Una signora isterica cita la parrocchia in Tribunale, perché l'Oratorio fa troppo chiasso, e vince.
O il parroco dota il campo dedicato allo sport di sistemi di insonorizzazione che manco i professionisti, oppure c'è poco da fare: lo chiude.
Non me la prendo col Giudice. Non conosco le carte ma immagino che possa essere uno di quei casi in cui l'applicazione delle norme non lascia margini di discrezionalità al magistrato. Leggo di perizie che avrebbero accertato i decibel e che sono, come era prevedibile, nettamente sfavorevoli alla piccola struttura fatta per far giocare i ragazzi.
Mi sembra significativo però che dalla parte della signora ci sia solo lei stessa.
Nessun altro dei condomini, degli abitanti nelle palazzine limitrofe dell'oratorio ha appoggiato l'iniziativa, anzi.
Tutti sordi?
O forse avranno, in un atteggiamento più civico e altruista pensato che lasciare uno spazio dove i ragazzi potessero correre e giocare valeva il sacrificio di una maggiore tolleranza e di doppi vetri alle finestre?
Senza contare che i diritti individuali sono sempre così sacrificati agli interessi collettivi - e quindi tutta una serie di norme come le cinture, i caschi obbligatori , non parliamo del fumo - che sembra strano che quelli dei ragazzi di giocare in spazi protetti siano ignorati.
Questa comunque l'antipatica notizia
Se un giudice ordina il silenziatore all'oratorio
Obbligo di pannelli fonoassorbenti. Il prete: chiudo
Tempi duri per i parroci del Triveneto. Prima don Gianni
Antoniazzi che a Carpenedo, Venezia, il mese scorso s'è visto comminare una
multa di 1.282 euro per «utilizzo non regolamentare» delle sue campane. Troppo
fracasso! E ora ecco don Francesco Tondello, parroco della chiesa di San Paolo
Apostolo, a Padova, 4 mila anime e 250 ragazzi, condannato in primo grado dal
giudice civile, Antonella Guerra, a mettere a norma il campetto in cemento del
suo oratorio con un fondo d'erba sintetica e pannelli fonoassorbenti: in
totale, 45 mila euro di lavori più 15 mila di spese legali. Una bella botta:
«Se il giudizio d'appello, a giugno, si concluderà come il primo grado non ci
resta che chiudere tutto e negare per sempre questo spazio ai giovani»,
confessa candidamente don Francesco, 46 anni, patavino doc.
A denunciarlo è stata la signora Silvia Cesarin, 48 anni, commercialista, che abita in via Brandolese, ha le finestre praticamente affacciate sul campetto e, nonostante una siepe e la rete di protezione alta tre metri, lamenta di non riuscire più a dormire nè a lavorare («Il rumore, lo ha stabilito una perizia del tribunale, supera di 19 decibel la soglia consentita mentre per legge potrebbe al massimo sforare di 3...», protesta la donna). La signora racconta di avere la casa ormai strapiena dei palloni sequestrati da lei, palloni che più volte le avrebbero sfondato le tegole del tetto: insomma, è esasperata e da 8 anni conduce la sua battaglia in completa solitudine. Nel quartiere, infatti, ha tutti contro: basta sentire a caso gli altri parrocchiani con le case intorno all'oratorio.
Orfea Francescon, 80 anni: «Io do ragione a quel povero Cristo del prete, che fa di tutto per evitare che i nostri ragazzi vadano in giro a combinare guai. Cambi casa la signora, allora, se le dà fastidio il rumore». Linda Camporese, 73 anni: «I miei 7 nipotini giocano tutti lì al calcetto. Ma cosa vuole la signora Cesarin? Che i ragazzi del quartiere vadano a farsi le canne giù al prato della valle? Prima di lei in quella casa ci abitava un signore molto più comprensivo che la sera si metteva felice a guardare giocare i bimbi...». Addirittura è nato un comitato per difendere l'oratorio, quasi 50 tra genitori e animatori che si sono costituiti parte civile con l'avvocato Angela Furlanetto. I genitori si sono autotassati più volte per sostenere le spese di tutti i procedimenti intentati dalla signora Cesarin (ben 51 denunce dal 2004!). La domenica poi si mettono a vendere torte davanti alla chiesa per raccogliere altri fondi («In cassa al momento abbiamo appena 23 euro», annuncia preoccupato Piercarlo Romagnoli, uno dei membri del comitato).
Ma la signora Cesarin, difesa dall'avvocato Maria Maddalena Tormen, rifiuta la parte della strega cattiva e tantomeno della pazza beghina ossessionata: «Forse nessuno vi ha mai detto che la prima proposta che avevo fatto alla parrocchia era di sostituire l'area in cemento con un prato verde, di metterci due giostrine e di farci un parco giochi. Ma la verità è che le mamme non hanno nessuna voglia di portare i bambini al parco: è più facile mandarli a giocare a palla dove le urla non le sentono loro, le bestemmie non le sentono loro, i danni non li pagano loro».
«Ai miei tempi - continua la commercialista - le festicciole si facevano in casa. Alcuni di quei genitori riuniti in comitato sanno che i loro figli hanno frequentato la mia casa, durante le feste organizzate da mia figlia. E io mi mettevo ai fornelli, magari dopo una lunga giornata di lavoro. Ora evidentemente è più facile prendere in affitto un campo o una stanza e lasciare i giovani in autogestione: non importa se poi fumano spinelli, bevono vodka e le ragazze vestono in maniera poco conveniente e si fanno sbaciucchiare. In questi anni ho ricevuto minacce, una volta pure un proiettile, perciò ho dovuto assoldare un detective. Forse però queste cose non le sa quell'abbronzatissimo sacerdote che altro non ha da fare che mettersi in posa e rilasciare interviste...».
Don Francesco, assistito in questa furiosa battaglia legale dagli avvocati Paolo Marson e Lorenzo Pilon, è incredulo: «Falsità, io ho provato in tutti i modi a parlare con la signora, ma lei rifiuta ogni contatto. Dal 2006 abbiamo pure accettato di aprire il campo solo per tre ore al giorno. Ma lei evidentemente mira proprio alla chiusura! Mi ha anche denunciato per atti di terrorismo e detenzione di sostanze esplosive. Beh, volete sapere la verità? Si trattava della notte di Capodanno. E le sostanze che riteneva esplosive erano i petardi lanciati dai ragazzi...».
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