martedì 20 marzo 2012

"17 RAGAZZE ": RIMANERE INCINTA A 16 ANNI E' UNA FIGATA. SENZA PADRE POI E' MEGLIO!

Sedicenni incinte per noia (e per le amiche) "Un film di ribellione, amore e utopia"
Non credo che andrò a vederlo, anche se devo dire mi ha incuriosito - anche un po' sbalordito lo ammetto - il fatto che lo spunto sia tratto da una storia realmente accaduta. Parlo del film delle sorelle francesi Coulin che uscirà prossimamente nelle nostre sale e che s'intitola "17 RAGAZZE " . Se non ho capito male una sedicenne rimane incinta, un incidente, decide di tenere il bambino e anzi lancia l'idea rivoluzionaria: e se tutte facessimo un bambino insieme e lo cresciamo da noi? Una sorta di COMUNE di madri adolescenti, senza padri, senza lavoro (sedici anni....)...una figatissima!!!
Vabbé è un film direte voi. Vero, ma come ho detto il fatto è accaduto, nella puritana America, anche se poi le registe la storia l'hanno poi costruita a proprio piacimento.
Da brave francesi, non hanno mancato di far valere la loro spocchia, e protestando per la censura italiana che ha vietato il film ai minori di anni 14 hanno ricordato che in Francia ovviamente era uscito nelle sale senza alcun divieto e che facevamo i moralisti proprio noi italiani che abbiamo avuto un ex premier - indovinate chi? - che per compleanno si è regalato una minorenne...Immagino che Bruti Liberati, il Procuratore Capo di Milano, si metterà subito in moto per la notizia criminis preziosa rivelata, perché tra le accuse di ogni genere che sono toccate a Berlusconi, questa ancora non si era sentita!!
Per fortuna la critica al tema dal film la potete trovare su un giornale di sinistra (Repubblica ) e scritta da una donna, CLAUDIA MORGOGLIONE, che tra l'altro fa notare come ai padri di questi figli non venga data la minima voce in capitolo, anzi che non se ne sia immaginata la soppressione a mo' di fuchi dopo l'uso da parte dell'Ape Regina.
Almeno non sarò accusato come al solito di pregiudizio vetero maschilista.
Date una letta qui....

"Dimenticate in un colpo solo decenni di lotte femministe, di educazione alla contraccezione, di campagne per il sesso sicuro e la prevenzione dell'Aids, di dibattiti sulla maternità consapevole. E accantonate pure il ruolo paterno, la cui esistenza qui non viene nemmeno presa in considerazione. Perché 17 ragazze - film francese ispirato a una storia vera, diventato un caso internazionale, e pronto a sbarcare nelle nostre sale - ribalta tutte queste convinzioni: proponendo, in alternativa, quello che le due sorelle registe, Delphine e Muriel Coulin, definiscono "un atto di libertà, di rivolta, di ribellione, d'amore: l'utopia di una gravidanza collettiva". Che coinvolge, con una sorta di contagio, un gruppo di studentesse sedicenni di un liceo: in una realtà squallida e senza prospettive, con gli adulti quasi sempre assenti, queste adolescenti non trovano di meglio, per combattere la noia, che farsi mettere incinte. 
A provocare questa reazione a catena, la leader carismatica del gruppetto al femminile, la bella Camille (Louise Grinberg): la prima a scoprire di aspettare un bimbo - per un incidente, non per scelta. Ma così persuasiva da convincere subito le sue amiche (o quelle che apirano a diventarlo) che partorire un figlio è un gesto "fico". Su come crescere i nascituri, come mantenerli, le ragazze citate nel titolo non si pongono quesiti: hanno solo un'idea vaga di allevarli tutti insieme, in una sorta di comune di madri inesperte. E anche se la realtà, come scopriamo nello svolgimento della storia, potrebbe infrangere questo inverosimile progetto, il film è tutto dalla parte delle sue protagoniste. Come ammette una delle due autrici, Muriel Coulin, presentando oggi, a Roma, la pellicola. Tocca a lei spiegare come nasce un soggetto così particolare: "L'ispirazione - racconta - viene da un episodio reale, avvenuto non in Francia ma in una scuola superiore di una cittadina del Massachusetts". Il fatto di cronaca, però, è stato solo un vago spunto: personaggi e fatti sono tutti di finzione.

Ma qui in Italia, dove il film esce venerdì 24 con la Teodora di Vieri Razzini, di 17 ragazze si discute anche per un altro motivo: la commissione di censura, a maggioranza, lo ha vietato ai minori di 14 anni. Nelle motivazioni, si dice che la vicenda potrebbe produrre effetti di emulazione nei giovani; non per la questione della gravidanza, che non viene nemmeno citata, ma perché i personaggi femminili fumano continuamente (sigarette e spinelli) e corrono in auto in maniera imprudente. Una scelta, questa del divieto, che fa arrabbiare Muriel: "E' un atteggiamento che mi soprende, in un Paese il cui ex premier per il compleanno si è 'regalato' una minorenne - dice, riferendosi a Silvio Berlusconi - in Francia è uscito tranquillamente, e non ha provocato certo epidemie di gravidanze collettive. Lo abbiamo fatto vedere anche nelle scuole, dove ha suscitato dibattiti".

Su un altro tema, invece, la regista è più sulla difensiva: quando le si fa notare che il film non si pone il problema del sesso sicuro, e della prevenzione dell'Aids. La maggior parte delle ragazze si fa mettere incinta a una festa, da partner assolutamente casuali; solo una di loro, interpellata da un'amica, dice che (guarda caso) il ragazzo con cui è stata aveva fatto il test, "per gioco", il giorno prima. Un escamotage debole, in effetti: "E' vero - conferma la Colin - sia io che mia sorella ci siamo poste il problema dell'Hiv. Ma non potevamo sviscerare anche questo argomento, o quello della contraccezione, o quello dell'aborto: ci sarebbe voluto non un film, ma uno sceneggiato televisivo in 15 puntate. Il riferimento al test ci è sembrato uno stratagemma valido".

Muriel poi si difende dall'accusa, che le è stata rivolta anche in patria, che il suo film possa essere una sorta di apologia delle adolescenti incinte: "Non è affatto così - conclude - e infatti abbiamo evitato un eccesso di lieto fine". Ma comunque la simpatia delle registe è tutta per queste ragazzine: "Hanno piantato il seme di un'utopia, con il loro sogno di una gravidanza collettiva: hanno tentato di cambiare la situazione, non si sono accontentate". Giovani donne portatrici di una volontà di rinnovamento, secondo le due autrici. Che invece ai ragazzi con cui concepiscono i figli - senza porsi minimamente il problema di diventare padri, o addirittura per soldi - non concedono alcun pensiero e alcun diritto."
17 ragazze

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