giovedì 21 marzo 2013

LA FINE DEL GIORNO


Chi mi conosce, e legge il Camerlengo, sa che tra i giornalisti che ammiro e seguo, da quando ho "scoperto",  il Corriere della Sera (per 30 anni ho letto Repubblica, negli ultimi con l'ottusa fedeltà di un marito  che non si rassegna di come sia diventata acida e bisbetica la moglie...)  , c'è Pierluigi Battista.
Diventati "amici" su FB, ho poi conosciuto anche il fratello, l'avv. Domenico, divenuto per vicende della vita il mio Virgilio nella selva oscura  del processo penale.
Di Battista avevo letto il saggio "Lettera ad un amico anti sionista" che mi era piaciuto molto.
Seppi da Domenico che Pierluigi (in questo post lo chiamerò per nome, ma solo per comodità, mi perdonerà la confidenza) stava scrivendo un libro di tipo diverso...non un romanzo, non un saggio...una sorta di diario.
Sapevo della morte dell'amatissima moglie Silvia, a soli 52 anni, per un tumore, e del dolore indescrivibile provato.
Ad un certo punto gli è venuta la necessità di raccontare la fine della vita così come l'aveva conosciuta fino a quel momento, e infatti ha intitolato il suo libro : LA FINE DEL GIORNO.
Edito da Rizzoli, il libro è uscito da qualche giorno, ma ieri l'autore l'ha presentato ad un consesso di amici, con l'intervento di scrittori e amici come Ritanna Armeni, Alessandro Piperno, Gaetano Savetteri.
Io, che il libro lo avevo comprato e letto, sono naturalmente andato.
La presentazione si è tenuta in una saletta assolutamente gremita alla libreria Fandango di via dei Prefetti.
Tra tanta gente, diversa rimasta in piedi, ho riconosciuto Walter Veltroni, Antonio Polito (che ho calorosamente salutato ) e Paola Concia, con la sua compagna (molto affettuosa la prima, in modo tenero ).
Non mi avventurerò certo in una "recensione" che non saprei fare. Del libro hanno scritto in tanti, e in modo compiuto. Dirò solo la mia impressione, che ho accennato anche alla fine dell'incontro.
Il libro è bello e ben scritto. Nonostante l'argomento centrale (che non è però il solo... parlerò in altra occasione di questa parte) sia di dolore assoluto, e tocchi un'esperienza che in tanti abbiamo vissuto (ma non sempre capita a persone ancora giovani) , Pierluigi Battista lo tratta con una dignità e sobrietà che colpiscono. Non c'è una riga di retorica, di cedimento al vittimismo, una strizzata d'occhio di complicità al lettore. Mai. Eppure,   il "cigno nero" capitato quando la vita sembrava concedere una buona serenità , con traguardi professionali raggiunti, benessere discreto, una meravigliosa figlia, Marta, di cui essere orgogliosi, era stato un colpo terribile, e non è celato.
Nella casa Battista i protagonisti piangono "piano", a protezione degli altri cari, ma piangono.
Leggere questo libro, scorrere pagine dove assisti alla descrizione di una casa che si sgretola , e pensare al giornalista sagace, caustico, incisivo che abitualmente trovi sul tuo giornale, suscita un ammirato stupore. Perché non sono passati anni, ma mesi. Quindi quel dolore è lì,  e nemmeno taciuto. Ogni tanto, sul diario di FB di Pierluigi, compare una foto, la stessa della copertina del libro, con una sedia particolare, Adirondack si chiama , ho appreso. Era una passione di Silvia. Quando appare, tutti capiamo, e restiamo in silenzio, ma "vicini all'amico", con un pensiero.
E' anche un libro amaro, di chi è arrabbiato per un "torto", per il furto di una vecchiaia, ancora lontana, ma che si immaginava insieme. Un libro leggendo il quale il tumore torna la malattia tremenda e innominabile degli anni 60, il male incurabile. Perché questa è la dolorosa sentenza di Battista. Abbiamo fatto progressi inimmaginabili, abbiamo allungato la vita media (ma se è degli altri, che ci importa ?) , e la scienza medica è stata anche capace - sia pure per caso - di inventare una pillola blu che risveglia forze altrimenti irrimediabilmente sopite ), ma questo nemico non lo abbiamo battuto. Nel migliore dei casi, lo rallentiamo. Ma vincerlo no. Molti medici, oncologi, contesterebbero questa conclusione di Battista, e comunque gli rimproverano la negatività del "messaggio". E' accaduto, tra le tantissime mail ricevute dallo scrittore. Che replica : io non avevo messaggi da dare. 
Ecco, questo contrasto mi ha colpito, e l'ho detto nel mio piccolo intervento : il bel libro di Battista , che non vuole mandare messaggi, però due impressioni forti a me le ha suscitate. Una l'ho detta : dignità. Un esempio anche di orgoglio, coraggio, di non diserzione. L'altra è di angoscia, di nessuna speranza.
Belle le cose dette da Pierluigi di sua figlia Marta, che vedevo seduta vicino allo zio e che aveva un'espressione serena, sorridente. Battista, parlando dell'idea del libro, racconta di come all'editore avesse fatto presente con molta chiarezza che c'era una precondizione per la pubblicazione ed era il nulla osta di Marta. Se lei avesse detto di no, il libro non sarebbe uscito. Senza se e senza ma.
Bello e anche un po' commovente no ?
Poi, il ricordo dei commenti di Marta, dopo aver letto il libro. Molto laconici, come pare essere la persona, almeno sugli scritti paterni... "Ti è piaciuto? " "Sì". Ti ha fatto piangere ? "Sì" Ti ha fatto ridere "Sì".
Il libro poteva andare in stampa.
Ed io, da lettore, ne sono contento.






