Ho già citato in passato Giuseppe Turani, l'inventore, secondo me, del giornalismo economico reso NON noioso e comprensibile ai più. Altri poi l'hanno seguito su questa strada per me assolutamente lodevole, che è quella del farsi comprendere anche a rischio di qualche semplificazione, piuttosto che noiosissimi papponi pseudo-dottorali.
Alessandro Fugnoli, pure da me citato spesso, è un degno epigono di Turani, e grande e piacevole è stata la scoperta che i due si conoscono e si stimano.
Seguito per anni i suoi editoriali su Repubblica, letti un paio di libri (mi piacque molto quello dedicato all'Avv. Agnelli), adesso leggo con piacere le note che pubblica su FB, articoli ripresi dalle sue collaborazioni. Mi è capitato di non apprezzare qualche asprezza polemica nei confronti del vecchio governo(che certo critiche ne meritava, ma a volte la sensazione, spiacevole, era quella del "partito preso"), ma quando il tema torna sulle cose economiche Turani resta quello che è: un maestro.
Una prova è l'articolo comparso oggi 26 novembre sul Quotidiano Nazionale e postato sul social network, dove Turani torna sul grave tema del momento, la crisi dell'Euro Sistema, riassumendo con efficacia e nitidezza cosa basterebbe fare, perché funzionerebbe e perché NON si fa.
Il gioco è tra equilibri delicatissimi, e la scommessa che, sempre in pericoloso bilico, questi resteranno in piedi.
Facendoci vivere con l'acqua alla gola e il fiato sospeso.
Non dico altro e vi lascio ad una ottima lettura
Alessandro Fugnoli, pure da me citato spesso, è un degno epigono di Turani, e grande e piacevole è stata la scoperta che i due si conoscono e si stimano.
Seguito per anni i suoi editoriali su Repubblica, letti un paio di libri (mi piacque molto quello dedicato all'Avv. Agnelli), adesso leggo con piacere le note che pubblica su FB, articoli ripresi dalle sue collaborazioni. Mi è capitato di non apprezzare qualche asprezza polemica nei confronti del vecchio governo(che certo critiche ne meritava, ma a volte la sensazione, spiacevole, era quella del "partito preso"), ma quando il tema torna sulle cose economiche Turani resta quello che è: un maestro.
Una prova è l'articolo comparso oggi 26 novembre sul Quotidiano Nazionale e postato sul social network, dove Turani torna sul grave tema del momento, la crisi dell'Euro Sistema, riassumendo con efficacia e nitidezza cosa basterebbe fare, perché funzionerebbe e perché NON si fa.
Il gioco è tra equilibri delicatissimi, e la scommessa che, sempre in pericoloso bilico, questi resteranno in piedi.
Facendoci vivere con l'acqua alla gola e il fiato sospeso.
Non dico altro e vi lascio ad una ottima lettura
L’Europa trema e anche il resto del mondo non sta tanto sicuro. Tutto per colpa dei bond degli Stati un po’ a rischio (cioè troppo indebitati. Come Italia, Grecia, Portogallo, ecc.). E c’è addirittura chi teme un’implosione del Vecchio Continente e dell’euro, con conseguente crisi finanziaria mondiale e quindi recessione e carestia per tutti. Nemmeno nella crisi precedente, quella dei titoli sub-prime nel 2008, abbiamo avuto così la sensazione di essere vicini alla fine. Ma siamo proprio a un passo dalla catastrofe? In realtà da questo scenario e da queste terribili paure ci separano soltanto dieci parole, forse anche meno. Dodici minuti dopo questa crisi sarebbe finita, archiviata. Le dieci parole sono: “La Banca centrale europea si impegna a comprare tutti i bond degli Stati europei che il mercato non dovesse gradire”. A pronunciare la frase dovrebbe essere il presidente della Bce, Mario Draghi. Per circa dieci minuti qualche temerario speculatore tenterebbe ancora di dare qualche colpo ai bond europei, ma poi si fermerebbe subito (vista l’inutilità dei suoi attacchi) e nei successivi due minuti ogni ostilità cesserebbe. E l’Europa e l’Euro riprenderebbero il loro sereno cammino. Ma, si dirà, Draghi e la Bce hanno le risorse per prendere un impegno del genere? Sì, anche di più. Le risorse finanziarie della Bce sono infinite: potrebbe stampare tutti gli euro che vuole e quindi potrebbe comprarsi tutto il debito pubblico europeo e, forse, anche parte di quello americano. E, se pronunciasse quella frase (“compro tutto io”), poi probabilmente non dovrebbe spendere nemmeno 100 euro: e questo perché la speculazione, che non è fatta di tonti, non andrebbe mai contro una banca centrale dotata di risorse inesauribili (almeno fino a quando esistono carta e inchiostri). Ma allora, se è così semplice, se basterebbero dieci parole a chiudere questa vicenda e a far sparire l’incubo di una possibile implosione europea, perché non si fa?Perché Mario Draghi e la Bce, per statuto, non possono pronunciare quelle dieci parole. Se si stampano nuovi euro, si corre il rischio di alimentare l’inflazione (che oggi non c’è) e soprattutto di svalutare gli asset esistenti (case, impianti, fabbriche, ecc.). Per questo all’atto della costituzione della Bce si sono messi severi vincoli alla possibilità di stampare euro a mano libera. Inoltre, la Germania (guidata dalla terribile zia Merkel) si oppone con tutte le sue forze. E si oppone per il nostro bene. Poiché noi, i greci, gli spagnoli, siamo tutti un po’ latini (mandolini e anema e core, ma poco rigore) la Merkel vuole che diventiamo più ordinati, più come i tedeschi. E anche per il bene dei tedeschi, che non hanno alcuna voglia di vedere i loro risparmi svalutati per colpa nostra e che potrebbero, quindi, non votare più per la Merkel, rimandandola a casa. Per la stessa ragione i tedeschi dicono no agli eurobond (che sarebbero un altro modo per ottenere lo stesso risultato). Allora non resta che aspettare l’inevitabile implosione dell’Europa e dell’euro e la crisi finanziaria mondiale? No. La Merkel, in realtà, lascerà che la Bce ci aiuti, silenziosamente, mano a mano che il nostro risanamento va avanti. Insomma, ci lascerà sull’orlo del burrone, sperando che questo serva a farci diventare migliori. E’ una sorte di tiro alla fune colossale: la Germania da una parte e l’Europa intera dall’altra. Questo del 2011 sarà un pessimo fine anno, sempre con il fiato in gola e sempre con la paura che domani sia l’ultimo giorno.
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