(http://ultimocamerlengo.blogspot.it/2012/05/tira-vento-nuovo-in-europa-ma-e-di.html).
Mi è piaciuto molto l'intervento sull'argomento di Davide Giacalone, che di seguito riporto.
Buona Lettura
Chi pensa la Francia sia andata a sinistra ha perso
l’orientamento. Chi pensa sia ora aperta la via per il ritorno alla spesa
pubblica allegra ha perso anche tutto il resto. La costante elettorale europea,
in questa stagione, è una sola: chi governa perde le elezioni. E le perde non
solo a causa della crisi, ma perché dimostra di non sapere come uscirne. Vale
per ogni dove, Germania compresa (la signora Merkel perde le elezioni
amministrative una appresso all’altra, mentre i suoi alleati, liberali, sono
evaporati). Gli elettori europei hanno voglia di punire chi li governa, e se
potessero votare sull’Europa e sull’euro farebbero sentire la loro rabbia. I
francesi, poi, non hanno affatto smesso di votare: al primo turno presidenziale
la maggioranza era di destra; al secondo hanno mandato a casa Sarkozy; a giugno
voteranno per il Parlamento, facendoci entrare trionfalmente la pattuglia della
Le Pen. Alla faccia della svolta a sinistra. Il risultato finale potrebbe
essere la coabitazione, fra un presidente socialista e una maggioranza
parlamentare diversa. Verso la stessa sorte viaggiano i tedeschi. In Gran
Bretagna già c’è un governo di coalizione (cosa rarissima, da quelle parti).
Quella è la formula prevalente, resta da stabilirsi la cosa più interessante:
per fare cosa?
La vittoria di François Hollande è un bene, ma solo perché è
la sconfitta del predecessore e del suo avere incarnato l’arroganza cieca
dell’Europa parametrale, asservendosi al governo tedesco. Il programma di
Hollande è un’illusione, consistente nel credere che si possa viaggiare a
ritroso nel tempo, riconquistando il passato. E’ l’eterno equivoco che
ottenebra la sinistra, non appena s’abbandona ai propri incubi: credere che la
ricchezza si possa prenderla ad altri, anziché produrla. Resto dell’opinione
qui argomentata: facendo vincere Hollande i francesi hanno fatto un piacere a
noi e all’Europa, meno a sé stessi.
Il problema vero, adesso, non è stabilire come reagiscono i
mercati, perché lì siamo, oramai, nel campo della superstizione. La relazione
fra le cose che accadono realmente e i drizzoni di borse e valute è in gran
parte immaginifica, sicché fanno ridere tanti titoli di giornali. Fin qui l’unica
cosa che ha somministrato bromuro agli speculatori è stata la decisione della
Bce di dare liquidità alle banche, affinché la riversassero nei debiti
pubblici. Il sintomatico ha funzionato, ma scemano gli effetti. Occorre
dedicarsi alla sostanza.
Così vedo le cose: a. per far funzionare l’Europa
parametrale c’è solo la ricetta tedesca, difatti ci siamo dotati di un governo
presieduto da chi si definisce “il più tedesco degli economisti italiani” e ci
siamo dedicati ai “compiti a casa”, tale ricetta ha un difettuccio, dato che
porta gli elettori europei a desiderare la fine dell’Unione e dell’euro, né si
può sostenere abbiano torto, perché gli effetti recessivi di tale ricetta sono
evidenti; b. pensare di mollarla per adottare eurobond e altri strumenti destinati
a stare nel solco delle scelte Bce significa non avere capito un accidente di
come la crisi è nata e ci ha sventrati; c. la vera strada alternativa consiste
nel rimediare all’errore originario, vale a dire aver fatto nascere l’euro
prima dell’Europa, il che vuol dire maggiore integrazione istituzionale,
maggiore omogeneità politica (elettori europei che votano per l’Europa),
maggiore devoluzione dagli stati nazionali alle istituzioni federali. La classe
dirigente europea dimostrerà d’esistere quando si cimenterà con questo
problema, altrimenti ci sarà un portentoso rinculo.
Francesi, tedeschi, spagnoli, greci, italiani e tutti noi
europei votiamo in dialetto. Usando il vernacolo vediamo crescere contradaioli
assatanati, che schiumano rabbia in lotte di quartiere. Intanto il mondo
viaggia su rotte globali, assistendo esterrefatto e divertito (fregandosi le
mani) a quei quattro pirla viziati d’europei che sono fra i più ricchi e
potenti al mondo, ma non contano nulla, si fanno la guerra fra di loro (in Libia
la si è fatta con le armi, mica a chiacchiere, e anche per questo è una gioia
vedere Sarkozy imboccare l’uscita), nel mentre i loro cittadini non sanno più
chi far vincere pur di far perdere chi governa.
Qui non tira vento di sinistra, né di destra. Qui si deve
cambiare aria e riprendere a pensare con la mente rivolta al futuro, senza la
paura di mollare la gran parte di quel welfare state che nei miti collettivi
sarebbe lo stato capace di favorire il benessere, ma nei conti effettivi è lo
stato che brucia ricchezza producendo tassazione & lottizzazione.
Nessun commento:
Posta un commento