SALVATORE SAVELLI CON LA MOGLIE |
Il garantismo dà fastidio a molti , che lo considerano
un principio che protegge i criminali. E i garantisti persone imbelli che
non condannerebbero mai nessuno.
E' evidente che questa immagine stereotipata sia falsa. Io
sono un garantista, uno che ritiene che per condannare bisogna avere una
ragionevole certezza, e per ragionevole non intendo una semplice plausibilità,
una prevalente probabilità, un "60 % contro un 40 ". La certezza deve
essere "certa", accettando peraltro i limiti propri della cose umane
che sono notoriamente fallibili. In questa ottica, principi nobili e alti, poco
consoni alle nostre pance e ai nostri istinti peggiori, quelli dominati dalla
paura e dalla vendetta, sono quelli recepiti dagli ordinamenti costituzionali
dei paesi evoluti : presunzione di innocenza, habeas corpus, in dubio pro reo
(per cui per condannare la convinzione di colpevolezza deve superare ogni
ragionevole dubbio).
Ribadisco queste cose nel mentre auspico l'ergastolo ( di
più non c'è) per Salvatore Savalli. Mi sono veramente venuti i brividi nel
leggere la vicenda di un soggetto che appare molto più simile ad un animale che
ad un essere umano. Mi dico che devo aspettare, che la cronaca non è mai
affidabile, ma effettivamente . stavolta dubbi non sembrano essercene, visto
che c'è la denuncia-confessione dell'amante, Giovanna P., che dichiara di
essere stata presente all'omicidio della moglie di lui, Maria Anastasi, e,
terrorizzata dall'uomo, averlo anche coadiuvato nel cercare di far sparire le
tracce dello stesso. Una donna presa a vangate e a cui poi viene dato
fuoco....Certo la donna potrebbe mentire, non dire tutta la verità. e quindi
per caità, ripeto a me stesso, aspettiamo. Però stavolta l'assassino appare
certo.
Ma la storia è ancora più "tinta", per usare il
termine caro a Camilleri per intendere "fosca",
"ripugnante". Salvatore Savelli viene descritto dai figli come un
uomo violento, che aveva imposto alla famiglia , moglie e figli, la presenza di
Giovanna, presentata come un' '"amica" ......
Un triangolo torpido, che mi riporta alla mente la cupa
novella di Verga, LA LUPA, dove una madre ossessivamente invaghita da un
uomo, gli fa sposare la figlia pur di averlo nella propria casa, dove non esita
a sedurlo e stabilendo una tenebrosa storia a tre, con immancabile esito
tragico .
In questa vicenda, dove l'assassino sembra finalmente certo
(e vedremo se si porterà dietro l'amante, descrivendola come complice del
delitto. Sarebbe un classico), nemmeno la moglie Maria, la povera vittima,
appare del tutto innocente.
Restare accanto a quest'uomo violento, che terrorizza lei e
i figli, rovinando anche la vita di questi ultimi, accettando poi l'umiliazione
dell'amante in casa, le uscite in tre, rimanere nuovamente incinta di un essere
siffatto....
Con tutta la pena del mondo, come non pensare che Maria sia
stata tragicamenrte complice del suo carnefice?
Questo l'articolo sul Corriere.it
L'amante avrebbe assistito al delitto a colpi di vanga, a
termine di una lite per futili motivi. Emergono nuovi sconcertanti particolari
sul delitto di Maria Anastasi massacrata mercoledì scorso dal marito Salvatore
Savalli fermato dopo che aveva denunciato la scomparsa della moglie. Ad
inchiodarlo anche la testimonianze dei figli che lo hanno descritto come un
uomo particolarmente violento che non faceva mistero della relazione con
un'altra. Si tratta di una donna sempre di Trapani, Giovanna P., che dopo 20
ore di interrogatorio ha svelato che quella sera era presente mentre Salvatore
Savalli uccideva la moglie.
