mercoledì 18 gennaio 2012

LE BELVE DELLA RETE : PIETA' L'E' MORTA. MA NON LINCIARE SCHETTINO NON SIGNIFICA ASSOLVERLO.

Il popolo della rete si è scatenato.....e anche i titoli di alcuni giornali non scherzano. Linciaggio mediatico che in alcuni casi fa temere si possa trasformare in atti di violenza veri. "Gli facevano un favore a tenerlo in carcere" facendo capire un po' mafiosamente che FUORI se la rischia.
E leggo che i familiari hanno paura per i bambini: la figlia e i nipoti di Schettino in questi giorni NON stanno andando a scuola.
Precauzione eccessiva? Penso (spero) di si, ma intanto questo è.
Ieri Maria Giovanna Maglie commentando il mio link nel quale veniva riportata la conversazione telefonica tra Schettino e il Capitano Di Falco e avevo postato " quanto è brutto assistere alla vigliaccheria di un uomo" ha scritto:
Forse perché sappiamo che avremmo potuto essere come lui al suo posto. Non lo dico per giustificarlo, invito all'umanità contro il linciaggio del mostro, ricordo che le responsabilità in una ivcenda simile non possono essere attribuibili a una sola persona, troppo comodo, rifletto sulla miseria di un Paese che non ha educato al merito, al civismo, all'eroismo, alla gerarchia".
In evidente disaccordo con la stragrande maggioranza degli altri lettori e naviganti.
Anche Rondolino ha scritto sul suo Blog Front Page un articolo controcorrente che riporto :
"Ma che cosa ci succede? O meglio, che cosa ci è già successo? E quando?E io dov’ero mentre ci succedeva?
Capita che stamattina posto su Twitter una mia opinione su Schettino e dintorni, in cui manifesto un sincero fastidio per “la crocifissione mediatica” cui è esposto ogni ora di più questo signore, in particolare dopo la telefonata con il Comandante della Capitaneria, oscenamente ascoltata, divulgata e vivisezionata con il compiaciuto e vile voyeurismo di sempre. Lo stesso di Cogne e Avetrana, di Amanda e Raffaele, di Salvatore e Melania.
In più, al Giglio non ci si può dividere in innocentisti e colpevolisti. E’ evidente, è solare che il mostro è lui: uno spaccone incosciente che, con inadempienze operative, palese infingardaggine e bugie conclamate, ha avuto delle chiare responsabilità nella tragedia vera, quella con tanto di morti e dispersi. E che poi, nella telefonata famosa, mette in scena la metafora finale della lotta tra il Bene e il Male. Da una parte il Comandante giusto e severo che, con voce solida e schietta, gli detta regole di comportamento e norme morali. Dall’altra lui, eterno italiota che, tra parole smozzicate e contraddizioni patenti, cerca scuse, viene meno ai suoi doveri e pare refrattario ad ogni richiamo etico.
Non c’è gara. E infatti la rete si scatena, dicendone di tutti i colori contro Schettino. “Vadaabordocazzo” vola in cima agli hashtag. Nascono t-shirt con la frase del giorno. Nessuno si esime dall’aggiungere considerazioni scandalizzate e lezioni di morale, con il contorno obbligato di freddure e battutine. (Nel frattempo parecchi dispersi sono ancora rinchiusi dentro il Concordia o chissà dove). E le poche voci che si sottraggono all’ondata di sdegno e risentimento a tanto al chilo provocano risposte infastidite e/o inferocite, che fanno perno su tre argomenti principali:
1) Schettino è colpevole, colpevolissimo. Il processo nei suoi confronti è solo – e non può essere che – una formalità. Io non la penso così. Siamo uno Stato di diritto perché qualunque cittadino ha diritto ad un processo giusto; nei processi si raccolgono testimonianze, reperti, prove, e le sentenze vengono fissate dopo tre gradi di giudizio. Sarà un processo “giusto” quello contro Schettino, dopo l’impiccagione mediatica che ha subito, con l’aggiunta della pubblicità – illegale, se non erro – data alla telefonata con il Comandante della Capitaneria?
2) In Italia non ci sono solo gli Schettino. E giù con riconoscimenti per il Comandante De Falco, emblema dell’altra Italia. Quella buona, onesta, che fa il suo dovere. Non quella della casta, dei politici, di Berlusconi, etc… Il popolo della rete, ormai rappresentativo dell’Italia intera (se non vado errato, paese di evasori fiscali e falsi invalidi, oltre che di poeti e – ops – navigatori) si specchia gioioso nel modello De Falco (almeno al momento, se non scopriremo qualche magagna anche sul suo conto) e mette al bando lo Schettino che è in noi. Autoassolvendosi, e tralasciando il fatto che è in Italia che Schettino fino all’altro ieri ha vissuto e lavorato, è stato promosso e ha fatto carriera.
3) Schettino non ha dignità di essere umano. Quanta premura, quanta fretta e veemenza da parte di tanti nello sbandierarlo ai quattro venti, proprio come se in tanti avessero dei dubbi su se stessi. Cosa avrei fatto io al posto di Schettino? Non lo so, e non è questo il problema (potrei dirvi dei miei principi e della mia vita quotidiana, ma lascio stare). Il punto è che lì c’era Schettino, e noi non abbiamo il diritto di fargli la morale. L’unica lezione morale consentita è quella che ognuno mette silenziosamente in pratica ogni giorno e di cui risponde solo a se stesso.
Ecco, i tre argomenti usati per crocifiggere Schettino li trovo un vero e serio segno di imbarbarimento civile. E mi chiedo che origini abbia. E’ il quasi-crash del sistema che lo genera? Sarà l’assenza di prospettive e di futuro? La crisi di rappresentanza, la crisi della politica, quella economica, o il semplice impazzimento del circuito mediatico-giudiziario?  Mah, al momento mi sembrano tutte cazzate, onestamente. Alle ore 18 e 47 di martedì 17 gennaio 2012 sono preso solo da un vago, indelebile smarrimento. Non sono in sintonia con quello che mi succede intorno. Ma non fa niente ".

