AYN RAND |
Su consiglio di un'amica di FB - che da quando, per me, è diventato un posto non per leggere " oggi mi sono alzato storto" " domani vado al mare" "sono stufo del freddo o del caldo"....ma per confrontarmi con persone di valore che altrimenti non avrei mai conosciuto , ha acquistato un valore inestimabile - mi sono andato a leggere la trilogia di Ayn Rand , 1.300 pagine in tutto...dove l'autrice spiega, attraverso i personaggi di un romanzo ben scritto e emozionante a tratti, la sua filosofia di vita, quello che poi divenne una vera e proprio sorta di manifesto.
Ne parlerò più diffusamente alla fine del terzo libro, ci sono quasi.
Per adesso accenno solo che la Randt, che era fuggita dall'Unione Sovietica per rifugiarsi negli Stati Uniti, aveva avuto ben modo di vedere i disastri del socialismo reale, del collettivismo, di uno stato padre-padrone (padre direi poco..) che tutto accentra, tutto dirige, soffocando ogni forma di libertà dell'individuo.
Negli Stati Uniti degli anni 50-60 la Randt temeva di vedere le avvisaglie del virus e cercò di combatterlo con questa sua opera che, ripeto, è più un manifesto politico filosofico che un romanzo, anche se del secondo ha la forma e anche la leggibilità, la piacevolezza.
Per la Randt la libertà individuale è la PRIMA COSA, nulla può essere prevalente. Ed in particolare la libertà della MENTE, l'agire secondo RAGIONE. E secondo ragione, per esempio, le persone capaci devono essere libere di esprimersi, dare spazio al loro talento, alla loro capacità, alla loro SUPERIORITA',senza lacci, impedimenti in qualsiasi modo nobilmente travestiti.
La loro azione sarà finalizzata al FARE, per SE STESSI. Questa libertà dei più capaci porterà innovazione, progresso, nuove soluzioni per nuovi problemi. E alla fine TUTTI se ne gioveranno. Un esempio di questi uomini superiori è proprio Steve Jobs, che grazie al suo genio è diventato stra miliardario, ed era un despota , pare sul lavoro. Ma grazie a lui a noi c'è cambiata la vita, e in meglio , per tante cose).
Ne riparleremo in modo più approfondito.
Oggi ho letto una pagina che mi ha molto colpito e ne ho tratto questa riflessione tradotta in una mail inviata a degli amici.
Leggetela con attenzione, e fermatevi a pensarci su. Magari, nella vostra vita, avete occupato entrambi i ruoli...
In QUESTI GIORNI sto finendo di leggere la trilogia di questa Randt. C'è una pagina che mi ha fatto pensare particolarmente. Per aiutarmi a spiegare immagina che il protagonista di questa pagina sia Steve jobs, il compianto genio di Apple...Immagina per anni quest'uomo mantenere nella più grande agiatezza madre, fratello e moglie, tutti soggetti rigorosamente lontani dal lavoro, e da questi sia sempre stato criticato direttamente , indirettamente, con asprezza, con sarcasmo, per la sua maniacale dedizione al FARE, la sua passione per la ricerca e la scoperta...per il mettere queste cose al PRIMO posto dell'esistenza. Immagina che alla fine quest'uomo si stanchi e decida di SMETTERE. Non perché si sia convinto che dedicarsi ad ALTRO - filantropia, umanità varia, gli affetti familiari - sia più importante, ma semplicemente perché si è stancato di vedere SFRUTTATO quello che FA da chi oltretutto lo DISPREZZA. Accortisi di quello che Jobs sta per fare, i tre congiunti lo pregano di partecipare ad un incontro familiare .Lui va e si ritrova i tre, che lo hanno sempre biasimato o preso in giro per le sue idee, che gli chiedono PERDONO. Perdono per non averlo apprezzato, per non averlo ringraziato nel giusto modo per quello che lui aveva sempre loro consentito proprio con quel LAVORO da loro tanto sottovalutato. Lui ascolta. La madre alla fine della loro collettiva contrizione gli chiede " Perdonaci per tutto questo, sappiamo di averti fatto del male, ma tu ora non abbandonarci, come potremmo vivere se tu non ci aiuti più?".
Lui sorride , triste, ma con la serenità di chi sente di avere ragione, e risponde che no, non tornerà indietro nella sua decisione di SMETTERE di lavorare, e quindi di aiutarli.
"Ma ti abbiamo chiesto perdono !!!! Non ci puoi perdonare?"
E la risposta è "vi avrei perdonato se mi aveste detto di ANDARE. Che dopo avermi fatto del male ero libero di decidere cosa fosse meglio per ME, senza più pensare a VOI. Allora vi avrei perdonato"
Questa la pagina del libro....e la riflessione che mi è venuta è stata questa: un pentimento dettato dal Bisogno, e quindi da una rinnovata richiesta, può essere considerato sincero? E quand'anche lo fosse, come giudicare un simile pentimento e la richiesta di perdono finalizzati a PERPETUARE il peccato?
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