Il fatto è che quello che abbiamo attuato in Libia non lo attuiamo in Siria; gli stessi carri armati che i nostri piloti hanno inchiodato al suolo in Libia poche ore prima che si scatenassero entrando in azione, in Siria operano nella più totale impunità.
C'è un momento, sì, in cui una comunità internazionale, che ha votato con schiacciante maggioranza (137 voti a favore, il 16 febbraio, all'Assemblea generale delle Nazioni Unite) la condanna dell'assassino, non può più lasciarsi prendere in ostaggio, e lasciarsi paralizzare, da due Stati canaglia che, nella circostanza, sono la Cina e la Russia
È rischioso tutto questo? Certamente. Ma è meno rischioso della guerra civile cui lavora Assad e che trasformerebbe la Siria in un nuovo Iraq. Meno rischioso del rafforzamento - se Assad avesse la meglio - dell'asse sciita che sognano a Teheran e che minaccia la pace del mondo. E meno rischioso del disastro morale cui andremmo incontro se la «responsabilità di proteggere», superbamente assunta in Libia, dovesse, in Siria, ritornare nell'inferno degli ideali traditi.
Le belle, toccanti parole di Levy non hanno ovviamente mutato nulla e oggi leggiamo dell'ennesimo massacro perpetrato ad Homs. Vent'anni fa il padre di Assad sterminò nella città di Hama 20.000 persone. Non sarà facile batterlo, ma certo è che il figlio l'impegno ce lo sta mettendo tutto.
Così il Corriere.it
IL SEGRETARIO GENERALE DELL'ONU: «DA DAMASCO USO SPROPORZIONATO DELLA FORZA»
Massacro a Homs, l'orrore dei corpi mutilati di donne e bambini
Uccisi dai miliziani lealisti dopo i colpi di artiglieria. Il regime non smentisce ma scarica le colpe sui «terroristi»
L'ONU IN CAMPO - Nel frattempo il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki Moon, è intervenuto per sottolineare che il governo siriano sta facendo un uso «sproporzionato» della forza in alcune città. Non solo: per il numero uno del palazzo di vetro, Damasco è responsabile di un «assalto militare» e di «operazioni vergognose». Ban Ki Moon ha poi esortato Assad a dare una risposta all'inviato speciale dell'Onu, Kofi Annan, che domenica ha chiesto la cessazione delle violenze e l'apertura di corridoi umanitari. Al tempo stesso il vertice delle Nazioni Unite auspica che il Consiglio di sicurezza riesca ad uscire dall'impasse sin qui creata dai veti di Cina e Russia e che sulla Siria inizi a parlare con voce sola. Annan, nel frattempo arrivato ad Ankara, ha sottolineato che «ie uccisioni di civili devono fermarsi adesso» e che «il mondo deve mandare un messaggio chiaro, che questa situazione è inaccettabile». Mentre Ban Ki Moon parlava a New York, al Consiglio dei diritti umani dell'Onu di GinevraPaulo Pinheiro, presidente della Commissione d'inchiesta internazionale sulla Siria, ha presentato il suo rapporto: «L'esodo continua verso il Libano, la Giordania e la Turchia - ha spiegato Pinheiro -. La situazione disperata dei civili deve essere affrontata con urgenza assoluta». «È imperativo interrompere il ciclo di violenza in Siria - ha aggiunto - e scongiurare un escalation degli scontri armati in una guerra civile».
TAGLI ALLA GOLA - In uno dei filmati un attivista, identificato con lo pseudonimo di Omar al Homsi, mostra i corpi delle vittime. Molte salme presentano i crani spaccati. Altri hanno ancora gli occhi aperti, oppure un'occhio solo, mentre dall'altro è fuoriuscita materia celebrale. Dei corpi presentano segni di bruciature estese, altri hanno tagli alla gola o fori di pallottole in fronte. Secondo il racconto dell'attivista, le vittime sono state uccise dalle milizie lealiste che sono penetrate nei quartieri di Karm az Zeitun e Adawiy alla ricerca dei superstiti di intensi attacchi di artiglieria. I corpi mostrati apparterrebbero ad almeno 51 civili, tra donne e bambini.
LA RISPOSTA DEL REGIME - Il regime conferma implicitamente la notizia affidando al ministero dell'informazione un comunicato, diffuso dall'agenzia ufficiale Sana, nel quale si accusano non meglio precisati «terroristi» di aver sequestrato civili di Homs, di averli uccisi e mutilati e di aver inviato le immagini alle tv panarabe Al Jazeera e Al Arabiyacon l'obiettivo di attribuire il crimine alle autorità. I Comitati di coordinamento hanno finora identificato una dozzina di corpi, tra i quali figurano quelli di bambini di cinque e sei anni e alcune donne. Intanto a Daraa, nel sud del Paese al confine con la Giordania, un'autobomba è esplosa secondo quanto riferiscono attivisti, uccidendo una ragazza e ferendo 25 studenti di una scuola nel centro cittadino. L'agenzia Sana non ha finora riportato nessuna notizia da Daraa.
SEQUESTRO - Sempre nella notte, nel nord della Siria, le brigate dell'esercito siriano, fedeli al presidente Bashar al-Assad, hanno sequestrato 35 persone, tutti civili, nei dintorni di Idlib. Secondo quanto ha riferito Abu al-Bará, rappresentante dei Comitati rivoluzionari della città siriana, tra le persone rapite ci sono anche donne e bambini. «I militari - ha affermato in collegamento con la tv satellitare Al Arabiya - minacciano di ucciderli se i soldati disertori, passati con l'esercito libero siriano, non si consegneranno nelle loro mani». L'oppositore sostiene inoltre che «le truppe del regime siriano hanno inviato ulteriori rinforzi a Idlib». Dopo la presa di Homs l'esercito siriano sta preparando una violenta offensiva contro la città settentrionale, dove sono presenti i gruppi ribelli. E nel frattempo centinaia di famiglie avrebbero abbandonato Homs, per timore di nuove violenze: lo hanno reso noto fonti delle organizzazioni siriane per la difesa dei diritti umani.
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