Io seguo con simpatia ed interesse Matteo Renzi. Sono uno di quelli di "destra" che se lui fosse il candidato del PD, si farebbe il segno della croce e gli darei il voto, in assenza di una SERIA proposta liberale che al momento non si vede. Quindi perché non provare con uno che almeno a Firenze i socialisti rossi del suo fronte li ha battuti e la concertazione, che oggi Monti prova a smontare a livello nazionale, l'ha già combattuta?
Lessi il suo libro e ne estrapolai i contenuti in vari post (http://ultimocamerlengo.blogspot.it/2011/10/mi-chiamo-matteo-renzi-rottamatore-1.html fu il primo, volendo trovate anche i tre successivi, il libro non era breve e le cose interessanti molte). Il problema, credo, è che molti come me voterebbero Renzi, come infatti lui si augura, ma quanti ex comunisti e comunque socialstatalisti lo seguirebbero? Nessuno. Come del resto è giusto, nell'attuale PD. Lui da sempre critica l'antiberlusconismo, ma nel PD l'80% degli elettori ha quella malattia! Per non parlare degli alleati a sinistra...
Quindi tutto il mio plauso per la lettera di risposta che scrive alla Bonsanti di Repubblica (che lui stima mentre io per nulla) , però gli ricordo una bellissima riflessione di Alessandro Baricco fatta proprio alla Kermesse da lui organizzata alla Leopolda di Firenze un annetto fa. Baricco spiegava che aveva capito, da grande, che parlare , cercare di spiegare, con certe persone era peggio che inutile. Non si trattava di provare a convincerli, ma non perdere più tempo e andare "OLTRE".
(trovate il video in rete oppure qui http://www.camilloblog.it/archivio/2011/10/29/il-discorso-di-baricco-alla-leopolda/ godetevelo, vale la pena),
Ecco caro Matteo, con gli anti berlusconiani è la stessa cosa.
E temo per te che valga ormai per quello che è diventato il PD. Ergo, devi provare a fare qualcosa di nuovo e di tuo, e vedere chi ci sta.
Comunque, il suo intervento è da NON perdere!!!
Cara Bonsanti, non parlo dei caimani ecco perché non sarò
mai uno di voi
di MATTEO RENZI
Una persona che
stimo come Sandra Bonsanti, su Repubblica Firenze di giovedì, pone alcuni
interrogativi su mie "posizioni e atteggiamenti che non sono affatto
chiari... e che possono far nascere malintesi". Argomenti come le primarie
aperte, il rinnovamento del Pd, la rottamazione, singole scelte del Governo
Monti. Non può essere un articolo a dare la risposta a questioni così complesse.
Peraltro in tutte le sedi, a partire dalla Leopolda, abbiamo spiegato come la
richiesta di rinnovamento sia generale prima che generazionale e come le
primarie libere e aperte siano oggi l'unico strumento per sottrarre scelta di
leadership e parlamentari all'autoreferenzialità della classe dirigente. Mi
scuserà Bonsanti se concentro la risposta soprattutto sul rapporto tra
l'antiberlusconismo e la sinistra, che mi sembra peraltro il punto centrale del
suo ragionamento.
"Non capisco
quale sia il tuo atteggiamento nei confronti di Berlusconi candidato a guidare
un nuovo governo", scrive Bonsanti. Provo a dirlo con la franchezza e la
libertà di chi non ama giri di parole. Silvio Berlusconi si è dimostrato uno
straordinario uomo da campagna elettorale, riuscendo a vincere sfide che
sembravano impossibili, anche grazie a una sinistra che attaccandolo in modo
sguaiato gli ha consegnato una parte del Paese. Ha vinto persino quando ha
perso, come nel 2006, complice una maggioranza – quella della presunta Unione –
che dal giorno dopo si è disgregata in modo vergognoso. Berlusconi è
"sceso in campo" nel 1994: i bambini di allora sono già maggiorenni:
alla faccia della novità. Eppure la maggioranza degli italiani lo ha votato più
volte. Lo rivoterebbero ancora, ci domandiamo noi sorpresi? La risposta è:
sicuramente una parte sì. Ma non tutti, finalmente. E questa è la novità
politica più interessante. C'è infatti una significativa fetta di italiani che
è delusa dal fallimento dei governi del Cavaliere. Io non sono deluso dal
governo di destra: non mi aspettavo infatti molto di più di quello che ha fatto
e soprattutto di quello che non ha fatto. Non avevo fiducia in loro, non li ho
votati, dunque hanno confermato le mie previsioni. Peccato.
