domenica 26 febbraio 2012

ATTENZIONE: LA CRISI NON FA TIRARE SOLO LA CINGHIA. C'E' GENTE DISPERATA CHE MUORE.

Il 17 dicembre immaginavo di scrivere la lettera di Giovanni Schiavon, l'imprenditore della Provincia di Padova che si uccise, schiacciato ancora più che dai debiti, dai CREDITI che non riusciva a riscuotere (denaro con il quale avrebbe fatto fronte alle sue esposizioni ). http://ultimocamerlengo.blogspot.com/2011/12/mi-chiamo-giovanni-schiavon-oggi-mi.html.
Tanta gente lesse quell'articolo, e in quei giorni, per un po', ci si pose il problema ANCHE dello Stato, del Pubblico Potere che NON paga i suoi debiti, pur essendo esoso e a volte anche spietato nel pretendere invece i propri crediti.
Il problema è tuttora lì, Passera e soci studiano come provare a pagare le imprese senza che la cosa sconvolga i conti da presentare all'Europa...
Intanto che loro pensano, altra gente muore per la crisi.
MUORE. Non tira solo la cinghia.
Oggi due episodi tragici e "trasversali", per usare una brutta parola di moda: a uccidersi sono stati un imprenditore, nel capannone della sua azienda, e un operaio licenziato, nella sua casa.
A queste notizie vengono dedicate poche righe....nemmeno 20.
Attenzione ad abituarci, non perché serva drammatizzare, ma perché prestare attenzione dovrebbe servire a cercare dentro di noi qualcosa, che so una vicinanza diversa, una solidarietà , un "modo" per non far sentire sole le persone che più violentemente sono colpite da questo momento così cupo della nostra storia.
In tempo di guerra, e dopo, quando eravamo a terra, qualcosa del genere deve essere successo.
E' la solitudine il nemico da battere, la sensazione che ad affrontare questa cosa così grande siamo da Soli.
Probabilmente delle colpe ce le abbiamo, il tipo di società che abbiamo contribuito a creare, però una volta battutici  il petto, proviamo a immaginare piccoli passi di cambiamento di rotta.
Se aspettiamo lo Stato, almeno non tratteniamo il respiro...
Dalla redazione del Corriere Online

SANREMO SUICIDA UN OPERAIO CHE AVEVA APPENA PERSO IL LAVORO
Tragedie del lavoro: imprenditore in difficoltà s'impicca , elettricista disoccupato si spara
Nel fiorentino un 64enne titolare di un'impresa ritrovato appeso all'interno del suo capannone
  La crisi economica continua a generare tragedie. Un sessantaquattrenne residente in un comune vicino a Firenze si è impiccato all'interno del capannone della sua azienda. Il corpo è stato trovato da alcuni familiari che hanno avvertito il 118 e i carabinieri. All'origine del gesto ci sarebbero motivi economici e finanziari: l'uomo vi avrebbe fatto riferimento in un biglietto trovato vicino al suo corpo. L'uomo sarebbe andato nell'azienda dove ha preso una corda e l'ha attaccata a una trave del soffitto. Poi si è lasciato andare nel vuoto. Quando il medico del 118 è arrivato sul posto per l'imprenditore non c'era più niente da fare.
ALTRO SUICIDIO - Altro tragico gesto in Liguria dove un elettricista sanremese di 47 anni si è suicidato sabato sera sparandosi al capo con una pistola. L'uomo potrebbe essersi ucciso a causa della depressione in cui era caduto dopo il licenziamento. Alessandro F. era stato infatti licenziato qualche settimana fa dalla ditta nella quale lavorava da molti anni. Ieri sera ha cenato con la sua compagna poi è sceso in cantina e si è sparato con una Smith and Wesson calibro 28 di sua proprietà. L'uomo non ha lasciato lettere ma ai carabinieri i familiari hanno riferito della profonda depressione in cui l'elettricista era caduto dopo il licenziamento.

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