sabato 7 luglio 2012

SALVATORE SAVELLI. PRIMA SI PORTA IN CASA L'AMANTE, POI UCCIDE LA MOGLIE A VANGATE ELE DA' FUOCO. I MOSTRI ESISTONO.


SALVATORE SAVELLI CON LA MOGLIE 

Il garantismo dà fastidio a molti , che lo considerano  un principio che protegge i criminali. E i garantisti persone imbelli che non condannerebbero mai nessuno.
E' evidente che questa immagine stereotipata sia falsa. Io sono un garantista, uno che ritiene che per condannare bisogna avere una ragionevole certezza, e per ragionevole non intendo una semplice plausibilità, una prevalente probabilità, un "60 % contro un 40 ". La certezza deve essere "certa", accettando peraltro i limiti propri della cose umane che sono notoriamente fallibili. In questa ottica, principi nobili e alti, poco consoni alle nostre pance e ai nostri istinti peggiori, quelli dominati dalla paura e dalla vendetta, sono quelli recepiti dagli ordinamenti costituzionali dei paesi evoluti : presunzione di innocenza, habeas corpus, in dubio pro reo (per cui per condannare la convinzione di colpevolezza deve superare ogni ragionevole dubbio).
Ribadisco queste cose nel mentre auspico l'ergastolo ( di più non c'è) per Salvatore Savalli. Mi sono veramente venuti i brividi nel leggere la vicenda di un soggetto che appare molto più simile ad un animale che ad un essere umano. Mi dico che devo aspettare, che la cronaca non è mai affidabile, ma effettivamente . stavolta dubbi non sembrano essercene, visto che c'è la denuncia-confessione dell'amante, Giovanna P., che dichiara di essere stata presente all'omicidio della moglie di lui, Maria Anastasi, e, terrorizzata dall'uomo, averlo anche coadiuvato nel cercare di far sparire le tracce dello stesso. Una donna presa a vangate e a cui poi viene dato fuoco....Certo la donna potrebbe mentire, non dire tutta la verità. e quindi per caità, ripeto a me stesso, aspettiamo. Però stavolta l'assassino appare certo.
Ma la storia è ancora più "tinta", per usare il termine caro a Camilleri per intendere "fosca", "ripugnante". Salvatore Savelli viene descritto dai figli come un uomo violento, che aveva imposto alla famiglia , moglie e figli, la presenza di Giovanna, presentata come un' '"amica" ......
Un triangolo torpido, che mi riporta alla mente la cupa novella di Verga, LA LUPA, dove una madre ossessivamente   invaghita da un uomo, gli fa sposare la figlia pur di averlo nella propria casa, dove non esita a sedurlo e stabilendo una tenebrosa storia a tre, con immancabile esito tragico .
In questa vicenda, dove l'assassino sembra finalmente certo (e vedremo se si porterà dietro l'amante, descrivendola come complice del delitto. Sarebbe un classico), nemmeno la moglie Maria, la povera vittima, appare del tutto innocente.
Restare accanto a quest'uomo violento, che terrorizza lei e i figli, rovinando anche la vita di questi ultimi, accettando poi l'umiliazione dell'amante in casa, le uscite in tre, rimanere nuovamente incinta di un essere siffatto....
Con tutta la pena del mondo, come non pensare che Maria sia stata tragicamenrte  complice del suo carnefice?
Questo l'articolo sul Corriere.it        

L'amante avrebbe assistito al delitto a colpi di vanga, a termine di una lite per futili motivi. Emergono nuovi sconcertanti particolari sul delitto di Maria Anastasi massacrata mercoledì scorso dal marito Salvatore Savalli fermato dopo che aveva denunciato la scomparsa della moglie. Ad inchiodarlo anche la testimonianze dei figli che lo hanno descritto come un uomo particolarmente violento che non faceva mistero della relazione con un'altra. Si tratta di una donna sempre di Trapani, Giovanna P., che dopo 20 ore di interrogatorio ha svelato che quella sera era presente mentre Salvatore Savalli uccideva la moglie.