13 commenti:

  1. MARIA LAMPITELLA

    l'esordio del tuo articolo è meraviglioso , Domenico, il "nostro" appassionato Virgilio nella selva oscura della quale parli. Anche la foto che ritrae il sorriso fraterno ed orgoglioso è molto bella. Io non ho ancora letto il libro , ma lo farò prestissimo. Pagine assolutamente inconsuete per un giornalista del suo calibro. I temi del dolore, della precoce ed ingiusta malattia e degli affetti sono davvero difficili da vivere e da affrontare. La grandissima dignità che connota la sua persona immagino che sia riflessa tutta in queste pagine. E, da quello che apprendo da te, anche la sensibilità ed il grande amore paterno che hanno coronato il libro sono espressioni magistrali di un animo delicato , straordinariamente umano, ma , allo stesso tempo, intensamente realista. Mi piacerebbe riparlarne quando lo avrò letto.

    RispondiElimina
  2. EVA CRUCIANI

    Grazie, Ste, ti ho letto. Ora vorrei leggere il libro.

    RispondiElimina
  3. PIERLUIGI BATTISTA

    GRAZIE, UN COMMENTO DAVVERO MOLTO BELLO

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie e Lei direttore, per averlo SCRITTO un libro molto bello

      Elimina
  4. SAMANTHA FUSTO

    bell'articolo....hai trasmesso molto e ho deciso di leggerlo !!!!!!!

    RispondiElimina
  5. PAOLA URSINO

    L'ho condiviso anche io con Pigi Battista. Mi commuove molto. Grazie.

    RispondiElimina
  6. PAOLO CONTI

    Stefano (se permetti) faccio mie le tue valutazioni. La dignità prima di tutto.....ma a quanto pare non è per tutti e da tutti.....Notte.....

    RispondiElimina
  7. MASSIMILIANO TESTORE

    la lettura del tuo blog è sempre di stimolo intellettuale!

    RispondiElimina
  8. GIUDITTA MERISI

    E' bellissimo Stefano quello che hai scritto...
    molto...

    RispondiElimina
  9. DOMENICO BATTISTA

    Grazie Stefano. Bellissima e profonda riflessione

    RispondiElimina
  10. DOMENICO

    "la selva oscura del processo penale" : significativo che l'immagine della giustizia penale odierna possa indurre una equiparazione con l'inferno dantesco. Il punto è che non sappiamo se dovremo ancora scendere fino all'ultimo dei gironi o se, all'orizzonte, si profili in qualche modo una risaltia verso il paradiso, magari con un preventivo passaggio in purgatorio.

    RispondiElimina
  11. PAOLA PASQUINUZZI

    Bello il tuo commento Stefano!

    RispondiElimina
  12. RENATA SERCI

    Sì, sì bravo, bravo!

    RispondiElimina