Io sono certo, DEVO essere certo che una spiegazione ci sia. E le notizie che si leggono sui giornali, o su internet, non possono essere prese per la VERITA' perché non lo sono. Imprecise, inevitabilmente sintetiche, spesso partigiane (anzi ormai senza pudore...credo solo il Corriere della Sera e la Stampa rivendicano orgogliosamente il loro "terzismo" che per tutti gli altri, Repubblica in testa, non solo è uno sforzo inutile, ma del tutto sbagliato).
Premesso questo, la notizia che di seguito riporto è riportata allo stesso modo da più fonti e non è così strabiliante se si pensa a certo astrattismo pluralista delle menti "belle". LA tutela della diversità , al di là e al di sopra della legge.
In Base alla diversità , alla "cultura nomade", ci può stare che una bambina dodicenne, italiana ma rom, possa non andare a scuola perché i genitori non ce la mandano. Il ragionamento, espresso dai giudici (ogni volta che scrivo la parola giudice istintivamente mi scappa la G maiuscola, pregiudizio familiare. Poi ci ripenso, ricordo chi sono i giudici oggi e allora torno indietro e metto la g minuscola. La maiuscola in fondo si mette solo dopo il punto no ? ) della corte d'appello di Bologna è ovviamente più sottile. LA decisione di cui erano stati investiti era se per questa bambina vivere con dei genitori con precedenti penali, che incuranti della legge dell'obbligo scolastico non la mandavano a scuola, che la facevano vivere in un ambiente igienicamente carente, fosse pregiudizievole o no.
E la risposta è stata NO.
Io sono certo che nei prossimi giorni il presidente della corte , Vincenzo De Robertis, preciserà meglio, smentirà le premesse e la decisione apparirà corretta e ragionevole.
DEVE ESSERE così, perché se non lo fosse, allora veramente poveri noi.....
Stavolta non vi auguro buona lettura, perché quello che leggerete NON vi piacerà .
"La Corte d’Appello di Bologna decide sul caso di una bimba rom di Parma e lascia spazio alle discussioni: in sintesi se non può andare a scuola non è vittima di un pregiudizio, bensì è il suo normale modo di vivere.
Lei, dodicenne, vive in un campo nella periferia della città . In prima media andava a scuola un solo giorno su tre. Gli assistenti sociali insieme alla Polizia municipale hanno testimoniato che viveva in pessime condizioni igieniche, in una famiglia con precedenti problemi con la giustizia. Il procuratore dei minori Ugo Pastore aveva chiesto di allontanare la piccola dal campo, facendo riferimento alle norme a tutela dei minori di diciotto anni dalla convenzione di New York al codice penale.
Il Tribunale ha però risposto negativamente a tale richiesta, e attraverso il presidente Vincenzo De Robertis ha dichiarato ufficialmente: << La condizione nomade e la stessa cultura di provenienza non induce a ritenere la sussistenza di elementi di pregiudizio per la minore >>. In pratica non mandare a scuola la figlia è per i genitori un normale comportamento legato alle loro origini. Farla vivere in condizioni igieniche precarie non è un pregiudizio sufficiente per cambiare la sua situazione.
Immediate le reazioni critiche verso il provvedimento appena preso dalla Corte d’Appello di Bologna: << La marginalità e la discriminazioni stanno aumentando giorno dopo giorno – sostiene Dimitris Argiropoulos, ricercatore a Scienze dell'Educazione e aderente alla Federazione Romanì che tutela i rom - Il punto sta nella condizione economica difficile e precaria in cui si ritrovano tutti questi nomadi. Se un italiano è povero e non cura i figli, non si parla di origine italiana. Questo fa riflettere sul diverso tipo di trattamento a cui sono sottoposti i rom e l’ignoranza che domina ancora nel nostro Paese >>.
Colpisce il fatto che Bologna solitamente sia stata una città aperta al dialogo e alla diversità , in particolare durante il mandato dell’ex-sindaco Sergio Cofferati, che aveva promosso l'integrazione dei bambini nomadi nelle scuole locali. Anche Maria Amigoni, preside di una scuola di frontiera al quartiere Pilastro che ha accolto generazioni di rom, è fortemente delusa da quanto avvenuto: << Secondo me questa è una sentenza inconcepibile. La scuola è sempre stata e sarà un diritto per tutti. I bambini al campo considerano la scuola oramai una parte della loro vita, me ne accorgo quando li vado a prendere quotidianamente al campo. Nelle situazioni peggiori noi segnalavamo ai servizi >>. L'avvocato Mario Giulio Leone, ex commissario dell'Opera Nomadi, non può nascondere la sua amarezza:<< Io sono stato tra i primi sostenitori dei rom a scuola, e questo decreto non posso fare altro che condannarlo "
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