venerdì 2 gennaio 2015

DRAGHI : QUIRINALE ? NO GRAZIE




Qualche giorno fa. scambiando quattro piacevoli chiacchiere con un mio carissimo amico della dirigenza democratica,osservavo come, fortunatamente per me, non sono uno di quelli che ha mai pensato che, fallita la carta Renzi, per l'Italia sarebbe stato il diluvio. Questa bischerata la si diceva anche di Monti, presentato come il Salvatore della patria...Durato un anno e mezzo, sgonfiato alle elezioni del 2013, ora lo cercano a Chi l'ha visto ?... Al che il mio intelligente interlocutore mi ha obiettato : Ok, ma chi metteresti al suo posto?" E io convinto "Mario Draghi". Ma è stato solo per indicare il nome di un uomo a cui Renzino non potrebbe nemmeno allacciare le scarpe, per rispondere che in Italia ci sarebbero uomini di governo migliori, e per fortuna. Certo, poi dovrebbero fare i conti col vietnam parlamentare, e non è affatto detto che le loro idee - nel caso di Draghi si tratta di meno tasse e meno spesa pubblica, oltre alle solite declamate riforme - riuscirebbero a imporle, però già sono migliori del budino che si vede in atto. Draghi naturalmente mi piacerebbe anche al Quirinale, e leggere che sia Renzi che  Berlusconi storcono la bocca a questo pensiero è la conferma che sarebbe l'uomo giusto.
Lui, interrogato, ha risposto che ha tutta l'intenzione di rimanere dov'è fino alla scadenza del suo mandato che per fortuna durerà ancora 4 anni. Sicuramente il Presidente della Banca Europea ha molta più influenza e potere di un mero presidente del Consiglio italiano...
Qualcuno ricorda la vicenda dello spread ? Nel 2011, quando Monti salì a Palazzo Chigi, era oltre quota 500. Bene, dopo 8 mesi dell'unto del Colle, l'indice  era tornato lì, dopo un'altalena mai particolarmente fausta. Ci volle l'altro Mario, quello serio, per abbattere lo spread e a metterlo sotto controllo, dove per fortuna sta tuttora. 
Draghi sarebbe un'eccellente uomo di Stato, ma sta bene lì dov'è.
Per quano riguarda il Quirinale speriamo che ci risparmino i 5 Stelle teatrini sull'inaccettabile Imposimato, e che non ritorni in ballo Prodi...

Mario Draghi respinge al mittente la nomina al Colle: "Non farò mai il politico"

 
Mario Draghi respinge al mittente la nomina al Colle: "Non farò mai il politico"
Il suo è uno dei nomi più accreditati per il passaggio di testimone al Colle quando Giorgio Napolitano smetterà i panni del presidente della Repubblica. Finora se ne era stato zitto a sentire tessere i suoi elogi, con il fine di spedirlo al Colle, da parte dei poteri forti dell'Ue, Angela Merkel in testa. Non ha battuto ciglio anche se sentiva il gelo di Matteo Renzi o di Silvio Berlusconi. Adesso Mario Draghi parla e per la prima volta rimanda ogni ipotesi di nomina quirinalizia al mittente. "Non voglio essere un politico", ha detto il presidente della Bce al giornale tedesco Handelsblatt. "Il mio mandato di presidente Bce prosegue fino al 2019", ha sottolineato Draghi, in merito all’eventuale successione al presidente Giorgio Napolitano.
"Abbassare le tasse" - Draghi ha proseguito con un’analisi della situazione economica confermando che la Bce è pronta a intervenire all’inizio di quest’anno se divenisse necessario. "Il rischio che non rispettiamo il nostro mandato sulla stabilità dei prezzi è superiore oggi rispetto a sei mesi fa", afferma Draghi. "Stiamo attraversando una fase tecnica di preparazione in modo da calibrare l’importo, la tempistica e la composizione delle nostre misure di inizio 2015 in caso si dovesse far fronte a un periodo prolungato di bassa inflazione. C'è l’unanimità del Consiglio». Secondo Draghi, il rischio di deflazione per l’Eurozona è limitato ma se l’inflazione rimanesse troppo bassa troppo a lungo la Bce avrebbe la necessità di intervenire. L’acquisto di titoli di Stato rientra tra gli strumento che la Bce potrebbe utilizzare - ha sottolineato Draghi - ma il finanziamento diretto ai paesi dell’Eurozona, vietato dal trattato europeo, deve essere evitato. Draghi nega poi un ’break-up dell’Eurozona: «Non succederà, è per questo che non esiste alcun piano B». Draghi ha ribadito la necessità di riforme strutturali, di riduzione del peso fiscale e del taglio dei costi dell’amministrazione pubblica in modo da sostenere il recupero dell’economica dell’Eurozona definita "fragile e irregolare".

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