venerdì 5 agosto 2011

PANICO PACATO

C'è un frase che ricorre spesso e che suona pressapoco così: chi sa fare fa e chi non sa fare insegna. Probabilmente a questo pensava  Kennedy ironizzando con gli esperti di economia e finanza che scrivevano libri ed articoli sui giornali ma non facevano né gli imprenditori né gli operatori di borsa.
Queste cose mi sono venute in mente dopo l'indigestione di analisi che si rincorrano da mesi a questa parte per spiegare la nuova crisi finanziaria mondiale, precipitata in questa ultima settimana (anche oggi listini giù anche se Milano, maglia nera europea, è andata meno peggio del solito).
Ogni volta ce n'è una....ne cito alcuni senza pretesa di completezza:
1) crisi dei paesi deboli dell'area euro. S'iniziò coi PIGS (nomen omen...), Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna.
2) Di questi, la Grecia s'incarta di brutto e sul salvarla, se e come, ci si inizia a scannare, bruciando comunque miliardi di euro
3) Terremoto e Tsunami in Giappone con coinvolgimento della centrale nucleare (che fine ha fatto? Io non ho letto che sia tutto a posto...semplicemente non se ne scrive più) e crisi delle strategie energetiche
4) Negli USA l'economia, drogata per oltre due anni da una inondazione di carta moneta verde, sembrava lentamente ripartire ma gli ultimi mesi indicano un nuovo stop, si prevedono licenziamenti, la disoccupazione non viene riassorbita e tocca la doppia cifra (10%), alla Camera si sono dilaniati per autorizzare il presidente a innalzare il tetto del deficit senza il quale ci sarebbe stato un default tecnico con chissà quali ripercussioni. Alla fine l'autorizzazione è stata data ma la borsa va giù lo stesso.
5) L'economia europea non cresce da ANNI con la sola eccezione tedesca. Appesantita da uno stato sociale ambizioso nella sua generosità , non è concorrenziale con le economie emergenti di Cina, India, Brasile (...il paese delle favelas e di quel buontempone rubicondo libera-assassini  di Lula !!!), assai più "agili" in materia di diritti del lavoro, salari e tutele previdenziali).
6) LAST but not least, come si suol dire, ho lasciato l'Italia che ha il complesso del Titanic. E si perché mentre, come gli altri e più degli altri non cresciamo (il 2% del PIL in un anno non ho ricordo l'ultima volta che si è registrato, ed è una percentuale di buona CONSERVAZIONE, non di crescita reale), come gli altri e più degli altri (MOLTO di più ahinoi!) siamo oberati da un debito pubblico arrivato al 120%, noi pensiamo che il problema si risolva con un passo avanti o uno indietro di Berlusconi.............A me piacerebbe che lo facesse e poi vedere la festa a Milano Affari il giorno dopo.....
In realtà, è l'impressione, che il problema sia talmente grande, complesso e intrecciato che un'idea chiara di cosa fare non ce l'abbia bene nessuno.
Un coro cacofonico di voci. Le più ridicole a me appaiono quelle strumentali al proprio credo politico. Qualcuno ha capito cosa farebbe Bersani se Berlusconi lasciasse? Io solo che non andrà ad asciugare gli scogli....non altro. Per non parlare di Di Pietro...almeno Casini ha democristianamente il vezzo collegiale del "troviamo tutti insieme una soluzione" che se non altro, nel non dire in concreto nulla, mostra più serietà nel non immaginare soluzioni "Magiche" (via il Berlusca, via la crisi).
LA TEMPESTA PERFETTA
Certo non è che il governo brilli....tuttaltro....eravamo quelli coi conti a posto grazie a Tremonti....e ci siamo dovuti sbrigare a fare una manovra di 50 miliardi con l'aiuto di Napolitano....Risultato fiducia dei mercati? ZERO. Adesso si parla di anticiparne gli effetti, di ritoccarla....
Si naviga  a vista.
E questo mi fa chiudere così come ho iniziato, una frase dal contenuto saggio: non esiste nessun buon vento per il marinaio che non conosce la rotta.

Nessun commento:

Posta un commento