Dopo la primavera araba, nel 2012 assistiamo a quella delle assoluzioni.
In 10 giorni abbiamo avuto quelle di Rignano Flaminio, dell'ex. Governatore Fazio e di altri meno illustri ma però noti imputati per il caso UNIPOL-BNL e infine l'Onorevole Fitto.
Non c'è che dire, per le Procure italiane è stato un Maggio di DISFATTA.
In tutti questi casi, un comune denominatore: la DISTRUZIONE della reputazione degli imputati.
E questo è colpa di un certo modo di condurre le inchieste e soprattutto la collusione tra certi PM e la stampa che vive di scoop giudiziari.
Questo tema è frequente sul Camerlengo, ma oggetto di denuncia da parte di coraggiosi avvocati, tra cui Domenico Battista, Renata Serci, Marco Siragusa, Marta Marini....ma l'elenco è lungo (per fortuna). Il mio auspicio è che queste persone trovino l'IDEA di una iniziativa "politico" giudiziaria per porre con più forza il problema serio della ormai evidente deriva di certa parte della magistratura verso forme intimidatorie e autoritarie INACCETTABILI.
Signori, non sono più i Berluscones a porre il problema. Il "caimano" non c'è più, e quindi la foglia di fico (grande, ammettiamolo pure) è venuta via.
Così oggi, ma è solo l'ultimo cahier de doleances, di Pietro Ostellino, sul Corriere della Sera
PRESUNTI INNOCENTI, SEGRETI VIOLATI
Che se ne fa, adesso, Antonio Fazio della sentenza della
Corte d’appello di Milano che lo riconosce innocente dell’accusa di aver
favorito (illegalmente) scalate bancarie tentate, nell’estate del 2005, da
imprenditori a loro volta oggi assolti dalla condanna per accordi parasociali
illeciti, aggiotaggio e altre illegalità, dopo essere stato costretto a
dimettersi da governatore della Banca d’Italia, aver visto la propria carriera
e la propria onorabilità distrutte? C’è ancora, la presunzione di innocenza in
questo (osceno) Paese dove la Giustizia ci mette anni a raggiungere una «verità
processuale» che smentisca quella che, con la complicità di un giornalismo
irresponsabile, ha gettato, dapprima in pasto alla gogna dell’opinione
pubblica, e condannato penalmente, poi, tanta gente? Una brutta notizia è
(anche) l’ultima esternazione del presidente della Repubblica. Con quale
autorità politica, e legittimità costituzionale, Napolitano dice che «il capo
dello Stato deve essere una figura imparziale» e censura la proposta di
revisione costituzionale in senso semi-presidenziale, dopo aver fatto calare
sul Parlamento, con procedura costituzionalmente anomala—quale che fosse il
giudizio su quello precedente — un governo «tecnico»? Anche se la nostra
anacronistica e contraddittoria Costituzione ne esclude, normativamente e di
fatto, la revisione, spetta ancora alle forze politiche proporre di cambiarla o
al presidente della Repubblica dire se sia lecito farlo, condannando il
semi-presidenzialismo come una forma di autoritarismo? Caro presidente
Napolitano — con l’immutata stima che le porto — lei sa che, qualora me ne
avesse offerta l’occasione, glielo avrei detto: era preferibile il silenzio.
Complice silente un giornalismo che già scrive, di quello
vinto dalla Juventus, di «campionato virtuale», c’è voluto un giocatore di
calcio (!), il portiere della nazionale, per denunciare le illegali e
vergognose procedure del circuito mediatico-giudiziario. Ma, subito dopo,
puntuale come un «pizzino» mafioso, è uscita, dalla procura di Torino,
un’informativa della Guardia di Finanza del 2010-2011 dalla quale si potrebbe
dedurre che Buffon sia uno scommettitore abituale. Mi chiedo se non stia
diventando pericoloso vivere in un Paese dove certi magistrati lanciano — forti
delle informazioni riservate di cui dispongono—«avvertimenti » di stampo
mafioso a chi non sta al loro gioco. Presidente Napolitano, perché non chiede
al Consiglio superiore della magistratura se non sia il caso di intervenire
davanti a una tale violazione del segreto istruttorio che sconfina nella prassi
mafiosa? Se «questa magistratura» è il cane da guardia della nostra democrazia
c’è davvero di che inquietarsi. Da quel democratico e gran galantuomo che è,
sono certo si sia inquietato anche lei e mi aspetto, perciò, voglia farlo
sapere ufficialmente.
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