sabato 7 luglio 2012

IL VERO PARTITO DI MAGGIORANZA ITALIANO? QUELLO DELLA SPESA PUBBLICA: TRASVERSALISSIMO.


Io credo che possiamo tranquillamente rassegnarci. Questo nostro paese non cambierà mai se non sarà costretto a farlo. Purtroppo ha ragione la Merkel, e a Bersani dò una brutta notizia: due tedeschi su tre sono con la cancelliera, quindi nel 2013 difficilmente si troverà qualche collega della SPD a guidare la Germania.  La necessità di questa imposizione esterna induce diversi osservatori, certo non accusabii di anti italianità, di scarso senso del paese, della nazione, a rivolegre  le loro  ad un'Europa che limiti sempre di più la sovranitànazionale-
Angelo Panebianco, noto politologo ed editorialista storico del Corsera,  è tra queste persone comprensibilmente disincantate, per non dire scettiche, di un possibile riscatto di noi italiani, e gli scontri corporativi che, da sempre esistenti, sono diventati selvaggi dall'avvento del governo Monti, mi sembra gli diano ragione.
Prima di lasciarvi all'articolo , vorrei evidenziare una considerazione che mi ha particolarmente colpito : tassare è più facile che tagliare la spesa. La massa dei soggetti colpiti dalle tasse è ampia ma disorganizzata, indifesa, mentre coloro che vivono di spesa pubblica sono compatti, sindacalizzatissimi, con protettori politici sempre bene all'erta.
Nel 1969 il deficit pubblico non superava il 40% (ed era considerato TROPPO). Dagli anni 70 in poi è iniziata una marcia inesorabile, che ci ha condotto alla cifra monstre e intollerabile del 120%..
Di questo sistema pazzesco fruiscono talmente tante persone che sembra veramente impossibile cambiare.
Eppure dicono che si deve. Quindi? Che si fa?
Buona Lettura


È arrivata l'ora della verità. Adesso che il governo cerca di mettere mano ai tagli alla spesa pubblica, il Paese reale si ribella, mette in campo tutta la potenza di cui è capace. Possiamo così comprendere perché di «rivoluzioni liberali» in Italia si possa solo parlare senza mai farle. Il governo Monti si scontra ora con veti potentissimi. Sono davvero tanti e forti coloro che lavorano perché l'ambiziosa e meritoria operazione di spending review messa in piedi dal governo fallisca il bersaglio. Sarà già molto se i risparmi previsti consentiranno di rinviare l'aumento dell'Iva.

I tagli veri e radicali alla spesa pubblica (cresciuta di quasi duecento miliardi nell'ultimo decennio), quelli di cui ci sarebbe bisogno per abbassare la pressione fiscale e fare ripartire lo sviluppo, restano un obiettivo incerto e lontano.

Perché in Italia è sempre possibile aumentare le tasse mentre non è possibile incidere davvero sul sistema pubblico, imporgli una vera cura dimagrante? Perché, quando si tratta di accrescere la pressione fiscale, lo si può fare senza quasi incontrare resistenze (è facile come affondare un coltello nel burro) mentre se si tratta di contrarre la spesa le resistenze diventano formidabili, si finisce per dare testate contro una spessa lastra d'acciaio? Il motivo è che i contribuenti, pur essendo tanti, sono disorganizzati, non hanno difesa. Invece, coloro che vivono di spesa pubblica sono organizzati e possono attivare difese potentissime. Le ragioni dei disorganizzati non hanno alcuna chance nel conflitto con gli organizzati.

C'è una specie di triangolo di ferro (della morte?) a guardia del sistema fondato su alte tasse e alta spesa: è composto dalla infrastruttura amministrativa (la burocrazia dei ministeri, degli enti parastatali e locali, le magistrature, amministrative e non), dal sindacalismo del pubblico impiego e dalle tante lobby che campano di spesa pubblica. I partiti politici ne sono i complici. In parte ne subiscono il ricatto, in parte sguazzano nello stesso stagno: se la spesa pubblica venisse ridotta e razionalizzata, dovrebbero dire addio a un bel po' di clientele. Pensate a cosa accadrebbe nei mercati elettorali locali se venissero abolite le Province con annessi e connessi o unificati i Comuni al di sotto dei cinquemila abitanti o posto mano a una riforma della sanità all'insegna della efficienza.

Chi però giudica solo i partiti come responsabili non si avvede di quanto sia forte, ramificato e organizzato il blocco di potere a guardia della spesa pubblica. Così forte e ramificato da avere i suoi santi protettori anche dentro il governo Monti (dove infatti c'è conflitto fra l'ala liberale e l'ala statalista).

Va notato che i movimenti di protesta che sorgono periodicamente possono anche inveire contro le tasse ma non propongono di ridurre la spesa (anzi, in genere, vogliono aumentarla). Persino la Lega, che agli esordi aveva impugnato la bandiera della rivolta fiscale, in seguito si mise a difendere tutto ciò che era «pubblico» e spesa pubblica nelle regioni del Nord.

Resta solo il «vincolo esterno» europeo: secondo alcuni, solo l'Unione Europea potrebbe domani avere la forza per indebolire il trasversale partito italiano della spesa pubblica e per imporci una seria riduzione delle tasse. Nonostante i dubbi, è forse l'unica speranza.
 

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