Il fatto che nei primi 40 anni di Repubblica i Presidenti si fossero limitati a fare i notai e che è negli ultimi 25 che si agitano assai, fa invece venire il dubbio che o sono stati troppo timidi i primi, o si sono "allargati" troppo i secondi. In realtà il problema, come leggo da più parti, è che una società MODERNA ha bisogno di un esecutivo forte e dinamico, in grado di stare dietro a mutamenti che non sono più gestibili coi tempi (e con i bizantinismi, diciamolo) di una volta . E quindi il parlamentarismo italiano soffre di efficienza costituzionale, rispetto ai sistemi presidenzialisti (USA e Francia) o ai premierati (GB e Germania) . Quando i tempi sono normali, non ci si fa troppo caso, ma quando i mari sono in tempesta, e allora è essenziale che ci sia un capitano che possa condurre la nave senza troppi impicci.
Siccome prima o poi qualche maroso brutto capita, sarebbe il caso che ci dessimo delle REGOLE corrette e condivise per le quali , senza forzature postume, certi poteri sono previsti e accettati.
Così invece la cosa diventa materia del parere di politologi, giuristi costituzionali.
Certo, il Presidente non se ne vorrà. lui che definisce INECCEPIBILE la propria condotta, ebbé non è che sia il soggetto più imparziale sull'argomento .
E poi caro Presidente, come ricorda il caustico Facci, excusatio non petita, accusatio manifesta....Lei le scuole Alte le ha fatte....
Buona Lettura
excusatio non patita, Presidente.
Perché vede, a essere cavillosi dovremmo osservare che «suo dovere» non è designare ufficiosamente un premier non eletto con un governo ancora in carica, e neppure sfiduciato; «suo dovere» non è verificare il simultaneo gradimento di leader e organismi stranieri prima ancora che italiani; non è «evitare le urne» a tutti i costi come altre nazioni infatti non hanno evitato, e come democrazia imporrebbe; non è anteporre alla fiducia del Parlamento quella della Banca Centrale e del Fondo Monetario; soprattutto non è, in una democrazia parlamentare fondata sui partiti, fare un governo senza parlamentari e senza partiti: e pretendere pure che non lo si chiami «tecnico». Napolitano ieri ha detto: «Non mi risulta il tradimento della volontà popolare»; no, infatti, la volontà popolare non è stata tradita perché non è stata proprio considerata.
Nei fatti abbiamo un governo del Presidente che è composto da oligarchi competenti e che è sostenuto anche da forze che alle scorse elezioni hanno perso: Napolitano stia contento, ha avuto quello che voleva e di cui forse avevamo anche bisogno, chissà.
Comunque ha vinto. Però quelli che vogliono stravincere sono insopportabili, lui e tutto il codazzo di Repubblica.
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