Mi sarebbe piaciuto
farmi sorprendere da un governo di avversari politici capaci di fare cose serie
e concrete, nell'interesse dell'Italia. Perché io – come te, ne sono certo –
faccio il tifo per l'Italia, sempre. Non solo quando gioca agli Europei. E se il
Paese migliora non mi interessa se è merito dei miei avversari politici: mi va
bene lo stesso. Il Paese, però, non è migliorato. E i primi a saperlo sono
quelli che hanno votato Berlusconi e sono rimasti perplessi, delusi, traditi.
Gente che sognava la rivoluzione liberale, l'abbattimento della burocrazia e
della pressione fiscale, un paese più semplice e più bello: e che immaginava
Berlusconi come l'uomo adatto a realizzarlo. A questi elettori – delusi dalla
destra – guardo con rispetto.
Molti esponenti
della sinistra li giudicano con disprezzo (Ma come? Parli con chi ha votato per
Berlusconi? Punti all'elettorato che la volta scorsa ha scelto il centrodestra?
Ma non ti vergogni?). Qualcuno mi accusa di intelligenza con il nemico perché
ho più volte detto che voglio i voti di queste persone, giudicandoli
fondamentale per tornare a vincere. Voglio convincerli a stare con noi, perché
noi non li deluderemo. E voglio convincerli perché prendere il voto di chi
l'altra volta non ti ha scelto significa realizzare un punto che vale doppio.
Ma voglio convincerli, più banalmente, perché senza di loro non si vince. Lo
dice la logica, lo dicono i numeri, lo dice la realtà. Quella realtà che una
parte della sinistra ignora, sentendosi più al rifugio nel porto dell'ideologia
che non nel mare aperto della quotidianità. Per convincere, e per vincere,
dobbiamo dirci una verità che mi sembra semplice: l'antiberlusconismo non può
essere il collante di una coalizione. Se ci mettiamo insieme tutti, contro
Berlusconi, forse vinciamo le elezioni (forse) ma dopo non governiamo. Lo
sforzo che ci è chiesto non è quello di rinunciare a un giudizio negativo sulla
destra, ma provare a raccontare cosa vogliamo noi. Non sto a sinistra, insomma,
perché parlo male di Berlusconi. Sto a sinistra perchè voglio parlar bene
dell'Italia, perché voglio più giustizia sociale, perché sogno un maggiore
rispetto del territorio, perché punto su un modello energetico diverso, perché
credo nella cultura, perché voglio l'Europa dei popoli e non delle banche e
l'elenco potrebbe continuare a lungo. Dunque, non sarò mai tra quelli che si
esercitano nell'attacco ad personam. Chi mi conosce sa che quando mi danno del
berlusconino c'è solo da ridere. Non c'è diversità tra Berlusconi e il
sottoscritto: c'è un'alterità totale che parte dall'idea di politica e arriva
fino al conto corrente passando per le donne e per la religione. Ma non
accetterò mai di diventare anch'io uno dei tanti che trova in Berlusconi il
proprio alibi per non fare politica accontentandosi di un buon capro
espiatorio. Davvero, cara Sandra, è solo Berlusconi il responsabile dello
sfascio morale degli italiani? Della tv diseducativa? Delle difficoltà
economiche degli italiani? Della crisi e del debito pubblico? Della mancata
attenzione alla cultura e alla pubblica istruzione? Delle spaventose
statistiche sulla disoccupazione giovanile? Del ritardo infrastrutturale?
Certo, stiamo parlando dell'uomo che ha governato a lungo negli ultimi
vent'anni, con risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Ma noi non abbiamo
nulla da rimproverarci? Troppo facile è pensare di individuare un solo
colpevole per mettere a tacere le responsabilità di una generazione intera di
italiani che ha perso la sfida del futuro e oggi vorrebbe mettere noi, più
giovani, nelle condizioni di rimpiangere solo il passato. Mentre il
berlusconismo falliva alla prova del governo, l'antiberlusconismo falliva nel
modello di opposizione. Non è un caso se quando Berlusconi è andato a casa, non
ci sono state elezioni – come altrove in Europa – ma si è dovuto ricorrere alla
supplenza tecnica del Governo Monti. Perché la classe dirigente della sinistra
non era sufficientemente autorevole e credibile per governare. Alle primarie
noi proveremo, con amministratori di tutta Italia, a cambiare questa sinistra
per dare un futuro all'Italia.
