venerdì 22 giugno 2012

SEI DISABILE, SARDO, OCCHI BLU, TRA I 46 E 53 ANNI ? TI ASSUMO !!


Monti vuole andare al summit europeo con la riforma del lavoro approvata, per mostrare alla Merkel che l'Italia continua a fare i compiti.
Quando andavo a scuola io però non bastava consegnare il quaderno. I compiti poi dovevano essere fatti BENE.
E francamente qui non è così.
L'avevamo scritto a suo tempo : http://ultimocamerlengo.blogspot.it/2012/04/non-e-che-riformare-sia-di-per-se-un.html. Non è che la parolina "RIFORMA" sia magica di per sé. Poi bisogna vedere che riforma si fa!
Michele Ferrara cerca, nel suo editoriale di oggi sul Corriere, di vedere il bicchiere NON vuoto (definirlo mezzo pieno sarebbe troppo) e pur ribadendo critiche note, segnale i passi avanti.....
Sarà...ma io trovo più realistico il sarcasmo del Wall Sreet Journal, uno di quelli che il governo Monti lo aveva salutato con grandi speranze....
Postiamo prima l'articolo di Ferrara, e poi quello del famoso giornale economico americano.
Buona Lettura


RIFORMA DEL LAVORO TRA DUBBI E TABÙ
La riforma del lavoro sembra essere finalmente arrivata all'ultimo miglio. Ci voleva un'importante scadenza Ue (il Consiglio europeo del 28 e 29 giugno) per convincere partiti e parti sociali a posare le armi. Ancora una volta, il «vincolo esterno» ci spinge a fare quei compiti a casa che altrimenti non faremmo: esattamente la tesi di Angela Merkel, che ha molti torti ma non li ha tutti. 
Una valutazione puntuale del provvedimento è prematura. Possiamo però fare due commenti di ordine generale. Innanzitutto, la riforma si muove nella direzione giusta. Anche l'Italia avrà un'assicurazione contro la disoccupazione estesa a tutti i lavoratori, con indennità limitate nel tempo ma d'importo adeguato. I giovani precari godranno di maggiori tutele e l'apprendistato diventerà il canale privilegiato di accesso al lavoro. Questa è la parte più delicata della riforma, su cui si giocherà il suo successo. Governo e parti sociali dovranno impegnarsi seriamente per far funzionar bene questo strumento, come in Germania. Infine, le imprese otterranno dalla riforma un po' di quella flessibilità in uscita che chiedono da decenni: l'articolo 18 allenterà i vincoli al licenziamento individuale. 
C'è chi dice che la riforma peggiorerà le cose, chi grida «al lupo» perché si toccano antichi tabù, chi fa battute sferzanti e persino chi lancia attacchi personali al ministro. Il provvedimento non è perfetto. È possibile che alcune misure non abbiano i risultati previsti o peggio che producano effetti perversi. Rischio paventato da Alesina e Ichino (Corriere, 6 aprile): una scelta più netta sul fronte della flessibilità in uscita sarebbe stata preferibile. Ma va riconosciuto che nessun governo aveva mai avuto il coraggio di muoversi negli ultimi quindici anni. Sotto il polverone, resta poi un fatto certo: la riforma ci renderà un po' più simili ai nostri partner. Perciò l'Unione europea l'aspetta con ansia e Mario Monti deve partire per Bruxelles con l'approvazione parlamentare in tasca. 
La seconda valutazione è più critica e riguarda il processo decisionale. Qui non c'è stata purtroppo nessuna innovazione, il governo si è impantanato nei vecchi riti della trattativa fra le parti sociali e i partiti (per favore non chiamiamola concertazione). Ai vari tavoli si è arrivati senza un adeguato corredo di dati, analisi, scenari. I partecipanti hanno così potuto sostenere tutto e il contrario di tutto, a seconda delle convenienze, a volte spudorate, dei propri rappresentati. In nessun Paese serio le politiche sociali e del lavoro si fanno così, come al mercato. Da un governo tecnico ci saremmo aspettati innovazione non solo di prodotto, ma anche di processo. Speriamo resti il tempo per dare qualche segnale, magari proprio per correggere i difetti di questo provvedimento.
 La riforma creerà occupazione? Per il breve periodo è meglio non farsi troppe illusioni. Il mercato del lavoro è come un campo da gioco: servono buone regole, un arbitro capace, un servizio di assistenza per chi è costretto a uscire. Ma l'esito della partita dipende dai giocatori. La crisi sta colpendo duro, e non finirà presto. Nel campo da gioco «riformato», imprese e sindacati devono ora rimboccarsi le maniche: si vince solo investendo, innovando, puntando su flessibilità organizzative e retributive a livello di settore o di azienda. I prossimi mesi saranno cruciali. Il governo continui i suoi sforzi per facilitare e sostenere la crescita. La politica lo aiuti senza ostacolarlo pretestuosamente e usi questo tempo per, saggiamente, rinnovarsi.

  

 UN COMMENTO MOLTO SARCASTICO SUL DDL FORNERO PER RISOLLEVARE «L'ECONOMIA MORIBONDA»
  l'ironia del Wsj sulla riforma: «Svuota il Lago di Como con mestolo e cannuccia»
Sono le legislazioni sul lavoro a frenare l'economia italiana: questa in sintesi la conclusione di un lungo, e in alcuni tratti ironico, commento pubblicato dal Wall Street Journal. Il giornale riferisce che il premier italiano Mario Monti ha varato un nuovo decreto sulla crescita per far risollevare «l'economia moribonda dell'Italia». Incentivi alla ricerca, crediti di imposta per l'assunzione di alte professionalità, fino alla vendita di alcuni asset.
MESTOLO E CANNUCCIA - «Potranno queste misure risolvere i problemi dell'economia italiana?», si chiede Wsj. E si dà anche una risposta: «Solo nel senso che teoricamente è possibile svuotare il lago di Como con mestolo e cannuccia». Di seguito illustra tutte le leggi e i costi che un imprenditore deve affrontare nella gestione del personale. «Immagina di essere un ambizioso imprenditore italiano che cerca di avviare un nuovo business», scrive il Wsj, portando una serie di esempi e concludendo che non solo tutte queste protezioni e assicurazioni «sottraggono il 47,6% dalla media delle paghe italiane, secondo l'Ocse» ma anche che «tu, al posto dell'imprenditore, sei consapevole di ciò e allora si può spiegare la tentazione di restare piccoli e tenere quanto possibile del tuo business fuori dai bilanci. E questo mercato grigio e nero misura per più di un quarto dell'economia italiana». Poi la conclusione ironica: «Con un po' di fortuna comunque puoi scoprire - dice Wsj rivolgendosi all'ipotetico nuovo imprenditore italiano - una scappatoia nel nuovo decreto Sviluppo di Monti che ti consente di assumere un po' più di persone senza incorrere in troppi costi, a condizione che tutti i nuovi assunti siano disabili, provenienti dalla Sardegna, con gli occhi blu e tra i 46 e 53 anni».

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