LUI, LA MOGLIE E L'AMANTE
- Mercoledì intorno alle 19, ha
messo a verbale Giovanna P., lei, Maria Anastasi e Salvatore Savalli sono
usciti a bordo di una Fiat «Punto». Prima hanno fatto un giro in città. Hanno
acquistato un decoder per il digitale e poi si sono diretti nelle campagne di
Trapani. Ad un certo punto l'uomo ha fermato l'utilitaria e i tre sono scesi. A
quel punto tra marito e moglie sarebbe scoppiata una lite per futili. Quindi ha
aperto il portabagagli della «Punto», ha preso una vanga, colpendo con violenza
la moglie alla testa. Pochi minuti dopo ha tirato fuori dal bagagliaio una
tanica con la benzina ed ha dato fuoco al corpo. La testimone oculare ha
raccontato di essere rimasta «spettatrice passiva» in quanto «terrorizzata».
Dopo la macabra esecuzione, Savalli e Giovanna P. sono risaliti in auto, ma
prima di far rientro a casa, hanno effettuato numerose tappe per far sparire il
telefonino della vittima, la vanga, la tanica di benzina e ogni altro oggetto
che avrebbe potuto attirare sospetti. A quanto pare non era la prima volta che
l'uomo si recava in aperta campagna in compagnia della moglie e dell'amante.
Giovanna P avrebbe pure confermato che la sera, quando è rincasata con Savalli,
è nuovamente uscita in compagnia dei suoi due bambini, con Salvatore ed i suoi
figli, per recarsi a Tangi, la località dove l'uomo aveva raccontato di aver
perso le tracce della moglie. Ed in quella località che avrebbe occultato un
sacchetto di plastica con gli indumenti che indossava nel pomeriggio,
presumibilmente sporchi di sangue e di benzina. Fino ad ora comunque non è
stato trovato nulla: nè i vestiti, nè la vanga e neppure il telefonino di Maria
Anastasi.
IL RACCONTO DEI FIGLI - A conferma quella strana relazione a
tre sono stati anche i figli di Savalli che lo hanno descritto come un tipo
particolarmente violento. Un uomo violento e privo di scrupoli che avrebbe
continuato a picchiare la moglie nonostante fosse incinta al nono mese. Era
stato lo stesso Savalli, operaio in una segheria di marmi, a denunciare
mercoledì sera la scomparsa della moglie. Un racconto pieno di contraddizioni,
che è stato poi smentito punto per punto dal racconto dei figli. Il più piccolo,
che ha 13 anni ha raccontato: «Papà è uscito di casa con una tanica di benzina.
Gli ho chiesto a cosa servisse, mi ha risposto fatti gli affari tuoì». E la
sorella di 16 anni ha aggiunto: «Sono usciti di casa insieme, lui, la mamma e
quella...».
PRESENTATA COME UN'AMICA - La donna da qualche tempo si era
trasferita a casa dell'operaio, presenta come una «amica». «In realtà era la
sua amante - dice la figlia - e aveva ingannato anche mia madre, che era troppo
buona. Si voleva prendere anche la mia cameretta, era diventata lei la padrona
della casa e mia mamma era costretta a subire». La ragazza ha inoltre
raccontato che il padre, una volta rientrato a casa con l'amante, le avrebbe
raccomandato di mentire ai carabinieri: «Devi dire che eri con me quando la
mamma è scomparsa». La sorella maggiore, che ha 17 anni e vive con i nonni, ha
detto che il padre si era perfino mostrato «infastidito» dalla gravidanza della
moglie, che avrebbe dovuto partorire tra qualche giorno. Anche gli altri
familiari puntano il dito contro Savalle: «È sempre stato un uomo violento -
dice Rita Ricevuto, madre della vittima - ma mia figlia gli voleva bene e
continuava a difenderlo. Subiva in silenzio». E una zia della donna, Anna Maria
Ricevuto, rincara la dose: «Avevamo il mostro in casa e non ce ne siamo
accorti». Intanto Salvatore Savalli, interrogato in carcere, si è invece
avvalso della facoltà di non rispondere. «Non era nelle condizioni di
sopportare un interrogatorio» ha detto il suo legale.
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