giovedì 31 maggio 2012

TERREMOTO: ROMA A RISCHIO, MA QUANTO?


Chi è nato e vive a Roma conosce  perfettamente la vulgata popolare consolatoria: un terremoto nella nostra città non può verificarsi perché sotto la città "è vuota".
Se al contempo chiedeste ai Romani, cosa esattamente voglia dire, il bo' sarebbe quasi unanime, ma intanto si dormono sonno tranquilli.
SI dormivano. Perché NESSUNO pensava mai che il terremoto potesse manifestarsi, in forma così violenta e distruttiva, nella PIANURA emiliana!!
Certo, OGGI ci spiegano che la dorsale appenninica, prima causa di rischio dei terremoti in Italia (ma il Friuli che c'entra?) può manifestarsi anche SOTTO la superficie,  non ho capito bene a quale enorme profondità... E sicuramente Roma con gli appennini non c'entra (almeno così pare dalla mappe che vanno in TV e sui giornali).
Certo, non ci sono i disastri di zone sismiche riconosciute come il Friuli, l'Irpinia, e da ultimo l'Aquila.
Però se si parla di costruzioni secondo norme antisismiche, nella capitale potremmo solo ridere se non ci fosse da piangere.
Allora sono andato a cercare per vedere se trovavo un parere si rassicurante ma un po' più scientifico di quello sopra citato. Il rischio ZERO ovviamente NON l'ho trovato, però la conferma che la capitale sia sostanzialmente a rischio sismico non alto, anzi medio basso, sì.
Bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto?
Buona Lettura

«Terremoti, Roma non è a rischio zero»
Il geologo Marra: «Da escludere sismi significativi, ma se un palazzo è costruito male può crollare anche in una zona a rischio basso» di Graziella Melina 
«Fatto salvo che tutti i palazzi siano stati costruiti rispettando le norme edilizie e antisismiche, a Roma possiamo stare tranquilli». La rassicurazione “parziale”, e soprattutto l’invito a non abbassare la guardia e ad «attivarsi per monitorare le varie aree», arriva da Fabrizio Marra, geologo, ricercatore dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. Marra si è sempre occupato dello studio della geologia della città di Roma. In particolare, ha svolto e svolge attività di ricerca nel campo della valutazione del rischio vulcanico e del rischio sismico. Insieme al fisico Arrigo Caserta gestisce il “progetto sperimentale di monitoraggio della risposta sismica locale” all'interno della città, attraverso reti permanenti di sismometri, dislocate sul territorio della Capitale.
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  Il Lazio è una regione a rischio sismico?
Quasi tutta l'Italia è a rischio sismico, secondo quanto stabilito dalla più recente classificazione sismica. Nel Lazio esistono zone di diversa categoria, da quella a rischio zero a quella a rischio quattro (su una scala con un massimo di quattro) come nella provincia di Frosinone e Rieti.

Per quanto riguarda Roma, invece, qual è la differenza tra la sua configurazione morfologica e quella dell'Aquila, per esempio?
Roma è in pianura, L'Aquila in montagna, ma questo, in linea di principio, rispetto al rischio sismico non conta nulla. Roma non è a rischio sismico perché non ci sono faglie attive di dimensioni tali da causare un terremoto di magnitudo significativa: per intenderci non superiore a 4.0.

Questo ci tranquillizza…
Sì, ma Roma non è a rischio zero. Parzialmente è classificata in seconda zona. Il rischio è da lieve a moderato. Comunque è fondamentale dire che se un palazzo è costruito male può crollare anche in una zona a rischio basso.

Ritiene che da noi ci siano quartieri o zone più a rischio?
Da più di dieci anni è noto che i terreni alluvionali, cioè quelli che a Roma costituiscono la piana della valle del Tevere e dei suoi affluenti, possono amplificare le oscillazioni del terreno in occasione di terremoti che avvengono in zone limitrofe.

In che modo oggi vengono monitorate le onde sismiche?
Io e il mio collega Arrigo Caserta, qui all'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, abbiamo installato da oltre un anno nella valle del Tevere delle stazioni di registrazione sismica che permettono di studiare gli effetti locali e di quantificare lo scuotimento del terreno. I dati registrati in occasione di questo terremoto sono i primi mai registrati nella Capitale e forniranno gli elementi necessari per dare agli ingegneri i parametri fisici da rispettare, per costruire in maniera realmente antisismica. Per effettuare cioè quella che viene chiamata microzonazione sismica. Senza questi parametri non sarebbe possibile farlo in maniera corretta.

Con quanto anticipo vi è possibile rilevare eventuali vibrazioni?
Non si può rilevare quello che ancora non c'è. Una vibrazione si rileva nel momento in cui si manifesta. Queste stazioni sismometriche non sono strumenti di allarme, ma servono a capire come risponde il terreno e, di conseguenza, come dovrebbero essere costruite le case per resistere perfettamente a queste vibrazioni.

A che punto è la ricerca sui sismi?
La ricerca che conduciamo nella città di Roma è all'avanguardia nel mondo, solo in Giappone e in California esistono sistemi di monitoraggio come quello che stiamo sviluppando a Roma.

A che punto siamo con la prevenzione, soprattutto qui nella capitale?
La Giunta precedente non ci ha sostenuto, anzi nel 2006 ci ha impedito di condurre le indagini preliminari per l'installazione di un secondo sistema di rilevamento nella valle di Grottaperfetta all'altezza della basilica di San Paolo. Forse gli interessi dei costruttori vengono considerati ancora prevalenti rispetto a quelli dei cittadini. 

Per completezza, riporto la cronologia degli eventi sismici,con data, area dell'epicentro e magnitudo, verificatisi nella storia di Roma :

- 9 Settembre 1349, aquilano 6.5;
- 14 Gennaio 1703, appenino reatino 6.8;
- 22 Marzo 1812, area di Roma 5.0;
- 1 Novembre 1895, Castelporziano 4.8;
- 19 Luglio 1899, Colli Albani 5.2;
- 31 Agosto 1909, Monte Mario 4.8;
- 10 Aprile 1911, Frascati 4.6;
- 13 Gennaio 1915, Avezzano 7.0;
- 26 Settembre 1997, Colfiorito 6.0.



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