sabato 2 giugno 2012

GLI ASSOLTI CHE NON FANNO NOTIZIA, UNA CERTA MAGISTRATURA MINACCIOSA


Dopo la primavera araba, nel 2012 assistiamo a quella delle assoluzioni.
In 10 giorni abbiamo avuto quelle di Rignano Flaminio, dell'ex. Governatore Fazio e di altri meno illustri ma però noti imputati per il caso UNIPOL-BNL e infine l'Onorevole Fitto.
Non c'è che dire, per le Procure italiane è stato un Maggio di DISFATTA.
In tutti questi casi, un comune denominatore: la DISTRUZIONE della reputazione degli imputati.
E questo è colpa di un certo modo di condurre le inchieste e soprattutto la collusione tra certi PM e la stampa che vive di scoop giudiziari.
Questo tema è frequente sul Camerlengo, ma oggetto di denuncia da parte di coraggiosi avvocati, tra cui Domenico Battista, Renata Serci, Marco Siragusa, Marta Marini....ma l'elenco è lungo (per fortuna). Il mio auspicio è che queste persone trovino l'IDEA di una iniziativa "politico" giudiziaria per porre con più forza il problema serio della ormai evidente deriva di certa parte della magistratura verso forme intimidatorie e autoritarie INACCETTABILI.
Signori, non sono più i Berluscones a porre il problema. Il "caimano" non c'è più, e quindi la foglia di fico (grande, ammettiamolo pure) è venuta via.
Così oggi, ma è solo l'ultimo cahier de doleances, di Pietro Ostellino, sul Corriere della Sera

PRESUNTI INNOCENTI, SEGRETI VIOLATI 


Che se ne fa, adesso, Antonio Fazio della sentenza della Corte d’appello di Milano che lo riconosce innocente dell’accusa di aver favorito (illegalmente) scalate bancarie tentate, nell’estate del 2005, da imprenditori a loro volta oggi assolti dalla condanna per accordi parasociali illeciti, aggiotaggio e altre illegalità, dopo essere stato costretto a dimettersi da governatore della Banca d’Italia, aver visto la propria carriera e la propria onorabilità distrutte? C’è ancora, la presunzione di innocenza in questo (osceno) Paese dove la Giustizia ci mette anni a raggiungere una «verità processuale» che smentisca quella che, con la complicità di un giornalismo irresponsabile, ha gettato, dapprima in pasto alla gogna dell’opinione pubblica, e condannato penalmente, poi, tanta gente? Una brutta notizia è (anche) l’ultima esternazione del presidente della Repubblica. Con quale autorità politica, e legittimità costituzionale, Napolitano dice che «il capo dello Stato deve essere una figura imparziale» e censura la proposta di revisione costituzionale in senso semi-presidenziale, dopo aver fatto calare sul Parlamento, con procedura costituzionalmente anomala—quale che fosse il giudizio su quello precedente — un governo «tecnico»? Anche se la nostra anacronistica e contraddittoria Costituzione ne esclude, normativamente e di fatto, la revisione, spetta ancora alle forze politiche proporre di cambiarla o al presidente della Repubblica dire se sia lecito farlo, condannando il semi-presidenzialismo come una forma di autoritarismo? Caro presidente Napolitano — con l’immutata stima che le porto — lei sa che, qualora me ne avesse offerta l’occasione, glielo avrei detto: era preferibile il silenzio.

Complice silente un giornalismo che già scrive, di quello vinto dalla Juventus, di «campionato virtuale», c’è voluto un giocatore di calcio (!), il portiere della nazionale, per denunciare le illegali e vergognose procedure del circuito mediatico-giudiziario. Ma, subito dopo, puntuale come un «pizzino» mafioso, è uscita, dalla procura di Torino, un’informativa della Guardia di Finanza del 2010-2011 dalla quale si potrebbe dedurre che Buffon sia uno scommettitore abituale. Mi chiedo se non stia diventando pericoloso vivere in un Paese dove certi magistrati lanciano — forti delle informazioni riservate di cui dispongono—«avvertimenti » di stampo mafioso a chi non sta al loro gioco. Presidente Napolitano, perché non chiede al Consiglio superiore della magistratura se non sia il caso di intervenire davanti a una tale violazione del segreto istruttorio che sconfina nella prassi mafiosa? Se «questa magistratura» è il cane da guardia della nostra democrazia c’è davvero di che inquietarsi. Da quel democratico e gran galantuomo che è, sono certo si sia inquietato anche lei e mi aspetto, perciò, voglia farlo sapere ufficialmente.

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