martedì 26 giugno 2012

IL DIO MERCATO, QUESTO MALEDETTO

I mercati non si fidano, i mercati premiano, i mercati puniscono.....Alzi la mano chi in questi due anni non abbia pensato diprendere il forcone e andarlo a stanare questo mostro maledetto che punisce e infelicita la nostra vita!!!
Noi che belli belli, tomi tomi, ce ne stavamo al calduccio delle nostre pensioni baby, dello Statuto dei lavoratori con tanti di quei diritti e privilegi che nel resto del mondo , poracci, la metà se li sognano, la cassa integrazione ad libitum se l'azienda andava male, i servizi magari un po' scarsi ma assolutamente gratis...
E poi? Arrivano sti c....di mercati e tutto questo PUFF, non si può fare più?? Ma mostratevi se avete coraggio!!!!
Contro questi mercati, satireggia da par suo Michele Serra, sulla rubrica Amaca di Repubblica (una di quelle cose che, abbandonando il giornale di Scalfari, NON sento la mancanza).
Divertente, il sarcasmo di uno degli autori di Saviano in tv, e le cose che scrive sicuramente molti le condivideranno, anche perché sono FACILI e SUPERFICIALI.
Pietro Ichino, meno brillante ma più serio, prova a rispondere.
Io leggerei.....