LUI, LA MOGLIE E L'AMANTE 

 - Mercoledì intorno alle 19, ha messo a verbale Giovanna P., lei, Maria Anastasi e Salvatore Savalli sono usciti a bordo di una Fiat «Punto». Prima hanno fatto un giro in città. Hanno acquistato un decoder per il digitale e poi si sono diretti nelle campagne di Trapani. Ad un certo punto l'uomo ha fermato l'utilitaria e i tre sono scesi. A quel punto tra marito e moglie sarebbe scoppiata una lite per futili. Quindi ha aperto il portabagagli della «Punto», ha preso una vanga, colpendo con violenza la moglie alla testa. Pochi minuti dopo ha tirato fuori dal bagagliaio una tanica con la benzina ed ha dato fuoco al corpo. La testimone oculare ha raccontato di essere rimasta «spettatrice passiva» in quanto «terrorizzata». Dopo la macabra esecuzione, Savalli e Giovanna P. sono risaliti in auto, ma prima di far rientro a casa, hanno effettuato numerose tappe per far sparire il telefonino della vittima, la vanga, la tanica di benzina e ogni altro oggetto che avrebbe potuto attirare sospetti. A quanto pare non era la prima volta che l'uomo si recava in aperta campagna in compagnia della moglie e dell'amante. Giovanna P avrebbe pure confermato che la sera, quando è rincasata con Savalli, è nuovamente uscita in compagnia dei suoi due bambini, con Salvatore ed i suoi figli, per recarsi a Tangi, la località dove l'uomo aveva raccontato di aver perso le tracce della moglie. Ed in quella località che avrebbe occultato un sacchetto di plastica con gli indumenti che indossava nel pomeriggio, presumibilmente sporchi di sangue e di benzina. Fino ad ora comunque non è stato trovato nulla: nè i vestiti, nè la vanga e neppure il telefonino di Maria Anastasi.

IL RACCONTO DEI FIGLI - A conferma quella strana relazione a tre sono stati anche i figli di Savalli che lo hanno descritto come un tipo particolarmente violento. Un uomo violento e privo di scrupoli che avrebbe continuato a picchiare la moglie nonostante fosse incinta al nono mese. Era stato lo stesso Savalli, operaio in una segheria di marmi, a denunciare mercoledì sera la scomparsa della moglie. Un racconto pieno di contraddizioni, che è stato poi smentito punto per punto dal racconto dei figli. Il più piccolo, che ha 13 anni ha raccontato: «Papà è uscito di casa con una tanica di benzina. Gli ho chiesto a cosa servisse, mi ha risposto fatti gli affari tuoì». E la sorella di 16 anni ha aggiunto: «Sono usciti di casa insieme, lui, la mamma e quella...».

PRESENTATA COME UN'AMICA - La donna da qualche tempo si era trasferita a casa dell'operaio, presenta come una «amica». «In realtà era la sua amante - dice la figlia - e aveva ingannato anche mia madre, che era troppo buona. Si voleva prendere anche la mia cameretta, era diventata lei la padrona della casa e mia mamma era costretta a subire». La ragazza ha inoltre raccontato che il padre, una volta rientrato a casa con l'amante, le avrebbe raccomandato di mentire ai carabinieri: «Devi dire che eri con me quando la mamma è scomparsa». La sorella maggiore, che ha 17 anni e vive con i nonni, ha detto che il padre si era perfino mostrato «infastidito» dalla gravidanza della moglie, che avrebbe dovuto partorire tra qualche giorno. Anche gli altri familiari puntano il dito contro Savalle: «È sempre stato un uomo violento - dice Rita Ricevuto, madre della vittima - ma mia figlia gli voleva bene e continuava a difenderlo. Subiva in silenzio». E una zia della donna, Anna Maria Ricevuto, rincara la dose: «Avevamo il mostro in casa e non ce ne siamo accorti». Intanto Salvatore Savalli, interrogato in carcere, si è invece avvalso della facoltà di non rispondere. «Non era nelle condizioni di sopportare un interrogatorio» ha detto il suo legale.

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