Il fatto che nei primi 40 anni di Repubblica i Presidenti si fossero limitati a fare i notai e che è negli ultimi 25 che si agitano assai, fa invece venire il dubbio che o sono stati troppo timidi i primi, o si sono "allargati" troppo i secondi. In realtà il problema, come leggo da più parti, è che una società MODERNA ha bisogno di un esecutivo forte e dinamico, in grado di stare dietro a mutamenti che non sono più gestibili coi tempi (e con i bizantinismi, diciamolo) di una volta . E quindi il parlamentarismo italiano soffre di efficienza costituzionale, rispetto ai sistemi presidenzialisti (USA e Francia) o ai premierati (GB e Germania) . Quando i tempi sono normali, non ci si fa troppo caso, ma quando i mari sono in tempesta, e allora è essenziale che ci sia un capitano che possa condurre la nave senza troppi impicci.
Siccome prima o poi qualche maroso brutto capita, sarebbe il caso che ci dessimo delle REGOLE corrette e condivise per le quali , senza forzature postume, certi poteri sono previsti e accettati.
Così invece la cosa diventa materia del parere di politologi, giuristi costituzionali.
Certo, il Presidente non se ne vorrà. lui che definisce INECCEPIBILE la propria condotta, ebbé non è che sia il soggetto più imparziale sull'argomento .
E poi caro Presidente, come ricorda il caustico Facci, excusatio non petita, accusatio manifesta....Lei le scuole Alte le ha fatte....
Buona Lettura
Giorgio Napolitano ha una coda di paglia grande come il Quirinale. Continua a ripetere che «la democrazia non è sospesa» perché sa benissimo che la nascita del governo Monti è stata quantomeno anomala, e non c`è osservatore anche moderatissimo che non l`abbia riconosciuto e infine accettato. Perché il punto è questo, che l`abbiamo accettato: pace, fine, ne consegue che Napolitano ora potrebbe anche piantarla di pontificare e di asserire pomposamente che fosse pure «suo dovere»:
excusatio non patita, Presidente.
Perché vede, a essere cavillosi dovremmo osservare che «suo dovere» non è designare ufficiosamente un premier non eletto con un governo ancora in carica, e neppure sfiduciato; «suo dovere» non è verificare il simultaneo gradimento di leader e organismi stranieri prima ancora che italiani; non è «evitare le urne» a tutti i costi come altre nazioni infatti non hanno evitato, e come democrazia imporrebbe; non è anteporre alla fiducia del Parlamento quella della Banca Centrale e del Fondo Monetario; soprattutto non è, in una democrazia parlamentare fondata sui partiti, fare un governo senza parlamentari e senza partiti: e pretendere pure che non lo si chiami «tecnico». Napolitano ieri ha detto: «Non mi risulta il tradimento della volontà popolare»; no, infatti, la volontà popolare non è stata tradita perché non è stata proprio considerata.
Nei fatti abbiamo un governo del Presidente che è composto da oligarchi competenti e che è sostenuto anche da forze che alle scorse elezioni hanno perso: Napolitano stia contento, ha avuto quello che voleva e di cui forse avevamo anche bisogno, chissà.
Comunque ha vinto. Però quelli che vogliono stravincere sono insopportabili, lui e tutto il codazzo di Repubblica.
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