La crisi è un
problema, lo sappiamo: ma per come siamo fatti noi italiani è la più grande
opportunità per fare davvero i cambiamenti necessari alla nostra comunità. Cara
Sandra, so che molti dei tuoi amici e colleghi profondamente antiberlusconiani
faticano a considerarmi uno di sinistra. Non basta loro lo sforzo sui servizi
sociali e educativi del Comune, gli investimenti in cultura, la politica
ambientale di stop al consumo del territorio e di pedonalizzazioni,
l'abbassamento della pressione fiscale e l'Imu che qui si configura come una
minipatrimoniale per la diversità che c'è tra prime e seconde case. No, non
bastano i fatti. Vogliono le parole. Vogliono sentirmi parlare di caimani e di
pericoli per la democrazia. Non lo farò mai. Non sarò anti qualcosa o qualcuno.
E se questo vorrà dire non appartenere al vostro club, vorrà dire che non sarò
mai uno di voi. Io parlo e parlerò delle famiglie che non arrivano alla fine
del mese e dei ragazzi cui offrire un'opportunità. Delle cose concrete, quelle
di tutti i giorni, quelle che un sindaco che sta nelle piazze e nelle strade,
nei circoli e nelle scuole sa essere veramente necessarie. Sono fatto così. Non
riesco a star bene nei salotti in cui molti di voi stanno, nel confortevole
rifugio di intellettuali di professione, nella riserva degli antiberlusconiani
per vocazione.
Un po' vi invidio,
perché se aveste ragione sarebbe tutto più semplice. Ma la storia di questi
vent'anni ci insegna che non è andata come voi speravate. E se la vostra
generazione ha raggiunto il paradosso di proclamare l'antiberlusconismo,
regalandoci "a sua insaputa" vent'anni di berlusconismo, beh,
sappiate che toccherà a noi rimediare. Non parleremo dalla mattina alla sera
del Cavaliere di Arcore. Parleremo dell'Italia e dei suoi valori. Parleremo di
una sinistra che sia capace di essere per qualcosa e non solo contro qualcuno.
Parleremo di una generazione che non starà ad aspettare che sia troppo tardi.
Lo faremo con il sorriso e l'entusiasmo di chi crede nel valore della politica
come servizio e nella vocazione originale e originaria del Partito Democratico.
PAOLO CAVUTO
RispondiEliminaNon è un discorso di "simpatia", credimi Stefano: Renzi mi è davvero simpatico e condivido quasi tutte le sue idee. Semplicemente sono naturalmente diffidente verso chi propone un modello "individualista", "carismatico", di fare politica, e credo che Renzi stia pericolosamente scivolando in questa direzione.
Non credo che il PD sbagli a proporsi come partito realmente democratico, in cui la dialettica politica sia a volte anche estremamente viva; e nemmeno credo sia un errore cercare di distinguersi rispetto ai modelli democratici anglosassoni, che, permettimi, hanno avuto anche essi un ruolo nel disastro economico (meglio:finanziario) che stiamo vivendo in questi anni; l'errore che non tollero è farlo in maniera opportunistica, cioè mai arrivando ad un reale momento di sintesi delle varie idee al proprio interno, ma sempre facendo distinguo rispetto agli altri: sempre "noi non vogliamo questo, noi non siamo d'accordo su questo", mai un "noi vogliamo fare così per questi motivi", in maniera da non scontentare praticamente nessuno e lasciarsi la strada aperta per ogni tipo di soluzione politica.
Solo che il tempo sta scadendo: se è questo il PD che arriverà alle prossime elezioni, per l'ennesima volta dubito fortemente che avranno il mio voto.
PAOLO CAVUTO
RispondiEliminaE comunque mi dispiace non essere in grado di approfondire il mio pensiero, perchè ultimamente non riesco ad informarmi adeguatamente: anche per questo apprezzo moltissimo il tuo blog, è una finestra aperta e luminosa sulla attualità politica e sociale italiana.
Ti stupirai, Stefano, ma condivido in pieno quanto scrive il Sig. Caputo compreso l'ultimo commento. Uncle
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