Non suscita grande interesse, noto, il fatto che i tedeschi , TUTTI, non solo i conservatori e moderati ma anche quelli più di sinistra, i socialdemocratici della SPD, si lamentano assai contro la Merkel per essere uscita "sconfitta" dal vertice europeo.
E sì cari i miei lettori europeisti e fiduciosi nello spirito europeo della Germania , il nazionalismo tedesco non sarà a livelli di quello francese, ma anche loro si dispiacciono molto se poi QUALCUN ALTRO prende decisioni che a loro NON sono gradite. Insomma a loro Bruxelles piace quando la capitale Belga diventa una sorta di cancelleria di Berlino. E grazie....
Ma quello che più rileva, a mio avviso, è il fatto che i tedeschi , SPD inclusa, vivano come una cosa negativa una decisione europea all'insegna della solidarietà e dell'aiuto dei paesi deboli, ancorché condizionato da una serie di paletti : deve trattarsi di paesi "virtuosi", dove le riforme sono in atto, non vi è un automatismo assoluto nell'intervento dello scudo anti spread ( e vedremo domani i mercati come la prenderanno questa cosa...) . Tutto questo NON è sufficiente per i tedeschi, che NON si fidano, ancorché qualcuno inizi a rendersi conto che questo ruolo di gendarmi di ferro in realtà stia finendo per farli percepire come un popolo egoista, non europeista al di là delle dichiarazioni e ripiegato sul proprio esclusivo interesse. La cosa potrebbe avere ripercussioni sulle esportazioni : "perché andare a comprare da un negoziante che ci sta antipatico ? ".
Ecco comunque il reportage dal corrispondente in Germania del Corsera PAOLO LEPRI
Merkel, sindrome
della sconfitta
Uno psicodramma nazionale
BERLINO - Angela Merkel marcia verso Bruxelles: «Niente
eurobond finché sarò in vita». Torna con un occhio nero, una gamba e un braccio
ingessati, sorreggendosi con un bastone: «Sono ancora viva». Si tratta solo di
una vignetta, di Klaus Stuttmann, pubblicata dal quotidiano berlinese
Tagesspiegel. Non è però sbagliato vedere in questa immagine il senso della
reazione di sorpresa, un po' irriverente, con cui in Germania è stata accolta
la «sconfitta» della cancelliera al vertice di Bruxelles. E ai colpi ricevuti
nella battaglia contro Hollande, Monti e Rajoy si sono aggiunte nuove, e
conseguenti, difficoltà sul fronte interno. Ne è una prova il fatto che oltre
venti deputati dello schieramento governativo si siano dissociati venerdì sera
nelle tre votazioni sulla ratifica dell'Esm, il fondo di salvataggio europeo
permanente che sarebbe dovuto entrare in vigore il primo luglio. Niente
«maggioranza della cancelliera», quindi, anche se alle critiche
dell'opposizione («L'era Merkel è finita», ha detto il socialdemocratico Thomas
Oppermann) la Csu ha risposto elencando altrettanti parlamentari Spd che hanno
votato contro, nonostante le indicazioni del loro partito.
BUNDESTAG - Anche la notte del Bundestag, come quella di
Bruxelles, è stata molto lunga. A conclusione della seduta parlamentare (in cui
è stato approvato, con la maggioranza richiesta dei due terzi, anche il Fiscal
compact) i deputati della Linke sono corsi nei loro uffici a spedire via fax i
ricorsi alla Corte costituzionale mentre il parlamentare cristiano-sociale
Peter Gauweiler, noto per le sue posizioni euroscettiche, ha mandato un
corriere a consegnare personalmente il suo documento ai giudici di Karlsruhe.
Come era stato annunciato, la partita arriverà ai tempi supplementari.
LE METAFORE - Parlando di quanto è accaduto nella capitale
belga, i giornali hanno usato nei titoli soprattutto due verbi: piegarsi,
cedere. E l'inaspettata disfatta calcistica contro l'Italia è servita
naturalmente ad alimentare il gioco delle metafore negative. I commentatori
meno critici chiedono tempo, per valutare bene funzionamento e condizionalità
dei meccanismi decisi, ma riconoscono, come ha fatto Thomas Schmid su Die Welt
, «l'indebolimento» della posizione tedesca. Gli esponenti di primo piano della
maggioranza, come il capogruppo Cdu-Csu, Volker Kauder, cercano di
tranquillizzare tutti: «Con noi l'Esm non diventerà un negozio self-service».
Ministri come Wolfgang Schäuble si adoperano per mettere in luce gli aspetti
positivi della svolta («la chiara agenda per sostenere la crescita»), per
ribadire che i principi cari a Berlino, (il rafforzamento del controllo sui
debiti) sono stati confermati, sottolineando infine che «i mercati sembrano
accettare che non ha alcun senso speculare contro una zona euro che fa blocco».
Un monito chiaro viene dal ministro degli Esteri Guido Westerwelle, secondo cui
«troppa poca solidarietà minaccia l'Europa, troppa solidarietà non la minaccia
di meno».
I NODI - La situazione di incertezza è comunque forte. Se è
vero che per la prima volta dopo molto tempo la cancelliera non ha guidato le
decisioni a Bruxelles, non va dimenticato anche che mai come adesso la Germania
si è trovata di fronte ad alcuni nodi da sciogliere politico-istituzionali,
legati ai temi europei. Il presidente Joachim Gauck ha deciso nei giorni scorsi
di ritardare la firma dell'approvazione del Fiscal Compact e dell'Esm in attesa
del pronunciamento della Corte di Karlsruhe sui ricorsi presentati. Potrebbero
essere necessarie alcune settimane, con il rischio che anche la seconda
scadenza, il 9 luglio, venga disattesa. Ma al di là di questo, sono in molti a
interrogarsi sul tipo di decisione dei giudici e a non escludere la possibilità
che si renda indispensabile la strada di una consultazione referendaria.
Sintomi di disagio si registrano anche in alcuni settori del mondo economico,
che dopo aver chiesto sempre rigore alla Merkel ora denunciano il «danno
all'immagine» che ne è derivato. «Non si va volentieri in negozio se il
commerciante è antipatico», ha detto il presidente della Bga, l'associazione
del commercio estero e all'ingrosso, Anton Börner.
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