato di attirare maggiore attenzione del diabolico compagno girandogli i messaggi con i quali Pietro, meramente da amico, le suggeriva di mollare un soggetto così balordo. Pietro purtroppo per lui, non aveva compreso che Martina era balorda tanto quanto. Infatti si dice incredulo, non si capacita. Lei, dal suo canto, si dichiara pentita - e vedi un po'...- e preoccupata che non le facciano finire l'università...
Pietro resterà deturpato per sempre, ché alcune cicatrici non sono rimediabili, e rischia di perdere l'occhio destro. 
Piccola nota polemica. Non colgo per il ragazzo la stessa - giusta - solidarietà rivolta a Lucia Annibali, ricevuta e lodata anche dal presidente Napolitano. C'entra forse che stavolta la vittima è uomo e la criminale donna ?



Il Corriere della Sera - Digital Edition


La verità del ragazzo ferito dall’acido
«Martina era mia amica, non ci credo»
I familiari: la sua unica colpa è aver cercato di proteggerla da un amante squilibrato Il giovane milanese è ancora grave in ospedale. Così lei usava gli sms per creare gelosie

 

MILANO Era un’amica, niente più, una compagna del liceo «Parini» con cui aveva avuto un piccolo flirt , di quelli che si ricordano appena, nel tempo che passa, quando si resta in contatto con affetto. Quella ragazza, Pietro Barbini, 22 anni, se l’è ritrovata di fronte in una strada scura della periferia di Milano, mentre scorreva un citofono, nel luogo che lei e il suo compagno avevano scelto per l’agguato. Martina Levato, 23 anni, studentessa della Bocconi, a metà pomeriggio di domenica scorsa era incappucciata. E ha scagliato addosso a Pietro un contenitore di acido muriatico. Ora, in ospedale, Pietro è «vigile, cosciente, collaborativo» (dicono i medici). Sta lottando. I chirurghi cercano di salvargli l’occhio destro. Non ha voluto vedere gli sfregi che ha sul volto ed è giusto che sia così, non deve. Però, con i suoi familiari, ha parlato di Martina e tanto gli sembra assurda quell’aggressione, che più volte ha ripetuto, incredulo: «Non riesco ancora a crederci, era una mia amica, ma come è riuscita a farmi una cosa del genere?».
Ecco, questa è la domanda a cui cercano di dare una risposta anche gli investigatori dell’Ufficio prevenzione generale della questura. Perché, questo è certo, il movente di quell’agguato sta dentro il vortice torbido del rapporto in cui s’erano calati Martina e Alexander Boettcher, 30 anni, l’uomo (sposato) che in casa teneva un bisturi e una bottiglia di cloroformio per incidere le sue iniziali sul corpo delle compagne («quelle che me lo chiedevano»). Il lavoro di analisi ruota intorno ai messaggi via whatsapp che Pietro e Martina si sono scambiati l’estate scorsa.
Scorrendo quelle frasi si ha l’impressione di una ragazza che ha cercato di manipolare le sue relazioni per attirare su di sé l’attenzione del suo amante: prendeva i messaggi di Alexander (molto morbosi) e li girava a Pietro, che stava frequentando un master in economia a Boston; in qualche modo si presentava come la vittima. E Pietro, raccontano persone molto vicine alla famiglia, «faceva semplicemente quel che un ragazzo perbene fa con una sua amica, le consigliava di allontanarsi da un fuori di testa del genere». Poco dopo, però, lei mostrava quei «consigli» al suo amante e probabilmente non è un caso che avesse contattato Pietro, «un ragazzo di successo, il più bello della scuola». Giocava sulla gelosia; per poi mostrarsi pronta a cacciare il suo amico dalle dinamiche alterate della coppia.
È in questa assurda rete che è stato tirato dentro «un ragazzo innocente — come spiegano ancora le persone vicine alla famiglia — ed è inaccettabile che oggi Martina stia tentando di scaricare la colpa su presunte intromissioni di Pietro nella sua vita, che non ci sono mai state, perché s’è sempre e soltanto trattato di un tentativo di proteggerla. Era lei a chiedergli consigli».
Ecco, l’ultimo elemento utile a cercare di capire l’origine assurda di questo male è la sensazione che hanno avuto alcuni inquirenti: «Quella ragazza ricorda gli appartenenti a una setta, che vivono un rapporto completamente scollegato dalla realtà, in un mondo che è tutto nella loro testa».
Il primo progetto architettato dalla coppia era di aggredire Pietro sotto casa, con la scusa di dovergli recapitare un pacco regalo (lo studente era appena rientrato per le vacanze; aveva soltanto mandato un banale messaggio di auguri a Martina). Pietro, insospettito, si era rifiutato, ma dopo 3 o 4 telefonate al giorno aveva accettato di recarsi alla consegna. Stava andando in motorino, ma suo padre ha avuto un sesto senso e gli ha detto: «È meglio che ti accompagni io». Se non fosse andato, Pietro sarebbe rimasto solo, colpito dall’acido, vittima di Boettcher che lo inseguiva con un martello. E se l’uomo non fosse stato arrestato subito, l’inchiesta sarebbe stata più complicata. Oggi invece gli investigatori stanno esaminando possibili collegamenti con altre due aggressioni con l’acido, per capire se Boettcher o Martina siano coinvolti.
Il dramma nei genitori di Pietro è nelle frasi del medico che lo sta curando, Vincenzo Rapisarda: «L’acido ormai ha fatto il grosso dei danni, ma purtroppo continua a corrodere. Alcune cicatrici resteranno permanenti, altre contiamo di eliminarle». I genitori di Pietro hanno accettato di parlare con i genitori di Martina, perché lei ha lanciato l’acido, ma quei due professori di matematica di Bollate sono mortificati.
Il padre di Pietro ricorda la voce del figlio in quel buio pomeriggio, appena l’acido lo aveva investito, e lui ha pensato solo a proteggere il genitore, urlando: «Scappa, scappa, sono dei pazzi».

Elisabetta Andreis
Gianni Santucci

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