Io francamente non so cosa sia accaduto a Fabrizio Rondolino per essere così duro con i suoi ex compagni.
La sua biografia lo vede dal 1986 al 1988 far parte della Direzione nazionale della Federazione dei Giovani Comunisti Italiani. Dal 1988 al 1996 ha lavorato come cronista politico al quotidiano l'Unità .Dal 1996 al 1999 fu responsabile della comunicazione nello staff di Massimo D'Alema.
E deve essere che baffetto gli ha fatto qualcosa per essere così avvelenato.
Sto finendo di leggere il suo ultimo libro titolato "L'Italia non esiste" , contributo ottimista al 150° anniversario della Unificazione Nazionale...
Un capitolo è dedicato specificamente alla sinistra e parte così (le evidenziazioni e le sottolineature sono mie):
" La sinistra italiana è la parte peggiore del Paese" Controllare per credere ! Pagina 121...
Poi spiega : "perché ne condivide tutti i vizi e tutte le mancanze , ma si crede diversa e migliore".
Ora, io che sono di destra (almeno credo, dopo alcune recenti confronti coi liberisti puri qualche dubbio m'è venuto...) non scriverei quell'incipit così duro, che suona molto come rancore da amante tradito...
Però la seconda parte SI, riga per riga.
Rondolino prosegue :
"C'è, al fondo della sinistra italiana, un disprezzo radicato e profondo per l'Italia e gli italiani ; una diffidenza e un'incomprensione , quasi un mancato riconoscimento reciproco... Probabilmente è per questo che non ha mai vinto davvero : per vincere bisogna sedurre, e non è facile sedurre chi, al fondo, si disprezza".
Anche qui, difficile obiettare.
Dopo aver elencato alcuni apprezzamenti di esponenti della cultura storica della sinistra su noi italiani - "popolo anarchico, corrotto, molto servile" diceva Giustino Fortunato, "paese di servi" ci chiama gentilmente Anna Kuliscioff, un po' meno severo Carlo Rosselli che scrive "popolo moralmente pigro" - Rondolino si concentra su Gramsci e osserva :
" Tutto il gramscismo è una grande, complessa e impotente teorizzazione del compito educativo, pedagogico e missionario che spetta alla classe operaia e al suo partito in un paese privo di civiltà politica, di cultura, di classe dirigente, di virtù civili"
e più sotto : " La politica è pedagogia e la pedagogia è morale; è così in Gramsci e così sarà in tutti i leader comunisti venuti dopo di lui. La sinistra italiana, egemonizzata per l'intero secondo dopoguerra dal PCI , fa della "riforma intellettuale e morale" il suo mantra e la sua missione, attribuendosi una medaglia di superiorità che nessuno le ha mai conferito , e guardando sprezzante , dall'alto di una cattedra immaginaria , il brulicare scomposto degli italiani comuni".
E arriviamo a Berlinguer (persona che ho sempre stimato per l'austerità, il rigore, la passione e la fede autentica nelle sue idee e nella politica) che coniò appunto per i comunisti la parola "diversità".
Loro erano "diversi". Peccò per ottimismo.
Rondolino sostiene che Berlinguer non comprese , conservatore nell'animo com'era, i sussulti movimentistici italiani, e dopo aver perso la partita del compromesso storico , per rilanciare il partito sollevò la "questione morale".
"La "diversità" era divenuta infine un contrassegno etico , indiscutibile e non mediabile, nonché la coperta ideologica sotto cui nascondere l'impotenza politica, la devastante arretratezza culturale accumulata negli anni".
Venendo al termine CATTOCOMUNISMO, Rondolino lo definisce il modo ITALIANO di essere comunisti.
Nelle occasioni in cui Comunisti e democristiani s'incontreranno (in realtà non si sono mai persi del tutto di vista dalla fine degli anni 60) , nel 1976 e nel 1996 , "il risultato sarà il mesto incontro di due conservatorismi , che spengono sul nascere ogni speranza di rinnovamento , rinunciano alla sfida della modernizzazione , rapidamente ripiegano nella gestione feudale dell'esistente".
Il nostro non si contiene più....
"E' la posizione ostruzionistica del PCI, rilevante tanto per la mole elettorale e organizzativa quanto per la costanza nel tempo, ad avere fatto fallire ogni tentativo di costruire in Italia una cultura e una politica riformiste."
Nel 1992-1994 cavalca l'onda di Mani PUlite "nella speranza di cavarne quel vantaggio politico che le urne erano reticenti ad affidargli. Il risultato è che ancora oggi , 20 anni dopo la svolta di Occhetto nessuno sa cosa sia e cosa voglia il Partito Democratico, che della lunga agonia del PCI è l'ultima, fatiscente incarnazione.
Il finale è wagneriano :
"Così la sinistra si ritrova oggi minoranza nel proprio stesso elettorato, tradisce quotidianamente i propri ideali libertari sposando la lugubre causa giustizialista, non riesce a venire a capo di un dilemma - se essere "riformisti" o "radicali" - che il resto del mondo ha archiviato mezzo secolo fa , è felicemente e consapevolmente prigioniera della conservazione. detesta gli italiani che continuano a non votarla, e quando non diffida della modernità ne imita malamente gli aspetti più volgari.
In altre parole, la sinistra italiana non esiste. E se non ci fosse Berlusconi, non saprebbe neppure riempirsi le giornate".
Ripeto quanto scritto all'inizio : io condivido molte delle cose che Rondolino scrive, sicuramente quelle evidenziate (tranne l'esordio!), ma non riuscirei ad essere così netto e distruttivo.
Per sdrammatizzare direi che non c'è categoria più intollerante dei "pentiti" , dei "redenti".
Avete presente gli ex fumatori ? Ecco, quelli.
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