Noi che belli belli, tomi tomi, ce ne stavamo al calduccio delle nostre pensioni baby, dello Statuto dei lavoratori con tanti di quei diritti e privilegi che nel resto del mondo , poracci, la metà se li sognano, la cassa integrazione ad libitum se l'azienda andava male, i servizi magari un po' scarsi ma assolutamente gratis...
E poi? Arrivano sti c....di mercati e tutto questo PUFF, non si può fare più?? Ma mostratevi se avete coraggio!!!!
Contro questi mercati, satireggia da par suo Michele Serra, sulla rubrica Amaca di Repubblica (una di quelle cose che, abbandonando il giornale di Scalfari, NON sento la mancanza).
Divertente, il sarcasmo di uno degli autori di Saviano in tv, e le cose che scrive sicuramente molti le condivideranno, anche perché sono FACILI e SUPERFICIALI.
Pietro Ichino, meno brillante ma più serio, prova a rispondere.
Io leggerei.....
PROVO A RISPONDERE ALLE DOMANDE CHE SI PONE, CON LA SUA
PENNA IMPAREGGIABILE, MICHELE SERRA SU REPUBBLICA, MA CHE COME LUI SI SONO
POSTE ULTIMAMENTE ANCHE ALTRE ILLUSTRI FIRME DELLO STESSO GIORNALE: EUGENIO
SCALFARI, STEFANO RODOTÀ E GAD LERNER
Corsivo di Michele Serra, nella sua rubrica l’Amaca, su la
Repubblica del 19 giugno 2012 – La scansione del testo in quattro domande è
inserita da me, in preparazione di un mio tentativo di risposta alle domande
poste in questo corsivo
L’AMACA
[Prima domanda - n.d.r.] Si legge che il voto greco “non basta ai mercati” e ci si ingegna di capire che cosa basti, ai
mercati: la consegna immediata di tutte
le ragazze vergini? La testa del
Battista su un piatto d’argento? La
donazione di ogni bene pubblico e privato al circolo ricreativo dei
banchieri? L’uso obbligatorio del
papillon? [Seconda domanda - n.d.r.]
Ma poi, soprattutto: chi diavolo sono, questi misteriosi “mercati”? Hanno fisionomia giuridica, un portavoce, un
responsabile, un legale rappresentante, qualche nome o cognome al quale,
all’occorrenza, presentare reclamo?
[Terza domanda - n.d.r.] Qualcuno ha mai votato per loro? Se sbagliano, si dimettono? Quando e dove è stato deciso che il loro
giudizio (il famoso “giudizio dei mercati”) conta più del giudizio dell’intera
classe politica mondiale? Perfino i più
esecrabili dittatori ci mettono la propria faccia, e a volte finiscono la
carriera appesi a un lampione. Perché i mercati no? Se contano tanto (tanto da affamare i popoli,
volendo, e tanto da salvarli, sempre volendo) perché sono l’unico potere, in
tutto l’Occidente, che non si espone mai, non parla nei telegiornali, non viene
intervistato, fotografato, incalzato? [Quarta domanda - n.d.r.] Perché siamo
tutti ai piedi di un’entità metafisica che per giunta non dispensa alcun genere
di risarcimento spirituale, anche scadente?
PROVO A RISPONDERE
Prima domanda: che cosa vogliono “i mercati? – Delle nostre
vergini non se ne fanno nulla: gli interessa soltanto la sicurezza che ciascuno
Stato sia in grado di onorare i propri debiti.
Seconda domanda: chi diavolo sono questi misteriosi mercati?
– Siamo tutti noi, ogni volta che ci chiediamo se sia meglio investire i nostri
risparmi prestandoli a Tizio o a Caio; per esempio, ponendoci questa domanda:
“sarà meglio investirli in buoni del tesori greci, con i loro interessi
altissimi ma con il dubbio se alla fine verremo rimborsati, oppure in quelli
tedeschi, con i loro interessi bassissimi ma con la certezza che alla fine
riavremo i nostri soldi?”. Molti di noi non si sono mai posti questo problema?
