Insieme al Corriere della Sera, acquisto in edicola Libero. Lo leggo con la consapevolezza di trovarmi di fronte ad un giornale schierato, apertamente, allo stesso identico modo che avrei se leggessi il Manifesto, l'Unità, per non parlare del Fatto quotidiano. Anche Repubblica è un giornale apertamente schierato, e, dalla discesa in campo di Berlusconi, ossessionato. Questo è il panorama dei giornali italiani ma se non ti limiti a leggere solo l'editing che meglio si allinea a quello che ti piace pensare, puoi anche avere la fortuna di confrontare versioni diverse sui vari argomenti e, tra queste, qualcuna anche frutto di riflessione e non solo di pathos partigiano.
Tornando a Libero, stomachevole francamente l'apertura del giornale di oggi che dedica titolo principale e copertina al risultato del loro personalissimo sondaggio presso i lettori sul quesito "Berlusconi, passo indietro Si o No". La notizia dei disastri di Genova in basso, tra altre.
Bé , così non si è neppure più un quotidiano schierato, si diventa un foglio di propaganda....
Detto questo, il risultato sparato con gran rullo di tamburi indovinate qual'è? L'80% dei lettori scrive che Berlusconi deve resistere....
Non mi sembra opportuno il richiamo storico ai pretoriani, perché la storia c' insegna che furono una scommessa persa degli imperatori : costituiti come milizia "scelta", la guardia dei fedelissimi che aveva come compito di difendere l'imperator da colpi di mano di qualche generale in carriera, spesso furono proprio loro il nido dove meglio covavano le loro trame i cospiratori.
Però è notorio che il Berlusca, nonostante la sua stella sia decisamente rivolta al tramonto, uno zoccolo duro di persone fedeli al capo ce l'ha eccome. Sondaggisti come Mannheimer, che definiremmo di stile "democristiano" nel cercare di non sbilanciarsi mai da un lato perché ben consapevoli dell'altalenanza delle vicende umane, stimano tranquillamente in un 10-15% un nascente partito politico esclusivamente centrato su Silvio Berlusconi.
Del resto, mica parliamo di un cretino (nemmeno gli anti più accaniti lo pensano), ma di un uomo che è entrato nelle case degli italiani fin dal 1980 (il biscione di canale 5 compare quell'anno nei televisori italiani), che ha lanciato Drive In (considerato l'archetipo del programma caro all' Homo "berlusconoide") nel 1983, che dal 1987 fa del Milan, con Sacchi, la squadra monstre del calcio mondiale, insomma uno che era ben ricco e famoso da almeno 10 anni prima della famosa discesa in campo in politica, del 1994.
E' un fatto, perciò, che Berlusconi ha caratterizzato la storia italiana da 30 anni, non solo politicamente ma socialmente. E probabilmente è specialmente in questo secondo campo che ha avuto i maggiori successi, interpretando così bene tanta parte dei caratteri più tipici di noi italiani.
Compresi quei concittadini che nemmeno sotto ipnosi confesserebbero che un po' di "berlusconismo", qualche aspetto, una piccola tara, è dentro di loro.
Quest'uomo, di cui parleranno i libri di storia, nel bene e nel male (mentre dei suoi detrattori non ci saranno che poche righe, nella, per loro, migliore della ipotesi) sta chiudendo la sua parabola in modo assai poco dignitoso. Oddio, non è che i principi, gli alti ideali, siano mai stati elementi caratterizzanti il personaggio.
Berlusconi non è mai stato uomo di STATO, come definirei, in Europa, De Gaulle, Mitterand per la Francia, Thatcher e Blair per la Gran Bretagna, Adenauer, Brandt e Kohl per la Germania e De Gasperi ed Einaudi per l' Italia. Proprio no.
Però intelligenza, abilità, pragmatismo, sono state sue indubbie doti, ancorché spese per lo più ad uso personale (ma per 20 anni ha continuato a tenere lontana certa sinistra dal potere, e di questo personalmente gli sono grato).
La fine è triste.
Lo è sempre, in effetti, ma una maggiore dignità era forse possibile. Un anno fa, quando si consumò la divisione con Fini, Berlusconi avrebbe dovuto denunciare la fine della maggioranza votata dagli elettori e chiedere il ritorno al voto. Proprio su Libero, voce alta e isolata, lo scrisse, allora e poi per un anno e mezzo, Davide Giacalone, un repubblicano Lamalfiano di altri tempi (Libero ha i difetti detti, ma ospita diversi validissimi giornalisti, tra cui Facci, Maglie, Pansa).
Dopo aver giustamente e aspramente criticato Prodi, abbarbicato nel suo breve governo del 2006-2008 ad una ridicola maggioranza di DUE senatori, Berlusconi, dalla primavera 2010, ha fatto la stessa identica cosa, rinunciando di fatto a governare e limitandosi a sopravvivere.
Queste ultime settimane, con la crisi finanziaria mondiale, con l'Europa e i paesi maggiori che ci bacchettano e ci dettano la linea, con i topi - gli stessi che affannosamente erano stati arruolati nei mesi scorsi per galleggiare - in cerca di nuove più solide barche, con un governo in cui il ministro principale, Tremonti, vive da separato in casa, sono veramente incomprensibili se non nella ostinata negazione della realtà: è finita.
L' immagine che mi viene in mente è quella di Hitler nel suo bunker a Berlino, chino sulla mappa della Germania, a spostare divisioni corazzate esistenti ormai solo nella sua testa e con i fedelissimi dell'ultima ora incapaci come sempre di dirgli la verità.
Per fortuna la cosa non è così drammatica e Berlusconi cesserà semplicemente la settimana prossima di essere il presidente del consiglio.
Non morirà per questo.
Resta che i grandi attori sanno quando è il momento di uscire di scena.
E questo finale Berlusconi l'ha mancato.
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