Francamente non condivido questo articolo, così come non sono assolutamente schierato dalla parte dei "linciatori" (del resto, nel mio articolo sul tema , http://ultimocamerlengo.blogspot.com/2012/01/mi-chiamo-francesco-schettino-sono-un.html , mi sono detto contrario alla misura degli arresti, e sono contento che il GIP lo abbia scarcerato, a dispetto dai soliti PM e i forcaioli allineati).
Apprezzo la parte in cui si biasima il LINCIAGGIO. La gente che dà sfogo alla parte più buia di sé. 
Pietà l'è morta....una triste e bella canzone che torna in mente in questi frangenti.
Su questo francamente sento il mio modo di sentire più vicino ai due citati commentatori.
Ma sul resto , francamente poco. Schettino NON doveva abbandonare la nave.  Averlo fatto è stato un atto di codardia. Non è moralismo, è un semplice  fatto. Altri avrebbero fatto lo stesso? Sicuramente. E sarebbero stati parimenti codardi. Comprendere le debolezze che ciascuno di noi può avere non significa assolverle. Sulle responsabilità penali....la manovra...la condotta successiva all'impatto esaminata dal punto di vista giuridico, ci penserà chi di dovere. Però un fatto resta un fatto. E quello di Schettino si chiama PAURA. Nel suo ruolo, per la sua responsabilità, questa paura diventa viltà.
La Maglie e Rondolino, mi sembra di capire, sostengono che anche NOI che giudichiamo, a posto di Schettino avremmo potuto comportarci come lui. 
Nelle situazioni bisogna starci, però, parlo per me, a 50 anni qualche cosa nella vita si è visto e si è fatto.
E penso di poter dire, ai due bravi giornalisti, che NO, non avrei fatto quello che ha fatto lui.
Ma non è questo che conta. Bisogna evitare gli estremi....la crocefissione, come dice Rondolino, ma anche il "relativismo", insito nel titolo "Schettino siamo noi".
No, non la penso così. E aggiungo questo. Gli italiani hanno altri, gravi difetti. Ma nell'emergenza, nella situazione critica, il nostro popolo sa essere generoso e anche coraggioso.
E' il giorno per giorno che ci riesce molto male....proprio per quella mancanza di educazione, di cultura civica cui accenna la Maglie. Ma in un momento di crisi, ci sono gli Schettino e ci sono i De Falco.
Mi piace pensare che i secondi alla fine della conta, siano più dei primi.

2 commenti:

  1. Sicuri, sicuri che nella vita (anche se messa alla prova dal trascorrere di 50 anni ed oltre)non abbiamo avuto momenti di vigliaccheria di fronte a grandi responsabilità? Beato chi ha queste certezze!

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  2. Paura si, e anche qualcosa di cui pentirsi. Viltà di questo genere, no. Sicurissimo. L'occasione c'è stata. E io "non ho lasciato la nave"...Ma di persone per bene, coraggiosa, sia per dovere che "per caso", la cronaca e la storia sono piene.

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