lunedì 12 marzo 2012

FIGLI NATURALI E FIGLI LEGITTIMI DEL TUTTO UGUALI? NON ANCORA


Capita di sovente che qualcuno mi domandi che diritti si abbiano con anni di convivenza. La risposta "NESSUNO" li lascia sempre molto interdetti. Perché frquente è la convinzione che il legislatore sia intervenuto a disciplinare le coppie di fatto, realtà da tempo diffusa e non soltanto ovviamente nella comunità omosessuale. In realtà anche in Italia tra non molto le coppie conviventi raggiungeranno quelle sposate, e già oggi un bambino su quattro nasce fuori del matrimonio. Invece non è così. Oddio, a livello decentrato, per esempio in alcune realtà territoriali, tipo comuni, qualcosa si fa. Per esempio l'ATER a Roma (ex Istituto Autonomo Case Popolari)  prevede la dichiarazione di convivenza e in questi casi, nell'eventualità di premorienza dell'assegnatario dell'appartamento, subentra nel contratto di locazione il convivente purché anch'esso titolare dei requisiti di "povertà" idonei a fruire di un'abitazione pubblica.
Ma, sappiamo bene, non c'è un diritto al mantenimento per l'elemento "debole" della ex coppia convivente, non ci sono diritti successori se non nei limiti della quota disponibile testamentaria, non si ha ruolo nelle situazioni di assistenza sanitaria. Si parla spesso di intervenire in questa materia, progetti di legge ci sono stati e ci sono, ma   le contese al riguardo sono forti, anche perché, leggendo gli esempi sopra fatti, è evidente che non si tratta di situazioni identiche. La scelta della convivenza, al posto del matrimonio, spesso non è solo dovuto a motivi religiosi (c'è quello civile) ma ad una precisa idea di "libertà" : lo stare insieme senza le regole , i vincoli, le responsabilità che la legge prevede e disciplina in caso di matrimonio.
E' chiaro che il discorso è ben differente proprio per gli omosessuali ai quali il matrimonio NON è concesso.
In quel caso queste persone NON scelgono di vivere insieme senza regole.
Differente è il caso dei FIGLI.
Giustamente il legislatore ha man mano pensato - i costumi si devono sempre evolvere...- che se per i genitori rinunciare al matrimonio - e tutto il resto - si tratta di una libera scelta, non è giusto che i figli che nascono siano discriminati e godere di minori diritti rispetto a quelli legittimi.
In questo senso moltissimi passi avanti sono stati fatti, ma delle differenze, anche importanti , ancora ci sono.
Riporto al riguardo un articolo comparso sulla rubrica La 27 ora, del Corriere.it, che un po' riassume lo stato dell'arte....
Buona Lettura


Di solito, quando lo spieghi, la risposta è: “Ma va’!” (In alternativa: “Non è vero”).
Eppure è (ancora) così: in Italia i bambini che nascono da genitori non sposati non hanno parenti, se non i genitori e (forse) i nonni.
“E io non sarei zia di mia nipote? E perché?” Perché la legge è (ancora) così.
Un bambino su quattro nasce da coppie non sposate. Il doppio di dieci anni fa.
Il secondo rapporto sulla coesione sociale realizzato da Istat, ministero del Lavoro e Inps testimonia a una volta di più il profondo cambiamento in essere nella società italiana. Ma se si può comprendere (che non significa, condividere) la difficoltà di arrivare, per esempio, alla regolamentazione dei diritti dei conviventi, non si capisce perché resista in Italia la differenza tra figli legittimi, cioè nati nel matrimonio, e figli naturali, nati appunto da coppie non sposate.
Già la diversa parola usata (“legittimi” versus “naturali”), sarebbe sufficiente a spingere ad approvare quella modifica, più volte tentata, che unifichi una volta per tutti i figli.
Ma nel diritto le parole hanno un loro significato. E così, seppur molto avvicinatisi nel tempo, figli legittimi e figli naturali non sono ancora la stessa cosa a fini legali.
Infatti, i figli naturali hanno dei genitori, ma non hanno zii e cugini e non sono neanche fratelli tra di loro seppur nati dagli stessi due genitori.
“Il riconoscimento che la condizione dei figli è la medesima rispetto ai genitori non impedisce che rimanga un’area di disparità di trattamento tra figli naturali e figli legittimi: quella del rapporto con i parenti di ciascun genitore – spiega Maria Dossetti, a lungo docente di Diritto di famiglia all’Università di Milano e autrice di numerose pubblicazioni in materia – La rilevanza giuridica della parentela naturale è stata circoscritta dal legislatore a situazioni specifiche e non ha assunto carattere di principio generale. La recente legge sull’affidamento condiviso segna, però, una inversione di tendenza, poiché prevede che il figlio minore abbia il diritto di conservare rapporti significativi con gli ascendenti e con i parenti di ciascun ramo genitoriale, anche dopo la separazione tra i genitori coniugati o la cessazione della convivenza more uxorio. Sembra ormai giunto il momento, per il legislatore, di rimuovere ogni forma di discriminazione tra i figli, assumendo eventualmente, come punto di partenza, i progetti di legge già presentati in Parlamento”.
Lo scorso giugno, la Camera aveva approvato (presenti 477,  476 sì, 1 astenuto,  nessun voto contrario) la modifica al codice civile stabilendo che “tutti i figli hanno lo stesso stato giuridico”. Poi la normativa si è persa per strada, insieme alla caduta del governo Berlusconi.
 .......Anna Danovi, avvocato matrimonialista a Milano e presidente del Centro per la riforma del diritto di famiglia, evidenzia alcuni aspetti importanti di cui tenere conto nella discussione. “Il ddl – spiega – si propone di raggiungere tre obiettivi fondamentali: 1) eliminazione degli status di figlio naturale e di figlio legittimo, con un unico status di figlio, 2) introduzione di un procedimento giurisdizionale ad hoc per l’affidamento dei figli nati fuori dal matrimonio, modellato su quello della separazione e del divorzio, 3) riconoscimento del diritto del minore “che abbia compiuto gli anni 12, e anche in età inferiore ove capace di discernimento, di essere ascoltato per tutte le questioni e procedure che lo riguardano”.
A proposito di questa ultima questione, il fatto di ascoltare il minore di anni 12, avrei qualcosa da dire, ma il tema è diverso e capiterà occasione. Bene invece per l'assoluta equiparazione che credo ormai presto diventerà realtà definitiva. 
 

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