Il nuovo anno porterà, grazie a renzino, la novità del canone RAI nella bolletta energetica. 100 euro in 10 rate, una cosa accettabile no ? Per coloro che amano la TV di Stato immagino di sì.
Per chi votò a suo tempo - con una maggioranza di 2 milioni e mezzo di voti, non proprio pochi... - per la privatizzazione, e quindi l'eliminazione di questo scandalo di una rete politicizzata, controllato dai residenti a palazzo Chigi e dalla maggioranza del momento, proprio no. A me non pesano i 100 euro, oltretutto pagati in quel modo nemmeno me ne accorgo, in sé quanto i 400 milioni che si calcola affluiranno nelle casse Rai che invece io ero ben lieto di vedere esangui, con la minima speranza che prima o poi questo sconcio finisse e che gente come Fazio e Giannini facesse la fine che hanno già fatto Santoro e Floris, costretti a migrare dal calduccio di casa Rai. La tv pubblica esiste in altri paesi, ricordano, e costa pure di più... E sti ca...non ce li mettono ? Io, e la maggioranza degli italiani abbiamo votato in un referendum legittimo e costituzionale per la privatizzazione, il mercato, la cessazione del canone. Possibile mai che si possa fare così finta di nulla ?
Privatizzazione RAI
Abrogazione della norma che definisce pubblica la RAI, in modo da avviarne la privatizzazione Promosso dai Radicali.
Quesito: Volete Voi l'abrogazione: a) dell'art. 2, comma 2, della legge 6 agosto 1990, n. 223, recante "Disciplina del sistema radiotelevisivo pubblico e privato", limitatamente alle parole "a totale partecipazione pubblica"; b) dell'art. 1 del decreto legge 19 ottobre 1992, n. 408, convertito, con modificazioni, nella legge 17 dicembre 1992, n. 483, recante "Disposizioni urgenti in materia di pubblicità radiotelevisiva"?
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totale
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percentuale (%)
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Iscritti alle liste
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47 946 896
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Votanti
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27 807 196
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57,40
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(su n. elettori)
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Quorum raggiunto
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Voti validi
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25 022 962
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90,00
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(su n. votanti)
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Voti nulli o schede bianche
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2 784 234
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10,00
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(su n. votanti)
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Astenuti
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20 651 558
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42,60
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(su n. iscritti)
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Risultati[
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Voti
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%
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RISPOSTA AFFERMATIVA
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SÌ
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13 736 435
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54,90%
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RISPOSTA NEGATIVA
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NO
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11 286 527
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45,10%
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bianche/nulle
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2 784 234
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Totale voti validi
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25 022 962
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100%
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Ah, come ricorda opportunamente Giacalone, uno dei delusi del Renzi leopoldiano, ci fu un tempo in cui il putto fiorentino aveva promesso tutt'altro. Ma questo ormai non ci sorprende più.
Cambiarono canale
Denominare “ceo” il nuovo capo della Rai non è solo un anglicismo mal riposto, ma uno sproposito logico e giuridico. La televisione di Stato resta quel che è, con tanto di commissione parlamentare di vigilanza e consiglio d’amministrazione lottizzato. E’ una società per azioni, ma la sua natura non ha nulla a che vedere con il mercato. Non solo perché le azioni si trovano in una sola mano, quella del governo. Fa tenerezza, quindi, che i corifei sprechino le loro voci per cantare un testo fuori di testa.
L’intera vicenda non è scandalosa o trionfale, ma banale: chi governa prova a prendere il controllo dei teleschermi statali. Un tempo c’era più attenzione nell’impedirlo, ma ora le coscienze e le intelligenze si son trovate un posto come l’uvetta nel panettone: di contorno e rinforzo. Due osservazioni, però, scaturiscono da tale banalità. La prima: quello cui assistiamo non è un inedito, semmai una restaurazione, dacché altre volte il potere interno alla Rai è stato concentrato in poche o singole mani. In passato, però, questo avvenne (ad esempio con il decreto Agnes-Berlusconi) nel mentre si allargava il mercato e si riconosceva non solo la funzione, ma anche l’espansione dell’emittenza privata. Si può leggerlo come un riprovevole do ut des, si può interpretarlo come uno scambio fra democristiani e socialisti, così come si può osservare che, in effetti, l’offerta crebbe, a tutto beneficio degli spettatori, così come crebbe la concorrenza fra privati e fra questi e lo Stato. Sta di fatto, comunque, che ci fu uno scambio. A questo giro, invece, il potere si concentra senza nulla concedere o liberare. Si caratterizza come prepotere, come condizione data non dalla capacità produttiva, ma da quella impositiva. Parente stretto della prepotenza.
La seconda osservazione è che si tratta di una cosa non solo assai diversa, ma per molti aspetti opposta a quella che fu promessa alla Leopolda. Per i più fessi, come chi scrive, quegli appuntamenti fiorentini furono interessanti proprio perché portarono a galla una sinistra capace di proposte e contenuti nuovi. Di un’attenzione al mercato, nel caso televisivo, che non inumava il pensare nello statalizzare. Alla Leopolda si proponeva di privatizzare canali Rai, avendo avuto cura, prima, di valorizzarli e reggerli senza il contributo del canone. La riforma fatta, però, non è manco parente di quelle parole. E’ fanfaniana nel midollo, sempre che il nuovo amministratore delegato (alias ceo, chief executive officer) si riveli all’altezza del mitico Ettore Bernabei.
Idee assai diverse, ma le persone che le espongono e incarnano sono le medesime. Il che potrebbe indurre ad ammirazione per lo spregiudicato dinamismo, o a qualche repulsione per il veloce trasformismo. Il fatto che gli italiani votarono un referendum chiedendo la vendita della Rai è, suppongo, solo un trascurabile dettaglio. Che la Rai sia diventata un millecanali, o, più che altro, un millemani, è un altro particolare su cui non soffermarsi. Sono cose sulle quali si riflette e strilla quando si è fuori dal potere. Quando si è dentro, lesti e freschi, si vestono i panni che allora sembrarono da dismettere.
La legge parla genericamente di una tassa per possesso di un apparecchio atto a ricevere frequenze televisive e non parla di canone, non potrebbe.( Il canone è una prestazione in denaro o in altra forma, corrisposta periodicamente per l'utilizzo di un bene o servizio). Il quesito è: se è una tassa di possesso, (e non un canone per un servizio), perché i proventi non vengono ripartiti tra tutti i soggetti che utilizzano le frequenze? Perché non fanno decidere al possessore dell'apparecchio a chi devolvere il proprio canone? Quando la Chiesa cattolica introitava tutto l'otto per mille dalla denuncia dei redditi , tutti i partiti politici e associazioni varie si sono dichiarati titolari anche loro del tributo, con il risultato che, ora è il cittadino che decide a chi dare il proprio contributo, anche con il cinque per mille. Perché non lo fanno anche con la tassa di possesso . Perché solo la rai è titolare assoluta della tassa? Può uno Stato obbligare i cittadini ad abbonarsi ad un servizio privato?.
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