PROVO A RISPONDERE ALLE DOMANDE CHE SI PONE, CON LA SUA PENNA IMPAREGGIABILE, MICHELE SERRA SU REPUBBLICA, MA CHE COME LUI SI SONO POSTE ULTIMAMENTE ANCHE ALTRE ILLUSTRI FIRME DELLO STESSO GIORNALE: EUGENIO SCALFARI, STEFANO RODOTÀ E GAD LERNER
Corsivo di Michele Serra, nella sua rubrica l’Amaca, su la Repubblica del 19 giugno 2012 – La scansione del testo in quattro domande è inserita da me, in preparazione di un mio tentativo di risposta alle domande poste in questo corsivo
L’AMACA
[Prima domanda - n.d.r.] Si legge che il voto greco  “non basta ai mercati”  e ci si ingegna di capire che cosa basti, ai mercati:  la consegna immediata di tutte le ragazze vergini?  La testa del Battista su un piatto d’argento?  La donazione di ogni bene pubblico e privato al circolo ricreativo dei banchieri?  L’uso obbligatorio del papillon?     [Seconda domanda - n.d.r.] Ma poi, soprattutto: chi diavolo sono, questi misteriosi “mercati”?  Hanno fisionomia giuridica, un portavoce, un responsabile, un legale rappresentante, qualche nome o cognome al quale, all’occorrenza, presentare reclamo?     [Terza domanda - n.d.r.] Qualcuno ha mai votato per loro?  Se sbagliano, si dimettono?  Quando e dove è stato deciso che il loro giudizio (il famoso “giudizio dei mercati”) conta più del giudizio dell’intera classe politica mondiale?  Perfino i più esecrabili dittatori ci mettono la propria faccia, e a volte finiscono la carriera appesi a un lampione. Perché i mercati no?  Se contano tanto (tanto da affamare i popoli, volendo, e tanto da salvarli, sempre volendo) perché sono l’unico potere, in tutto l’Occidente, che non si espone mai, non parla nei telegiornali, non viene intervistato, fotografato, incalzato? [Quarta domanda - n.d.r.] Perché siamo tutti ai piedi di un’entità metafisica che per giunta non dispensa alcun genere di risarcimento spirituale, anche scadente?
PROVO A RISPONDERE
Prima domanda: che cosa vogliono “i mercati? – Delle nostre vergini non se ne fanno nulla: gli interessa soltanto la sicurezza che ciascuno Stato sia in grado di onorare i propri debiti.
Seconda domanda: chi diavolo sono questi misteriosi mercati? – Siamo tutti noi, ogni volta che ci chiediamo se sia meglio investire i nostri risparmi prestandoli a Tizio o a Caio; per esempio, ponendoci questa domanda: “sarà meglio investirli in buoni del tesori greci, con i loro interessi altissimi ma con il dubbio se alla fine verremo rimborsati, oppure in quelli tedeschi, con i loro interessi bassissimi ma con la certezza che alla fine riavremo i nostri soldi?”. Molti di noi non si sono mai posti questo problema? D’accordo, ma se lo sono posto e se lo pongono quotidianamente i gestori dei fondi-pensione dei lavoratori americani o giapponesi, o dei fondi di investimento nei quali hanno messo i propri risparmi la casalinga di Voghera o l’artigiano di Sao Paulo. Sì, certo, poi ci sono anche gli speculatori; ma questi non fanno altro, a ben vedere, che scommettere sulle scelte che faranno i gestori dei fondi; e pesano complessivamente molto meno di questi ultimi (tanto è vero che diventano molto più pericolosi in agosto, quando i gestori dei fondi vanno in vacanza). Giustissimo, comunque, tassare le operazioni finanziarie a carattere speculativo; ma stiamo attenti a non demonizzarli troppo questi speculatori. “Speculare”, letteralmente, significa “guardare lontano”; il saperlo fare può essere fonte di guadagni indebiti, ma può essere anche utile a tutti gli altri: saper vedere in anticipo le cause di possibili catastrofi piccole e grandi può aiutare ad evitarle, o a limitarne i danni. Per esempio, se ci fosse stato qualche speculatore che avesse saputo cogliere per tempo i segni premonitori del fallimento di Lehman Brothers del 2008, questo ci avrebbe potuto forse risparmiare molti dolori.
Terza domanda: qualcuno ha mai votato per i mercati? se sbagliano… “si dimettono”? – Certo che sì. Le centinaia di migliaia di gestori dei fondi-pensione o degli investimenti dei grandi e piccoli risparmiatori hanno costantemente bisogno della fiducia dei mandanti che affidano loro i propri risparmi.  E quando sbagliano lo pagano caro. Perché il loro errore costa caro ai mandanti stessi, siano essi i pensionati americani o giapponesi, o la casalinga di Voghera, o l’artigiano di Sao Paulo; o anche il ricco magnate australiano o russo (che però complessivamente conta molto meno dell’insieme dei pensionati e pensionandi e dei piccoli risparmiatori). Anche l’eventuale collasso dell’euro costerebbe loro assai caro: non hanno alcun interesse a provocarlo; ma il loro primo dovere è salvaguardare i risparmi dei loro mandanti, e qualche volta questo può comportare azioni che avvicinano, se non il collasso dell’euro, il default di qualche debitore. Forse, dunque, è il caso che li trattiamo con un po’ più di rispetto, cercando di conquistare la loro fiducia. E che non imputiamo a loro quelle che sono soltanto le conseguenze delle nostre imprevidenze, raffigurandoli come novelli untori del “contagio” della crisi, o peggio come rapaci e malvagi attentatori di regimi democratici e affamatori di popoli.
Quarta domanda: perché siamo tutti ai piedi di questa entità metafisica? – Perché i mercati finanziari non sono affatto un’entità metafisica, bensì costituiscono l’unica entità di questo mondo a cui possiamo rivolgerci, quando non siamo in grado di pagare i nostri debiti, per trovare qualcuno che sia disposto a tornare a prestarci il denaro di cui abbiamo bisogno per pagare gli stipendi agli statali, le pensioni a tutti quanti, i costi della sanità, della scuola, della polizia, e così via. Se abbiamo qualche difficoltà a convincere i gestori dei fondi-pensione o dei fondi di investimento a tornare a prestarci il denaro che amministrano, non ha molto senso prendersela “con i mercati finanziari”. A meno che abbiamo deciso di non farvi più ricorso nel prossimo futuro; ma la cosa strana è che a prendersela di più “con i mercati finanziari” sono proprio quelli che predicano contro il rigore, contro la riforma dell’articolo 81 della Costituzione (quello che impone l’equilibrio di bilancio per prevenire gli eccessi di indebitamento a danno delle generazioni future) e chiedono a gran voce un aumento della spesa pubblica purchessia. La verità è che il modo migliore per fare quanto chiedono questi neo-keynesiani a corrente alternata, per “tagliare le unghie ai mercati finanziari”, consiste nel fare proprio quello che dice l’odiata Angela Merkel: tenere meglio sotto controllo il bilancio dello Stato.

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