Ecco, la storia che racconterò dimostra come questa
convinzione sia stupida, perché in una società complicata come la nostra, dove
la possibilità di raggiri, truffe, o anche semplici errori , è QUOTIDIANA, finire per sbaglio sotto la lente di
ingrandimento delle nostre autorità preposte alla tutela dell’ordine e della
giustizia non è affatto difficile.
Dunque, abbiamo Marco Villa – il nome stavolta è VERO – che
si ritrova un addebito sulla propria carta di credito di 20 euro per l’acquisto
effettuato su un sito pornografico americano. Il nostro non ne fa una questione
di puritanesimo, semplicemente sa che questa transazione lui non l’ha MAI
fatta.
A questo punto fa la denuncia alla polizia giudiziaria, al semplice scopo di poter segnalare la cosa al gestore della Carta
perché , per il FUTURO, blocchi transazioni similari. Marco Villa, badate bene,
NON chiede il rimborso dei 20 euro, data l’esiguità della cifra, si limita a
fare una denuncia che potremmo definire “cautelativa”.
Passa quasi UN ANNO e alle 7 del mattino si
presentano quelli della polizia postale che gli notificano un avviso di
garanzia e gli sequestrano il PC. Marco è sospettato di FALSA DENUNCIA. In
buona sostanza, l’Autorità Giudiziaria si è fatta la convinzione che Marco su
quel sito ci sia stato, che la transazione fosse stata da lui autorizzata e
quindi la successiva denuncia sia un falso. I nostri padri romani avrebbero
immediatamente chiesto : scusate , ma cui prodest ?? in parole semplici, che
vantaggio avrebbe avuto Marco a fare una cosa del genere ? Recuperare 20 euro,
sappiamo di no, e non solo per la modestia assoluta della cifra, ma perché
Marco non ha chiesto NESSUN rimborso della stessa al proprio gestore della
Carta di Credito !
Questo ragionamento, pure alla portata di mio figlio Edoardo
che ieri ha compiuto ben sei anni ! (auguri !!) , non pare sia stato fatto o,
nel caso, sarebbe stato soppiantato da altri elementi ritenuti insuperabili . Quando la transazione negli
USA passa,alle 6,30 p.m., il PC di Marco risulta collegato in rete , ore 13,30 italiane…….NON RIDETE !!! E’ tutto vero !! Quanti di VOI non sanno che p.m
in inglese significa “post meridiem” e sta ad indicare le ore pomeridiane ?
Quindi le 6,30 p.m americane non coincidono alle 6,30 del MATTINO, equivalenti
alle 13,30 italiane, ma sono le 18,30 e quindi la una e trenta di notte in
Italia, quando Marco DORME !!!.
Questo senza contare che se anche gli inquirenti non
avessero fatto un errore così madornale, con l’uso che si fa del PC una
coincidenza di orari non la vedo certo probante.
Altro indizio contro Marco è che comunque sul suo PC ci
sarebbero stati contatti di pochi giorni antecedenti a quello in
contestazione. Qui la questione è più
tecnica, ancorché ELEMENTARE per un semplice appassionato di informatica : se
io mi collego ad un sito web, scarico i files che costituiscono le pagine web
di quel sito, quindi se voi vi collegate OGGI ad un sito web creato nel
2001, scaricate nel vostro pc files
creati nel 2001, il che però NON dimostra che voi ANCHE nel 2001 abbiate
visitato quell’indirizzo. Per fare un esempio banale, se nella mia libreria ho
Guerra e Pace in edizione originale, non significa che ero vivo ai tempi di
Tolstoy!!.
Dopo tre anni di procedimento penale, fondato su QUESTI
indizi, Marco è stato assolto perché il fatto non sussisteva….e cioè per NON AVERLO MAI COMMESSO. In questi tre
anni Marco non ha MAI visto il Pubblico Ministero che lo credeva colpevole e
che ne aveva chiesto prima il rinvio a giudizio e poi la condanna. NEMMENO IN
AULA, lo ha visto,...data la pochezza del contendere – 20 euro, NON
richiesti !! – il titolare dell’accusa ha mandato una giovane sostituta a
rappresentarlo.
Morale, Marco è stato assolto, dopo tre anni in cui è stato
indagato e poi imputato, e aver speso tra avvocati e perito informatico la
modica cifra di SEIMILA EURO.
Che nessuno gli restituirà MAI.
Caro il mio manettaro girotondino, pensaci bene, che domai
Marco Villa potresti essere TU.
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