D’accordo, ma se lo sono posto e se lo pongono quotidianamente i gestori dei
fondi-pensione dei lavoratori americani o giapponesi, o dei fondi di
investimento nei quali hanno messo i propri risparmi la casalinga di Voghera o
l’artigiano di Sao Paulo. Sì, certo, poi ci sono anche gli speculatori; ma
questi non fanno altro, a ben vedere, che scommettere sulle scelte che faranno
i gestori dei fondi; e pesano complessivamente molto meno di questi ultimi
(tanto è vero che diventano molto più pericolosi in agosto, quando i gestori
dei fondi vanno in vacanza). Giustissimo, comunque, tassare le operazioni
finanziarie a carattere speculativo; ma stiamo attenti a non demonizzarli
troppo questi speculatori. “Speculare”, letteralmente, significa “guardare
lontano”; il saperlo fare può essere fonte di guadagni indebiti, ma può essere
anche utile a tutti gli altri: saper vedere in anticipo le cause di possibili
catastrofi piccole e grandi può aiutare ad evitarle, o a limitarne i danni. Per
esempio, se ci fosse stato qualche speculatore che avesse saputo cogliere per
tempo i segni premonitori del fallimento di Lehman Brothers del 2008, questo ci
avrebbe potuto forse risparmiare molti dolori.
Terza domanda: qualcuno ha mai votato per i mercati? se
sbagliano… “si dimettono”? – Certo che sì. Le centinaia di migliaia di gestori
dei fondi-pensione o degli investimenti dei grandi e piccoli risparmiatori
hanno costantemente bisogno della fiducia dei mandanti che affidano loro i
propri risparmi. E quando sbagliano lo
pagano caro. Perché il loro errore costa caro ai mandanti stessi, siano essi i
pensionati americani o giapponesi, o la casalinga di Voghera, o l’artigiano di
Sao Paulo; o anche il ricco magnate australiano o russo (che però
complessivamente conta molto meno dell’insieme dei pensionati e pensionandi e
dei piccoli risparmiatori). Anche l’eventuale collasso dell’euro costerebbe
loro assai caro: non hanno alcun interesse a provocarlo; ma il loro primo
dovere è salvaguardare i risparmi dei loro mandanti, e qualche volta questo può
comportare azioni che avvicinano, se non il collasso dell’euro, il default di
qualche debitore. Forse, dunque, è il caso che li trattiamo con un po’ più di
rispetto, cercando di conquistare la loro fiducia. E che non imputiamo a loro
quelle che sono soltanto le conseguenze delle nostre imprevidenze,
raffigurandoli come novelli untori del “contagio” della crisi, o peggio come
rapaci e malvagi attentatori di regimi democratici e affamatori di popoli.
Quarta domanda: perché siamo tutti ai piedi di questa entità
metafisica? – Perché i mercati finanziari non sono affatto un’entità
metafisica, bensì costituiscono l’unica entità di questo mondo a cui possiamo
rivolgerci, quando non siamo in grado di pagare i nostri debiti, per trovare
qualcuno che sia disposto a tornare a prestarci il denaro di cui abbiamo
bisogno per pagare gli stipendi agli statali, le pensioni a tutti quanti, i
costi della sanità, della scuola, della polizia, e così via. Se abbiamo qualche
difficoltà a convincere i gestori dei fondi-pensione o dei fondi di
investimento a tornare a prestarci il denaro che amministrano, non ha molto
senso prendersela “con i mercati finanziari”. A meno che abbiamo deciso di non
farvi più ricorso nel prossimo futuro; ma la cosa strana è che a prendersela di
più “con i mercati finanziari” sono proprio quelli che predicano contro il
rigore, contro la riforma dell’articolo 81 della Costituzione (quello che
impone l’equilibrio di bilancio per prevenire gli eccessi di indebitamento a
danno delle generazioni future) e chiedono a gran voce un aumento della spesa
pubblica purchessia. La verità è che il modo migliore per fare quanto chiedono
questi neo-keynesiani a corrente alternata, per “tagliare le unghie ai mercati
finanziari”, consiste nel fare proprio quello che dice l’odiata Angela Merkel:
tenere meglio sotto controllo il bilancio dello Stato.
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