giovedì 19 aprile 2012

IL TRIBUNALE CI RIPENSA E IL BIMBO DI TRE ANNI RESTA CON LA MAMMA: EVVIVA!

Ieri avevamo riportato la notizia del piccolo bimbo di tre anni, abbandonato dal padre, separato insieme alla sorellina dalla madre tossicomane, ricoverato in una casa famiglia dove perdeva anche la sorella per una malattia congenita.(http://ultimocamerlengo.blogspot.it/2012/04/bimbo-di-tre-anni-mi-hanno-lasciato.html ).
Il tribunale dei Minori di Firenze, competente per territorio, aveva poi deciso di  " di collocare entrambi (cioè madre e figlio)  presso idonea struttura, ritenendo che vi possa essere per la madre la possibilità di stare con il figlio". 
Madre e figlio si ritrovavano così entrambi a San Patrignano. Gli inizi erano difficili, il piccolo si mostrava fortemente oppositorio, ma pian piano la situazione era migliorata sensibilmente tanto da far redigere ai responsabili della Comunità pareri favorevoli e fiduciosi in ordine alla possibilità di  recuperare sia la madre che il figlio che potevano dunque continuare a stare insieme.
Tale parere evidentemente non aveva convinto qualche assistente sociale pure incaricato di relazionare il Tribunale, visto che quest'ultimo revocava il provvedimento di affido e mandava a riprendere il piccolo per riportarlo alla casa famiglia dov'era già stato inviato (e dove aveva visto "sparire" la sorellina), in attesa di una sua possibile adozione.
Avevamo espresso forti perplessità su questo provvedimento, chiedendoci cosa avesse indotto l'inversione di rotta dei Giudici, a soli tre mesi e nonostante la positiva relazione della comunità (confortata dal parere di un esperto, un neuropsichiatra infantile).
Per fortuna la perplessità non è stata solo la nostra e questi magistrati hanno avuto la coscienza e il coraggio di riconsiderare la decisione che di fatto privava il bimbo anche della madre.
 "in situazioni come queste non vi sono soluzioni salvifiche, il criterio è quello di chiedersi cosa sia meglio per il bambino», motiva la decisione di lasciare Tanir a San Patrignano con la necessità «di evitare al bimbo altri traumi» e con il fatto che «il suo inserimento appare ben avviato».
Bene, e pazienza se questa ordinanza doveva praticamente rinnegarne un'altra adottata dallo STESSO organo di giustizia. L'errore, in questo caso, non aveva avuto tempo di fare danni e quindi godiamoci il lieto fine.
Certo, non è detto che la mamma di Tanir (nome di fantasia) guarirà definitivamente, acquisterà quel minimo di solidità e capacità che non si possono non richiedere a chi ha la responsabilità di un figlio. Però si può provare. E così verrà fatto.
Questa notizia ha suscitato l'attenzione e l'emozione di tanti lettori e anche molti commenti.
Come spesso accade in questi casi, si sono formati due fronti contrapposti. Il primo è composto da coloro che esigono, per il bene dei piccoli, genitori in grado di assumersi la responsabilità grande di un figlio, e quindi serietà, probità, capacità di provvedere loro, sensibilità, attenzione, amore, capacità educativa....sicuramente dimentico qualcosa, perché l'elenco è INFINITO. Il secondo da quelli più compassionevoli, che pensano che una persona può sbagliare ma redimersi, magari anche proprio per amore del proprio figlio, e che comunque per quest'ultimo un genitore è qualcosa di irrinunciabile, a patto di essere amato.
Ovviamente hanno ragione i primi. Peccato che in natura è POCO DATO DA VEDERE genitori che abbiano TUTTE le doti sopra elencate, nonché le altre che per noia mi sono permesso di omettere.
Io non conosco UN SOLO GENITORE che abbia tutte quelle virtù. UNO SOLO!!!.
E per questo che ad uno dei  "lapidatori" della Maddalena di turno, che  aveva scritto:
" Non biasimo affatto il Giudice, ha tutelato il bimbo non la mamma mi sembra corretto. Ognuno è libero di fare ciò che vuole della SUA vita, ma NON della vita degli altri. I bambini NON sono giocattoli e vanno tutelati, questa mamma non è che sia una stinca di santo eh!!"
ho risposto così:

Caro Saverio, hai torto e ti spiego perché. E' stato il Tribunale di Firenze a decidere di avvicinare il bambino alla madre che si trovava a San Patrignano, confidando che si trattasse di una comunità che avesse le strutture adatte per seguire il bimbo nei giusti modi e intanto consentirgli di ristabilire un contatto con la mamma che sta cercando di guarire. Dopodiché, trascorso qualche mese (tre se ricordo bene) è tornato sulla sua decisione decidendo che fosse meglio per il piccolo essere adottato da altri e quindi facendolo tornare nella casa famiglia che lo aveva accolto ( e dove lui aveva perso la sorellina , ma questo è solo un triste particolare, anche se nella psiche del bambino tracce ne avrà lasciate). Ora questo sarebbe assolutamente legittimo SE il Tribunale avesse accertato che la scelta adottata, quella di San PAtrignano, si stesse rivelando non utile. MA COSI' non era, a sentire quelli della Comunità e il Neuropsichiatra infantile del centro, che anzi evidenziavano come , dopo i primi tempi di forte opposizione, il piccolo avesse fatto grandi progressi. Sfuggiva quindi il senso del ripensamento. A quanto pare, il dubbio è venuto anche ai giudici fiorentini che , come leggi, hanno di nuovo fatto marcia indietro. Qui non si tratta di essere "mammisti" o meno, credere che sia meglio una mamma mediocre che nessuna . Il problema è che in questa materia non ci sono REGOLE. Si naviga a VISTA. Con giudici che non hanno alcuna preparazione specifica e che quindi devono dipendere da CTU che seguono il loro "credo" pregiudiziale e ad esso piegano le loro perizie. Caro Saverio, ti posso assicurare che pochissime famiglie passerebbero il vaglio di certi Torquemada dei Tribunali dei minori, dove non si valuta secondo "normalità", e quindi nella consapevolezza che essere genitori è difficile e oggi 1000 volte di più, ma su un "modello" astratto. Questo problema esplode nelle separazioni conflittuali, dove ciascun genitore cerca di sfruttare i lati deboli dell'altro per descriverlo come un "incapace", dannoso per i figli. In realtà quegli stessi lati deboli li ritroveresti tranquillamente anche nelle coppie NON separate, ma lì vengono risolti un po' col buon senso, un po' con la pazienza, a volte - nemmeno rare - con la "sottomissione" al coniuge più forte. Ma nessuno lo vede, nessuno lo sa. E quel/quei genitori sotto esame, per loro fortuna, non ci finiscono mai.

Nessun commento:

Posta un commento